Imogene – Le disavventure di una Newyorkese: recensione

Dopo essere stato presentato in Italia, nel 2012, durante il Torino Film Festival e distribuito poi direttamente sul piccolo schermo, Imogene – Le disavventure di una Newyorkese (Girl Most Likely in lingua originale) è un film diretto da Shari Springer Berman e Robert Pulcini, con Kristen Wiig nei panni della protagonista.

La pellicola racconta la storia di Imogene, una promettente drammaturga che vede la sua vita andare a rotoli nel giro di pochi giorni. Viene, infatti, lasciata dal suo storico fidanzato Peter e subito dopo perde anche il lavoro. La donna, quindi, finge il suicidio per cercare di  impietosire –  e quindi – riavvicinare il suo ormai ex fidanzato. Nonostante questo gesto disperato, Imogene non riesce a riconquistare Peter, ma finisce in un centro psichiatrico e, dopo una valutazione dello psicologo, è costretta a rimanere per 72 ore sotto la custodia della sua stramba madre.

Questa convivenza forzata nell’ odiato paese di origine del New Jersey, insieme alla madre, il suo compagno George Bush, suo fratello e Lee (un ragazzo a cui la madre Zelda ha affittato la sua vecchia camera), avrà dei risvolti positivi per la vita di Imogene.

imogene

Imogene – Le disavventure di una Newyorkese è un film che inizia bene, ma che cala a picco subito dopo la scena iniziale

Da questo film lo spettatore non si aspetta certamente un capolavoro perché, come tutte le commedie americane, è stato creato per divertire con leggerezza  e, per certi versi, anche far sognare una vita fatti di bassi, ma soprattutto alti. Imogene – le disavventura di una Newyorkese, però, delude tutte le aspettative dopo appena quindici minuti.

La scena iniziale fa sicuramente sperare in un buon film, ma già con la comparsa del fidanzato della protagonista – Peter – lo spettatore intuisce quello che succederà e come andrà a finire il film. Non c’è inventiva nella sceneggiatura e i personaggi sono tutti stereotipati, a partire dalla protagonista: la donna con un grande desiderio, ma che deve fare mille passi indietro e vivere un calvario prima di diventare ciò che vuole. In Imogene – Le disavventure di una Newyorkese anche il talento di Kristen Wiig viene a mancare, quello stesso talento che ci ha fatto apprezzare l’attrice nei suoi altri film.

imogene

Oltre ad Imogene, la protagonista, anche gli altri personaggi non hanno alcuno spessore, riproponendo situazioni già viste e riviste

Prima di tutto la madre di Imogene, Zelda (Annette Bening): una donna fuori di testa, che non si capisce come abbia fatto ad avere dei figli e che, nonostante la sua età, continua a vivere come se fosse una ragazzina. Il fratello stolto, Ralph (Christopher Fitzgerald), che dovrebbe far ridere ma che in questo film non suscita altro che una misera pena per le battute tristi che gli sono state affidate.

Infine abbiamo Lee, interpretato da Darren Criss che, nonostante abbia avuto modo di interpretare un personaggio diverso da Blaine di Glee, non riesce ad emergere appieno a causa del ruolo ormai già visto e conosciuto mille volte: il bel ragazzo, costretto a fare qualcosa che non gli piace (canta in un Night Club) e che aiuta la protagonista a trovare la sua strada, continuando a mantenere lo sguardo sexy e il sorriso incantatore.

imogene

Imogene – Le disavventure di una Newyorkese ha una trama semplice, dai risvolti prevedibili

Già dopo poche scene lo spettatore capisce la piega che questa storia prenderà e la probabilissima fine, dettagli compresi. Nonostante le aspettative non troppo elevate, tuttavia, Imogene riesce comunque a deludere. Il finale non solo è prevedibile, ma anche insoddisfacente. La conclusione è troppo veloce, lasciando il pubblico inappagato e scontento di quello che ha appena visto.

Insomma, Imogene – le disavventure di una Newyorkese è un film guardabile, ma senza alcuna aspettativa di essere ricordato.
Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 1.5

2.3