L’incredibile storia dell’Isola delle Rose: recensione del film Netflix

Sydney Sibilia si lascia alle spalle il grande successo della trilogia di Smetto quando voglio e ci porta a conoscere una piccola straordinaria – e incredibile come dice il titolo – storia vera avvenuta negli anni ’60 in Italia. Una di quelle narrazioni che, se non fossero realmente accadute, viste sullo schermo parrebbero impossibili, inverosimili e di pura fantasia. Invece L’incredibile storia dell’Isola delle Rose è realtà, è stata il sogno visionario di un giovane che voleva affermare il valore della libertà e lasciare il suo segno nel mondo, è stata – appropriandosi di uno slogan proprio del Sessantotto – “la fantasia al potere”. Nota negli anni in cui si è sviluppata, ma poi meno conosciuta, questa vicenda arriva solo nel 2020 sui nostri schermi grazie alla curiosità di Sibilia, della co-sceneggiatrice Francesca Manieri e a Netflix che ha investito nel progetto.

L’incredibile storia dell’Isola delle Rose racconta la reale vicenda di Giorgio Rosa che nel 1968 ha sfidato la politica internazionale fondando una sua isola e proclamandola Stato indipendente

l'incredibile storia dell'isola delle rose

Nell’anno passato alla storia per le sue iconiche contestazioni sociali e studentesche, il 1968, un giovane ingegnere, Giorgio Rosa, inizia a coronare il sogno a cui lavorava da alcuni anni: costruire un’isola tutta sua, fuori dalle acque territoriali, dove non valgono le regole ordinarie. Un piccolo mondo che Giorgio, assieme all’amico imprenditore Maurizio e ad altri tre personaggi sui generis, decide di proclamare stato indipendente, chiedendone il riconoscimento alle Nazioni Uniti e al Consiglio Europeo. Un’idea folle, nata al contempo come una rivoluzionaria sfida personale e come mezzo per fare colpo su Gabriella, la ragazza di cui Giorgio è innamorato. Un progetto che attira sull’isola migliaia di persone e di cui la stampa inizia a raccontare sulle sue pagine giorno dopo giorno. Il tutto si trasforma in un caso internazionale e in una preoccupazione per il governo italiano, il quale non può tollerare la fondazione di un nuovo Stato che potrebbe fungere da pericoloso precedente. La determinazione di Giorgio è destinata dunque a scontrarsi con lo status quo della politica italiana e la sua piattaforma si trasforma, ben oltre le sue aspettative, in simbolo per tutti coloro che non si riconoscono nelle impostazioni sociali delle loro nazioni.

L’incredibile storia dell’Isola delle Rose è una commedia equilibrata e un inno di libertà

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In Smetto quando voglio i secchioni diventavano il tramite per una denuncia al sistema italiano che non valorizza i suoi talenti. Nel suo nuovo film Sibilia parte sempre da un laureato alla ricerca del giusto riconoscimento delle sue qualità, ma lo fa, in questo caso, non con l’intento di produrre un’accusa al mondo del lavoro odierno, bensì raccontando una storia vera che diventa archetipo dell’affermazione della libertà individuale e simbolo in cui una collettività può riconoscersi, in antitesi a un mondo politico tacciato di ordinarietà e repressione della diversità. Una rappresentazione della dicotomia tra il potere costituito e il desiderio di uscire dall’omologazione e di affermare la propria essenza.

