I Care a Lot: recensione del film Amazon con Rosamund Pike

Estremamente divertente nel suo essere sfacciato e fuori dagli schemi, I Care a Lot offre una straordinaria interpretazione di Rosamund Pike che domina sul girato con classe e determinazione.

La nuova esclusiva Amazon Prime Video, I care a lot, ci presenta Marla Grayson (Rosamund Pike): la spietata tutrice legale, qui diretta da J Blakeson (Alice Creed, La Quinta Onda), trova una sua perfetta sistemazione in una società distratta e regolata da leggi giuridiche che si possono manipolare. Usufruendo della sua impeccabile dialettica con logica serrata e esibendo le sue competenze legali, Marla riesce con astuzia a ricavare denaro e preziose eredità dalle tasche di persone anziane potenzialmente in salute. Assieme alla sua compagna Fran (Eiza Gonzalez), può godere di un lusso sfrenato e di uno stile di vita agiato, nonostante possieda una condotta fuori scala e abbia ricoperto il ruolo di insaziabile truffatrice, un vero e proprio nemico degli indifesi. L’incontro con Jennifer Peterson (Dianne Wiest), una signora sulla soglia dei 70 anni di età e senza famiglia, le cambierà la vita in peggio, con guai sempre più critici a bussarle prontamente alla porta. Il film è disponibile sulla piattaforma da Venerdì 19 febbraio.

I Care a Lot è il regno di Rosamund Pike, senza altri fuoriclasse in circolazione

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Marla Grayson è la villain più affascinante e spietato dell’era contemporanea. Siamo pronti a mettere in evidenza un carattere algido, mai scomposto, sempre in cerca di potenziali vittime da mungere per ottenere ciò che vuole e per garantirsi una vita da vincente. Nascondersi nell’ombra e non affermarsi in una cerchia di avvoltoi e assassini nel mercato azionario non rientra tra le intenzioni della protagonista: Marla agisce tramite la legalità per compiere atti che dovrebbero essere condannati, ma lo stesso si pende dalle sue labbra. Questo particolare sviluppo, se ben delineato, offre una prospettiva completamente deviata che scuote di prepotenza l’intero sistema narrativo. Il confine fra ciò che è giusto e ciò che è necessario si infittisce in corso d’opera, in uno scenario apparentemente patinato che si rivela essere una lurida giungla con individui senza scrupoli.

Per sopravvivere in un paese che vende sogni e speranze e va confezionando accuratamente proposte allettanti che non contengono nulla di concreto, i personaggi di I care a lot cercano di ritagliarsi uno spazio significativo per essere più letali dei concorrenti che li assediano. Marla, Fran (una sorprendente Eiza Gonzalez, nel ruolo che potrebbe assicurarle una strada più definita ad Hollywood) e Jennifer Peterson studiano un terreno scosceso, senza appigli realmente sicuri, dove paradossalmente i fatti non contano più delle parole perché queste ultime possono essere giocate d’anticipo per sconvolgere il corso degli eventi. Tra slogan risonanti e uno sguardo clinico degli Stati Uniti che mantiene una immagine trionfante da patria ricolma di modelli di ruolo, il film Amazon si nutre di infinite contraddizioni che smontano la facciata pulita dei suoi protagonisti di riferimento.

Un percorso irto di pericoli che servono a demolire la base claudicante del film

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Guardatevi, seduti fermi a pensare di essere delle brave persone. Credetemi, pensavo di stare bene nei vostri panni, ma non è la chiave per raggiungere il successo.” Si mette in scena, già a partire dalla sequenza di apertura, una dichiarazione forte e imponente che riguarda lo stato attuale dell’uomo che è incapace di sfruttare il potere a proprio vantaggio. Nel film si visualizza un traguardo luccicante e splendente, nella quale si nascondono corpi che vengono decomposti, proprietà rubate e beni da intascare con disturbante voracità. I care a lot come titolo è abbastanza esplicativo: i personaggi principali provano ad esercitare un atteggiamento comprensivo e soccorrevole verso uno stato penoso, a provare empatia, ma J Blakeson alla regia – anche autore della sceneggiatura – adotta un’ottica da narratore esterno che non vuole interferire con i piani che vanno in frantumi, anzi, lascia che gli intrecci perdano gradualmente di unità per poi disgregarsi e depositarsi in un suolo rovente.

Si crea una sorta di alleanza fra il regista e il compositore Marc Canham e stabiliscono una posizione più elevata rispetto alle giocatrici che pensano di ricoprire un ruolo di assoluto rilievo all’interno della dark comedy. La traccia musicale è insidiosa, suggerisce dei percorsi di fuga che non si rivelano attendibili e va ad intrappolare in una morsa sempre più stretta la truffatrice per eccellenza, Marla, la figura inattaccabile che ha voluto spianarsi la strada per ottenere una libertà fasulla, frutto di vite spezzate che hanno dovuto sopportare i suoi crudeli provvedimenti. I Care a lot è un percorso a senso unico delirante, all’interno della quale i vincitori devono rivedere le proprie posizioni e i vinti possono trovare nuova voce nel circolo distruttivo messo in scena. La scrittura di Blakeson, che cura dialoghi taglienti e interazioni che non hanno un fondamento solido, sostiene efficacemente una parata di star sulla cresta dell’onda, tra cui una Rosamund Pike magistrale, padrona di ogni sequenza con un sorriso molto studiato, che rappresenta il fulcro di un intero arco psicologico in pieno corto circuito.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4.5
Sonoro - 4
Emozione - 3.5

3.9