Il Dubbio – Un caso di coscienza: recensione del film

Presentato nella sezione Orizzonti della 74ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Il dubbio - Un caso di coscienza è il secondo film diretto dal regista iraniano Vahid Jalilvand per il quale ha vinto il Premio Orizzonti per la migliore regia e l’attore Navid Mohammadzadeh, per la migliore interpretazione maschile.

Dopo Un mercoledì di Maggio (2015) film di debutto, il regista iraniano Vahid Jalilvand, a distanza di tre anni, torna nelle sale italiane con un nuovo viaggio introspettivo nella natura umana Il dubbio – Un caso di coscienza.

Il dubbio – Un caso di coscienza (No date, No Signature) è un percorso che scava nella profondità dell’animo umano, all’interno uno stato individuale d’incertezza, nel tentativo di chiarificare una condizione mentale di cui si è persa ogni certezza, mettendola così in discussione. Questo fattore d’insicurezza, porta il soggetto coinvolto a dubitare di sé stesso e delle sue capacità soggettive, rendendolo incapace di compiere delle scelte obiettive.
È ciò che il regista decide di esaltare attraverso i due principali personaggi maschili, il dottor Narima (Amir Aghaee) e il padre di famiglia Moosa (Navid Mohammadzadeh), i quali si trovano coinvolti in una tragica esperienza comune che li porta alla perdita di ogni sicurezza sia in ambito professionale sia in quello privato.

Infatti, i due uomini si incontrano/scontrano involontariamente in seguito ad una colluttazione stradale nel quale vengono coinvolti anche la moglie e i due figli di Moosa. L’indomani, quando il medico Narima inizia il suo turno viene a conoscenza che il bambino più grande è morto per una causa sospetta, perciò deve essere sottoposto ad autopsia.

Il dubbio – Un caso di coscienza e l’eticità delle scelte

il dubbio un caso di coscienza Cinematographe.it

Jalilvand riesce a comunicare ed esprimere un intimo senso di malessere attraverso alcune semplici scelte di regia come la scelta di far prevalere i suoni dell’ambiente rispetto alla colonna sonora che è quasi del tutto inesistente; c’è un momento particolare in cui la presenza di effetti sonori distorti provoca un disturbo nello spettatore che è chiamato ad identificarsi con il dottor Narima, alla vista del bambino di otto anni disteso sul tavolo autoptico. Mentre i lunghi silenzi dei personaggi sono disposti in modo da dare una determinata interpunzione allo sviluppo narrativo; infatti, le pause esaltano questa forma di narrativa intimista, facendo crescere un senso di turbamento e incertezza nello spettatore che non a caso è chiamato a mettere in discussione i fatti accaduti.

La narrazione, inoltre, subisce frequenti salti di ordine cronologico che incidono in modo non indifferente sullo sviluppo della trama; infatti, lo spettatore è portato a percepire dei grandi squarci temporali che in un primo momento disorientano, creando un senso di spaesamento nell’osservatore. Tuttavia, queste elisioni volontarie caratterizzano un montaggio che intenzionalmente elimina lunghi periodi narrativi, di cui veniamo a conoscenza attraverso i dialoghi tra i personaggi. Questo tipo di intervento richiede da parte dello spettatore un’operazione di attiva partecipazione al fine di ricostruire una corretta cronologia dei fatti.

Vahid Jalilvand, nella parte conclusiva, prende una decisione molto forte, lasciando la conclusione aperta, in modo che lo spettatore prenda autonomamente una propria posizione nei confronti dei fatti e lasciandolo dichiaratamente nel dubbio. Questa decisone è fortemente rafforzata dalla scelta registica di inserire come ultima inquadratura una soggettiva di Narima, proprio per sottolineare l’identificarsi dello spettatore con il personaggio, quasi a volerlo sostituire e lasciando, così, spazio ad una libera interpretazione del finale.
Il dubbio – Un caso di coscienza riporta alla mente la fragilità e la caducità della natura umana in un’elegia del visibile attraverso una profonda umanità.

Ricordo esattamente momenti semplici, in cui ho saggiamente perso contro le mie paure e i miei dubbi.

(Vahid Jalilvand)

Il film è al cinema dal 10 maggio 2018.

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 5

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