Il medico di campagna: recensione del film di Thomas Lilti

Spesso la vita ti travolge come un treno in corsa.  È questo che sta probabilmente pensando ne Il medico di campagna Jean-Pierre Werner (François Cluzet), quando l’amico Norès (Christophe Odent) gli comunica che ha un tumore al cervello. Non operabile, che lascia poche speranze. Tra medici sono inutili e superflue le frasi di circostanza: sì perché Odent e Jean-Pierre sono colleghi, entrambi medici. Ma mentre Odent lavora in un ospedale come oncologo, Jean-Pierre è l’unico medico in un piccolo paesello di campagna nella Francia del nord.

medico-1

Jean-Pierre non è semplicemente un medico, è qualcosa di più nel suo piccolo paesello sperduto tra i campi della campagna francese. È amico, confidente, psicologo, insomma una figura che va al di là del semplice professionista che prescrive farmaci o firma ricette. Tuttavia la natura del suo male porta delle conseguenze degenerative che Jean-Pierre conosce e su consiglio di Norés decide di accettare presso il suo studio un altro medico. Si tratta di Nathalie Delizia (Marianne Denicourt) , che pur essendo quasi coetanea di Jean-Pierre, ha conseguito solo da poco la laurea, dopo molti anni passati a lavorare come semplice infermiera. 

medico-4

Tuttavia Jean-Pierre (che non ha rivelato a nessuno di essere gravemente malato) non mostra di gradire molto la presenza della neo-arrivata, che sa poco o nulla dei curiosi abitanti e delle loro abitudini. Come se non bastasse, Nathalie si dimostra resistente e poco incline a farsi intimidire dal burbero medico di campagna. Col tempo tra i due comincia un percorso professionale e umano che avrà degli esiti imprevisti.

Il medico di campagna è diretto e scritto da Thomas Lilti, che già con Hippocrate e Les Yeux Bandés aveva sviluppato scenari narrativi fortemente incentrati sulle tematiche dalla vita, della morte e della responsabilità verso gli altri.

Anche qui, dietro il malinconico racconto di un uomo costretto a guardare in faccia la morte giorno dopo giorno, si cela una riflessione sulla società moderna, una condanna alla  sua mancanza di empatia verso gli altri, in particolare i più deboli, i diversi, i meno fortunati.     Ma è soprattutto un caloroso e sentito omaggio alla figura del medico, a colui che spesso, oltre che curarci, si fa carico dei nostri dolori, delle nostre angosce, senza che nessuno si curi delle sue.

medico-5

Fragoroso è lo stridere del confronto tra il personaggio interpretato da un sublime François Cluzet, medico che fa del bene e della dignità del paziente il cardine della sua attività, e quello del freddo e metodico Norés di Odent, mai capace di regalare non solo un sorriso, ma neppure una parola di conforto o un po’ di empatia a chi ha di fronte. In tutto questo si inserisce con garbo e fascino la prova di Marianne Denicourt, la cui performance parte sotto le righe per poi crescere man mano, dando vita ad un personaggio vivido, sfaccettato ma sempre molto realistico.

Si perché ne Il medico di campagna il realismo è la pietra miliare di un film che accarezza atmosfere sovente malinconiche, tristi e a volte tragiche, ma senza mai essere banale, scontato e soprattutto regalando alcuni momenti di profonda riflessione su quanto coraggio ci voglia ad intraprendere una professione così intensa e difficile come quella di medico. “Noi siamo in perenne lotta con la natura” ammette Jean-Pierre “nel cercare di riparare i suoi sbagli, i suoi errori”.

medico-2

Il film evita momenti di falsa allegria o di addolcire la pillola, portandoci dentro il percorso (spesso terminale) dei malati, degli infermi, di chi ha subìto ferite (e quelle dell’animo sono le più tremende) e ricordandoci che chiedere aiuto non è mai un gesto di debolezza, ma a volte di grande forza e coraggio.

Il medico di campagna è distribuito dalla BIM e sarà sui nostri schermi a partire dal 22 dicembre. Forse non il classico film di Natale, ma sicuramente uno di quei film che servono a delle feste natalizie sempre più consumistiche, spente e prive di calore umano. Il paradiso spesso sono solo le altre persone che abbiamo a fianco.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.8