Il film è costruito come una commedia leggera, scorre per due ore senza mai incespicare e dipinge passo a passo una tela coerente ed efficace, che appaga, diverte, emoziona e si trasforma in metafora della ricerca del proprio posto nel mondo contemporaneo. Un’utopia raccontata con freschezza e tenerezza, non calcando mai eccessivamente la mano sulla comicità, ma lasciando i giusti spazi alle risate, mescolati a tratti sentimentali e ad altri più intensi, amalgamati con equilibrio. La vicenda si muove parallelamente al suo contesto sociale, il mondo di Giorgio infatti si inserisce nella lotta per un mondo migliore delle contestazioni sessantottine, trasformando così una vocazione individuale in una speranza comunitaria. Ma L’incredibile storia dell’Isola delle Rose non si sofferma attentamente (e non intende farlo) sui moti del ’68, li mette solo a corredo della vicenda che è interessato a raccontare, le contestazioni infatti divengono cornice – e contemporaneamente punto di contatto e di distacco – della storia umana al centro. Quello di Giorgio è un mondo già nuovo, un elemento da lui creato, non un tentativo di cambiare l’esistente come invece avviene nelle intenzioni dei manifestanti della sua contemporaneità, è lui stesso l’artefice del suo destino, ma è al contempo un punto di riferimento per chi vuole sovvertire le rigide regole dell’ordine costituito.

Il film di Sydney Sibilia è un’opera che strizza l’occhio al cinema americano e che può contare su un ottimo cast

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Il sogno e il conflitto derivanti dalla folle visionarietà del giovane ingegnere vengono trasposti sullo schermo attraverso una sceneggiatura ispirata – pur rinunciando ad approfondire alcuni passaggi e alcuni personaggi – che mescola il racconto dell’impresa, il conflitto politico che ne deriva e la storia d’amore tra il protagonista e Gabriella. Un racconto italiano ma dal sapore internazionale, costruito con ritmi e stilemi tipici del cinema americano e che potrà sicuramente attrarre consensi al di fuori dei nostri confini nazionali. Diretto con una buona mano da Sibilia, il film può contare anche su un comparto tecnico di ottima qualità, una fotografia dai colori appaganti che valorizza le immagini e i diversi contesti, costumi e ambienti molto curati e una colonna sonora effervescente che unisce classici italiani dell’epoca a brani americani, accompagnando la storia e sottolineandone i momenti salienti.

A far funzionare L’incredibile storia dell’Isola delle Rose è poi un cast perfettamente assortito, dove funzionano tanto i protagonisti quanto i comprimari. Elio Germano al solito dona grande espressività al suo personaggio e ne trasmette tutto il desiderio di rivalsa e il carattere sognante. Al suo fianco emerge eccezionalmente il carattere gigionesco e benevolmente caricaturale del ministro Restivo, interpretato da un ispiratissimo Fabrizio Bentivoglio, così come convince l’interpretazione del presidente Giovanni Leone da parte di Luca Zingaretti, che incarna ottimamente il politico vecchio stampo.  Buone anche la prove di Matilde De Angelis, il cui personaggio poteva però essere potenzialmente meglio caratterizzato, e Leonardo Lidi, nella parte dell’amico di una vita di Giorgio, dedito più ai raggiri che all’imprenditorialità. Da sottolineare poi il piccolo ma importante ruolo di François Cluzet.

L’incredibile storia dell’Isola delle Rose unisce in maniera brillante intrattenimento e contenuto

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Sibilia crea un lavoro molto godibile e gradevole, costruito con delicatezza e capace di toccare l’anima e il cuore, parlando di libertà e utopia, amore e voglia di autodeterminazione, che sfida l’ordinarietà tramutandosi in straordinarietà. L’incredibile storia dell’Isola delle Rose è un po’ Don Chisciotte che incontra I love radio rock, una miscela di sogno e ribellione, un inno ad un’impresa votata alla sconfitta ma allo stesso tempo destinata a divenire icona ed entrare nella storia, e che grazie a questo film possiamo riscoprire. Un prodotto d’intrattenimento che unisce divertimento e riflessione, che trasporta in maniera intelligente e che sa come far vibrare le corde giuste dello spettatore, con un respiro internazionale e la capacità di arrivare  sicuramente – attraverso una storia curiosa e fuori dagli schemi, raccontata con freschezza e brillantezza – ad un pubblico eterogeneo e ampio. All’interno del panorama italiano è un esempio notevole di come la settima arte  possa far ancora sognare e di come il cinema commerciale possa essere anche sinonimo di qualità.

L’incredibile storia dell’Isola delle Rose è disponibile su Netflix da mercoledì 9 dicembre.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.8

Tags: Netflix