Roma FF17 – Il Ritorno: recensione del film con Emma Marrone

Una madre ritorna a casa dopo dieci anni in carcere – confrontando i cambiamenti nella sua famiglia e le difficoltà lavorative.

Emma Marrone torna al cinema in un film dal taglio crudo e indipendente. Il Ritorno di Stefano Chiantini è uno spaccato drammatico sull’uscita da carcere e del conseguente cambiamento, spesso in peggio, della vita. Viene presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2022 nella sezione Alice nella Città.

La freddezza della solitudine e degli stenti

Roma FF17 – Il Ritorno: recensione del film con Emma Marrone Cinematographe.it

Sin dalla sequenza iniziale – spezzata continuamente dai titoli di testa, una scelta leggermente alienante a causa dello stacco sonoro – il film di Stefano Chiantini si pone immediatamente come debitore di un certo cinema indipendente americano, quello fatto di silenzi, situazioni di degrado, ambientazioni reali, fotografia cruda e personaggi ai margini della società. Sean Baker sembra un punto di riferimento nel setting del prologo, molto piacevole in quanto a tono e stile.

Questa tendenza fa però presto spazio al melodramma centrale, che giunge in maniera frettolosa, senza concederci abbastanza tempo per familiarizzare con Teresa, personaggio protagonista della pellicola. Il Ritorno non è un film composto da grandi sconvolgimenti di trama, ma è un cosiddetto character study: un progetto completamente basato sul seguire l’evoluzione, le scelte e i dolori di un personaggio. Questo personaggio deve essere talmente dettagliato e ben costruito da permettere al pubblico di empatizzare con esso, nel bene o nel male. Purtroppo, queste fondamenta mancano a Teresa; allo spettatore viene chiesto di avere interesse verso qualcuno costruito solo attraverso la descrizione abbozzata di una situazione lavorativa, familiare e poco più.

Emma Marrone e la carriera da attrice

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Dopo Gli anni più belli e la serie TV A casa tutti bene, gli occhi sono puntati su Emma Marrone e sul continuo della sua svolta da attrice. Le viene assegnata una parte complessa: la telecamera è con lei per la quasi totalità delle scene e, di conseguenza, deve portare sulle spalle il peso dell’intero progetto. Tanto dipende dal suo volto, dai suoi occhi e dalle emozioni che trasmette – soprattutto con una regia molto naturalistica e basata su azioni semplici condite da silenzi.

Il compito non le riesce perfettamente. Emma Marrone dimostra alcuni punti di forza e un certo potenziale, ma viene abbandonata in un territorio fin troppo arduo da navigare. La mancanza di esperienza sicuramente incide, così come la mancanza di una mano registica più decisa nel guidarla – Chiantini sembra molto concentrato sulla composizione visiva e poco attento allo sguardo della sua protagonista. Marrone fa tante cose in questo film, ma tutte mancano di gravitas. Inoltre, trasformarla in una romana di periferia, con un accento che viene e che va, poteva essere evitabile con un semplice escamotage di scrittura.

Il Ritorno, un film dal potenziale inespresso

Il lato visivo e stilistico de Il Ritorno è molto interessante: freddo, organizzato e fatto da una camera a mano sempre funzionale. La sceneggiatura, oltre a non valorizzare il personaggio di Teresa fino in fondo, risulta troppo semplicistica. Non si avverte tensione drammatica e gli sviluppi non sono costruiti a dovere – purtroppo, il ritmo ne risente.

Ci sono tanti sottotesti in questo film: sociali, culturali, emotivi. Si riescono a intravedere con chiarezza, quindi non averli raccontati sembra davvero un’opportunità mancata – le basi per generare un prodotto particolare e unico nel nostro panorama cinematografico c’erano tutte. Con un mix di storytelling e arte strutturata, quei sottotesti si sarebbero potuti trasformare negli elementi centrali del film. Ciò che resta, purtroppo, è un insieme di scene normali di una triste vita quotidiana – visivamente attraenti ma emotivamente invisibili.

Regia - 2
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 2

2.2