Il Sommelier: recensione del film Netflix di Prentice Penny

La recensione de Il Sommelier, il film Netflix dove il viaggio nella degustazione del vino diviene il mezzo per il racconto del rapporto tra padre e figlio coi rispettivi sogni

È dai tempi del bellissimo Sideways di Alexander Payne che non abbiamo un vero e proprio film dove il vino e sulla sua degustazione siano dei fattori peculiari della vicenda. Il Sommelier (Uncorked) è il nuovo lavoro made in Usa proposto da Netflix che rimette al centro il mondo dell’enologia, attraverso una classica storia di riscatto e inseguimento dei propri sogni, dove il vino è l’elemento che dona particolarità al racconto. Il film è diretto da Prentice Penny ed interpretato da Mamoudou Athie , Courtney B. Vance , Niecy Nash , Matt McGorry, Gil Ozeri, Sasha Compère e Kelly Jenrette.

Il sommelier è la storia di Elijah e del suo sogno di diventare un esperto della degustazione di vini, nonostante il desiderio di suo papà che lo vorrebbe a capo dell’attività di famiglia

Il Sommelier, Cinematographe.it

Nella Memphis dei giorni nostri, Elijah è un ragazzo ventenne diviso tra due lavori. Il primo in un negozio di vini e liquori, dove consiglia appassionatamente i clienti sulle scelte migliori da effettuare, il secondo è il lavoro a turni nel ristorante barbecue di famiglia, con il padre Louis che vorrebbe cedergli l’attività perché ne diventi il titolare e la conduca nel tempo. Ma Elijah non vuole occuparsi dell’azienda di famiglia, sogna di diventare un Master Sommelier. Nonostante l’evidente disapprovazione del padre, il ragazzo decide di sostenere l’esame di ammissione, superandolo ed accedendo così alla scuola di preparazione per la difficilissima prova di certificazione. Elijah è l’unico studente di colore del suo corso, ma si prepara con determinazione e dedizione, pagando gli studi coi suoi risparmi e promettendo contemporaneamente al padre di continuare anche il suo lavoro al barbecue.

Nel mentre si fidanza con Tanya, una ragazza conosciuta all’enoteca dove lavorava, che lo sostiene nel suo sogno. Le cose però si complicano quando sua mamma – che lo aveva sostenuto anche con una raccolta fondi per permettergli un viaggio-studio a Parigi –  viene ricoverata e Elijah inizia a dividere i suoi pensieri tra il sogno di diventare sommelier e la sua famiglia.

Prentice Penny costruisce un film dalla struttura narrativa classica, con al centro il rapporto padre-figlio

Il Sommelier, Cinematographe.it

Il film ha un impianto abbastanza canonico, costruendo una storia che vede un giovane ragazzo di modeste condizioni economiche diviso tra l’inseguimento del proprio sogno e le aspettative della famiglia – in questo caso del padre in particolare – nei suoi confronti. Una vicenda con al centro la tenacia nel perseguire la propria personale realizzazione, mentre si lotta con le difficoltà del percorso, resa particolare dalla professione che il protagonista vuole raggiungere, ovvero il lavoro di sommelier.

La struttura narrativa è difatti abbastanza classica e la sua originalità sta nel dare spazio all’elemento enologico come pilastro del cammino del ragazzo da cui sviluppare tutto il contorno. Ne scaturisce un lavoro che, pur mantenendosi in un ambito già visto, riesce a destreggiarsi bene in una storia con i caratteri del dramma – e qualche impennata emotiva – ma condotti con una buona leggerezza, concedendo anche momenti divertenti e di tenera serenità. Fulcro del film è poi la dinamica padre-figlio, vero motore del racconto, attraverso la dialettica tra i rispettivi desideri dei due. L’orgoglio, l’amore e la passione di Louis per il suo ristorante – che è un pezzo fondamentale della sua storia familiare – è lo stesso che Elijah prova verso la conoscenza del vino, ma entrambi faticano a capire le ragioni dell’altro. Il film pone uno sguardo empatico sulla complicata relazione tra genitore e figlio, portando il racconto specifico a divenire archetipo universale. Mediante un trasporto sincero veniamo condotti dallo scontro sordo sino al punto in cui i due riusciranno a fare i conti con le proprie differenze e con la capacità di accompagnarsi nelle proprie strade.

Il sommelier è un film semplice che però risulta una visione piacevole e godibile

Il Sommelier, Cinematographe.it

All’interno del lavoro cinematografico troviamo una delicata sottolineatura del problema “di classe”, per cui troppo spesso determinate professioni vengono etichettate come adeguate o meno ad un determinato ceto o ad una specifica categoria umana. Il discorso non viene approfondito, ma la sfumatura data in tal senso al film ne arricchisce la dinamica, facendo riflettere su come anche negli ambienti di un prodotto universale come la gastronomia – si veda la dicotomia tra degustazione di vino per ricchi (bianchi) da una parte e il barbecue per classi modeste (afroamericani) dall’altra – esistano tutt’oggi stereotipi e differenziazioni sociali. Sono proprio questi ultimi che Elijah cerca di abbattere con la sua determinazione, in questa lotta che trova nella sceneggiatura un equilibrio sostanziale con la parte inerente le dinamiche familiari e il discorso sugli affetti personali. Il sommelier ragiona sulle opportunità che la vita ci offre, sulle scelte che operiamo e le conseguenze che queste comportano.

Il film avanza in maniera scorrevole, sostenuto da un discreto cast che, pur senza guizzi interpretativi memorabili, permette una buona amalgama tra i personaggi. La confezione è impreziosita da una fotografia calda molto appagante, ben calibrata sulle scelte narrative e che esalta le location in cui è ambientata l’opera. Inoltre il plot è accompagnato da una colonna sonora contemporanea – tra rap, hip hop e pop odierno – che ben si sposa con la dinamica della pellicola, creando un piacevole contrasto tra la raffinatezza dell’enologia e la forza musicale dei generi scelti, ma aderente alla carica del protagonista. In definitiva nel film di Prentice Penny il vino diviene l’escamotage utilizzato per raccontare una storia familiare di sicuro non innovativa ma godibile e credibile. Siamo lontani dall’eccellenza cinematografica, ma Il Sommelier si fa guardare volentieri, scorrendo in maniera leggera – con qualche risata e qualche emozione più forte –  risultando una visione piacevole, nella sua semplicità.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

3.3

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