Il sesso degli angeli: recensione della commedia di Leonardo Pieraccioni

Il lungometraggio, che segna il ritorno alla regia del noto comico fiorentino dopo Se son rose (2018), è una commedia posata, ma poco approfondita su una tematica molto seria e attuale.

Il sesso degli angeli è la nuova commedia realizzata interamente dal noto comico toscano Leonardo Pieraccioni (Il ciclone, Ti amo in tutte le lingue del mondo) che ha curato sia la regia che la sceneggiatura (in compagnia di Filippo Bologna) del progetto. Fin dagli anni ’90, il famoso artista, tra i più apprezzati della nostra penisola, si è lanciato nel mondo cinematografico, andando a creare, con il passare del tempo, una carriera di tutto rispetto che vede tanti titoli cult come I laureati (1995), Il pesce innamorato (1999), Il paradiso all’improvviso (2003). Insomma, una deriva nata per caso, ma che ha portato Pieraccioni a raggiungere molti successi, come due Nastri d’argento, David speciali e molto altro ancora.

Il sesso degli angeli rappresenta quindi una scommessa piuttosto delicata per il film-maker che negli ultimi anni, con i suoi più recenti lavori, non è più riuscito ad eguagliare quello stile ed efficacia che caratterizzavano le sue prime pellicole, che rimangono ancora tra le migliori produzioni della sua filmografia. Questo nuovo film per quanto voglia, fin dalla base, parlare di una tematica molto importante e attuale, ovvero la prostituzione, con toni delicati e mai volgari, il risultato non riesce ad essere sempre centrato al massimo. Se infatti il casting è perfettamente in parte, le battute non vanno sempre a segno e la conclusione è fin troppo affrettata. Vi ricordiamo che la realizzazione, distribuita da 01 Distribution, è arrivata nelle sale il 21 aprile 2022 dopo alcuni rinvii a causa del covid.

Il sesso degli angeli: l’ironia come arma di critica e non solo

Il Sesso degli Angeli - Cinematographe.it

Il sesso degli angeli si apre con un vero e proprio miracolo all’interno di una parrocchia di Firenze: il parroco, don Simone (Leonardo Pieraccioni) riceve in eredità da su zio Waldemaro (Massimo Ceccherini) una misteriosa proprietà. Quando si reca in Svizzera insieme al suo assistente Giacinto (Marcello Fonte) scopre inaspettatamente che l’attività avviata che il parente ha lasciato al protagonista è un bordello, gestito dalla matrona Lena (Sabrina Ferilli). Il prete, a questo punto, si trova di fronte ad una scelta: rinunciare totalmente al bene redditizio o lasciarsi guidare e abbandonare dalla lussuria? Il viaggio per rispondere a questa domanda è lungo quanto tutto il film.

Il titolo, partendo da un contesto ecclesiastico divertente e fonte di affidabili gag, parla di prostituzione in modo per nulla dozzinale, anzi, fornendo degli interessanti spunti di riflessione. L’argomento, per come viene posto all’interno de Il sesso degli angeli, è affrontato con maturità, serietà e anche con un certo progressismo, andando contro tutto quel filone di commedie pecorecce che ne parlano in maniera scabrosa, senza peli sulla lingua, ma al solo scopo di far divertire sfruttando elementi sessualmente espliciti. Da questo punto di vista, il film di Pieraccioni si pone elegantemente, da un lato senza fare critiche sterili, dall’altro senza scadere nella volgarità facile e becera.

L’incontro tra l’universo sessuale del bordello di Svizzera con il piccolo mondo austero e religioso di don Simone oltre a vivere di contrasti che garantiscono una costruzione di battute sempre diverse (ma non sempre riuscitissime, soprattutto quando si ripercorrono strade già solcate con altri film), forniscono anche un altro argomento importante di confronto. L’amore (in questo caso per Dio), probabilmente la tematica onnipresente nella filmografia del comico fiorentino, cambia forma e aspetto, diventa più maturo, consapevole, rigido per certi versi, posto in tentazione da un gruppo di donne che invece incarnano la passione sfrenata e inconsapevole che invece era più presente nei primi titoli dell’autore.

Con tutto questo sostrato riflessivo, il lungometraggio ha richiesto un cast che sapesse reggere adeguatamente il tema della prostituzione e della sessualità senza che questo diventasse una mera macchietta all’interno dell’opera. Oltre allo stesso Pieraccioni, convincente dall’inizio alla fine in quanto la sua interpretazione di un parroco svela delle inedite prospettive autobiografiche, la vera sorpresa è rintracciabile in Marcello Fonte. L’attore, che ha ottenuto la sua popolarità per la sua incredibile performance attoriale in Dogman di Garrone, questa volta indossa delle vesti insolite che all’inizio sono effettivamente stranianti.

Il sesso degli angeli: raschiare solamente il fondo del barile

Il sesso degli angeli

Dopo che però ci si abitua alla sua presenza comica, Fonte dimostra di essere riuscito perfettamente a declinare il suo talento anche in un contesto diverso dal solito. Passando invece all’universo femminile della pellicola, da Sabrina Ferilli a Eva Moore (Ameriga), da Giulia Perulli (Mimì la muta) a Gabriela Giovanardi (Margò), ci rendiamo conto che ci troviamo di fronte a delle interpretazioni sentite, non proprio riuscitissime in certi casi, ma purtroppo ciò deriva anche da un problema esterno che esula il semplice impatto recitativo del cast.

Ci stiamo riferendo alla scrittura, in particolar modo, delle prostitute che, per quanto si sforzi a fornirgli un background sufficientemente ricco e variegato, non le approfondisce pienamente. Il risultato è che abbiamo un impianto tematico e contenutistico interessante, ma non è supportato da un gancio narrativo che esprima al massimo il suo potenziale. Le varie donne del bordello in Svizzera, che hanno ognuna il proprio carattere e inclinazione, purtroppo hanno un’importanza secondaria ai sensi della storia, rimanendo troppo di sfondo. A riprova di questo, nel finale del film, alcune di essere spariscono completamente dalla trama senza una precisa e verosimile spiegazione.

La scrittura, purtroppo, fallisce anche nella chiusura vera e propria de Il sesso degli angeli, con una serie di colpi di scena che vuole avere la pretesa da un lato di concludere la storyline del personaggio principale (ma non solo) in modo sbrigativo, ma al contempo efficace; dall’altro di fornire un esito moraleggiante alla narrazione. Il tutto, purtroppo, rimane fin troppo incastrato in un sistema repentino e caotico. Dal punto di vista registico, Pieraccioni valorizza le tematiche presenti nella pellicola facendo leva sulle espressioni dubbiose del protagonista e sull’irriverenza delle prostitute, regalando anche qualche prospettiva onirica curiosa, ma legata solamente a delle brevi e estemporanee sequenze (con un cameo d’eccezione che vedrete).

Il sesso degli angeli è una commedia sicuramente intelligente, che però rimane un po’ troppo fine a sé stessa nella sua costruzione. Per quanto l’opera dell’autore comico fiorentino parta con tutte le buone intenzioni, proponendo tematiche difficili e delicate con un’equilibrata e posata ironia, è nella mancanza di approfondimento di alcuni personaggi e nella risoluzione finale che purtroppo il progetto non trova una corretta esecuzione. Con un cast bene o male riuscito e una regia che stacca il normale flusso scenico con qualche piccola sequenza metafisica, il lungometraggio riesce ad ottenere quasi la sufficienza grazie al messaggio di fondo e al contenuto, ma è penalizzato dalla forma.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.8