Il pescatore di sogni: recensione

Il più grande merito di Il pescatore di sogni sta nell’esser stato capace di avvicinare mondi e sistemi di pensiero agli antipodi e metterli a servizio di uno dei topic più blasonati e vincenti della storia della cinematografia: l’inseguimento di sogni totalmente irrealizzabili che solo chi è dotato di tanta forza d’animo (ed un pizzico di follia) può avere la fortuna (ed il coraggio) di fare propri.

L’eterogeneità dei suoi personaggi è composta da uno scienziato, funzionario del ministero inglese della pesca e dell’agricoltura di nome Alfred Jones (Ewan McGregorBig Fish, Trainspotting); una responsabile dei finanziamenti per una facoltosa agenzia londinese che risponde al nome impronunciabile di Harriet Chetwode-Talbot (Emily BluntSicario, La ragazza del treno prossimamente); un facoltoso sceicco Yemenita (Amr WakedSyriana); e una cinica ed arrogante addetto stampa del primo ministro inglese (Kristin Scott ThomasMission: impossible, Solo Dio Perdona).

La pratica sa superare ostacoli che la teoria non può fare a meno di porsi: il corso di sopravvivenza per inguaribili sognatori a cura di Il pescatore di sogni.

il pescatore di sogni

Nel bel mezzo di una situazione molto tesa col medio-oriente, l’improbabile desiderio dello sceicco di costruire artificialmente un intero fiume popolato da fantastici salmoni pronti per essere pescati, viene riportato a galla dalla stampa per distogliere l’attenzione della massa da un argomento sul quale è più comodo gettare un velo di ignoranza. Nonostante i molti dubbi sull’effettiva (e fattiva) realizzabilità della cosa, Alfred e Harriet partono alla volta dello Yemen in quanto, rispettivamente, esperto ittiologo e principale finanziatrice tirati in ballo. Lui con sulle spalle una vita matrimoniale con Mary (Rachael Stirling) ben lontana dal modello idilliaca, lei preoccupata per la partenza del suo nuovo fidanzato Robert (Tom Mison – Sleepy Hollow) alla volta dell’Afghanistan.

Con Il pescatore di sogni, il regista svedese Lasse Hallström (Le regole della casa del sidro, Chocolat) ha dato sfogo visivo ad un’ottima sceneggiatura di Simon Beaufoy (Full Monty, The Millionaire); a sua volta figlia di un coevo romanzo di Paul Torday intitolato Pesca al salmone nello Yemen.

Il pescatore di sogni

Di certo non gli si può negare di aver scelto per i ruoli dei protagonisti due dei più bei sorrisi di Hollywood: i due attori Britannici sembrano essere entrati in un’empatia particolare, gli sguardi che si scambiano diventano più emblematici dei dialoghi, il loro aplomb li rende perfettamente coerenti con l’immagine che il pubblico ha delle loro reali personalità.

Le musiche introverse e minimali del nostro Premio Oscar (Nel 2008 per Espiazione) Dario Marianelli sono il motivo in più per non lasciarsi scappare l’occasione di vedere un piccolo immenso film come Il pescatore di sogni.

In poco meno di 100 minuti politica estera, guerra, religione, amore, morte, paura e le più disparate sfaccettature dell’animo umano passano sullo schermo con una forza non propriamente dirompente, ma che sa restarti dentro proprio grazie alla sua semplicità. Lo sfondo comune resta l’infelicità insita in ognuno di noi, non solo nel senso triste del termine, ma anche in quello evocativo e speranzoso di chi vi sa trovare il coraggio necessario per abbattere muri che sembrano insormontabili, di chi riesce a risalire la corrente di un fiume in piena pur non avendo nessun pronostico dalla propria parte.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.7