Il nemico invisibile: recensione

Arriva l’estate, il caldo inizia a farsi sentire e la qualità delle produzioni inizia vertiginosamente a calare. Il nemico invisibile, si presenta come un film di tutto rispetto vista la presenza tra le sue fila di Nicolas Cage, il premio Oscar osannato dal pubblico e dalla critica e nientemeno che lo sceneggiatore pluri-premiato di Taxi Driver Paul Schradder, nel ruolo di regista della pellicola. Nonostante le ottime premesse iniziali, un ottimo quarto di sceneggiatura, il film crolla sotto i suoi stessi colpi, peccando di ripetitività e di scontatezza soprattutto nel finale, davvero inspiegabile e mal architettato. Oltre al già citato Cage, non nuovo in queste vesti thriller-style, il cast è completato da Anton Yelchin, Alexander Karim e Irène Jacob. 

Il nemico invisibile

Lake assieme al suo amico Schultz

Nicolas Cage interpreta il ruolo dell’agente della CIA Evan Lake, un veterano del servizio che si trova, dopo anni di premiata partecipazione, messo tristemente da parte dal suo governo dopo una triste diagnosi di DFT (Demenza Frontotemporale). Lake cosciente del fatto che la sua malattia lo porterà lentamente non solo ad una perdita della memoria, ma lo allontanerà da quello che l’uomo ha sempre considerato essere la sua vera famiglia: il lavoro. Dopo essere stato bruscamente allontanato dall’ufficio Lake, assieme al suo fidato compagno Milton Schultz (Anton Yelchin) si mettono alla ricerca di un criminale ricercato a livello internazionale per stragi e persecuzioni, lo jihadista Muhammad Banir (Alexander Karim) creduto morto da più di vent’anni , ma in realtà rifugiato in Marocco dove riposa e attende lentamente la morta causa Talassemia. Ribellandosi di fatto al vero volere della CIA, Lake si imbarcherà in una pericolosissima missione internazionale dove darà la caccia al suo nemico di sempre, cercando di compiere quella che potrebbe essere la sua ultima missione. Riuscirà a trovare Banir e a ucciderlo una volta per tutte?

Il nemico invisibile

La resa dei conti è vicina per Banir

Ambientanto in più di tre nazioni diverse, il film vive di una fase iniziale interessante per poi lentamente perdersi in un finale scontato e privo di sorpresa. Completamente fuori fase è la scena tra Banir e Lake, dove Cage riesce a rendere quasi stereotipata la malattia del suo personaggio, cadendo di fatto quasi nel ridicolo. La resa dei conti si risolve con un nulla di fatto, lasciando nello spettatore un amaro in bocca che difficilmente può essere rimosso. Il colpo di scena finale è prevedibile, basta guarda un orologio e ci si rende conto che qualcosa deve accadere. La fotografia è sufficiente anche se tendo troppo spesso alla stereotipizzazione dei soggetti inquadrati, rendendoli più teatrali che cinematografici. Cage non entusiasma, anzi delude le aspettative sfoggiando un’interpretazione che a tratti soffre eccessivamente la dose massiccia di caricatura che l’attore tende a donare al suo personaggio. In fin dei conti Il nemico invisibile è un film non all’altezza della aspettative, emaciato dalla sua stessa fame di stupire candendo di fatto nella spirale recessiva della ripetitività e del non senso. Insufficiente

Giudizio Cinematographe

Regia - 1.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 1.5
Sonoro - 1
Emozione - 1.5

1.7

Voto Finale