Hotel Pula: recensione del film di Andrej Korovljev dal TSFF35

Un film che fa soffrire, riflettere, mettere in discussione le categorie, i pensieri con cui l'essere umano cresce e vive nel mondo e fa comprendere quanto ancora ci sia da fare.

1995. Un gruppo di rifugiati bosniaci, traumatizzati dalla guerra e da ciò che hanno visto e vissuto, vivono a Pola, in un hotel trasformato in centro di accoglienza. Può esistere l’amore in un luogo così? Può esistere amore tra persone che provengono da realtà così diverse? Ecco che sullo schermo arrivano Una (Nika Grbelja), studentessa liceale di Pola, e un rifugiato, Mahir (Ermin Bravo), più grande di lei proveniente dalla Bosnia ed Erzegovina devastata dalla guerra. Su questo si fonda Hotel Pula, primo lungometraggio di Andrej Korovljev – amico del Festival, ha presentato un documentario nel 2020, Tusta , in concorso alla 35^ edizione del Trieste Film Festival, sceneggiato da Ivan Turkovic Krnjak lavorando sul romanzo di Vladimir Stojsavljevic.

Hotel Pula: un incontro casuale dà inizio ad un amore impossibible

Il film si apre con l’accoglienza dei profughi bosniaci nella città croata di Pola – si riflettono nei personaggi le guerre dei Balcani degli anni ‘90, fonte crudele e inesauribile di storie, riflessioni, memorie – che abitano nell’albergo che porta lo stesso nome della città e che dà il titolo al film. Come accade in queste situazioni, l’albergo diventa per loro luogo/città, in cui si rifugiano appunto per sopravvivere lì dove l’integrazione con la popolazione locale non è sempre facile. Korovljev è anche documentarista e si vede, lo sguardo è proprio quello di chi vuole raccontarci ciò che accade di fronte all’occhio cinematografico in maniera quasi cronachistica e lo si percepisce anche da quei piccoli/grandi dettagli (come non pensare al compagno di stanza del protagonista che ha perso un braccio, quel corpo monco è indice della terra da cui proviene, i racconti di Mahir sul suo passato) che intendono narrarci qualcosa in più che il regista non mostra. In questo hotel/rifugio Mahir, un uomo bosniaco di 38 anni, che vive da tre anni in un tempo sospeso, sopravvive, si muove come un fantasma, silenzioso sente la gente piangere e aspetta.

Intanto, tra i banchi di scuola, con il fidanzato del momento Una vive la sua vita di adolescente, piena di speranza per il futuro. Una sera Mahir e Una incrociano gli sguardi e da lì qualcosa cambia, il loro punto di vista sul mondo.

Hotel Pula: Una e Mahir, diversi poli di un mondo spesso difficile

Mahir e Una sono diversi, per età, per condizione, per vita vissuta e da vivere eppure vogliono incontrarsi, conoscersi, lei perché, senza un padre, ha bisogno di una presenza come quella di Mahir e lui perché ha da tempo dimenticato cosa voglia dire esistere assieme agli altri. I due si avvicinano progressivamente, rompendo ogni barriera. Ma chi è Mahir? Cosa ha vissuto quando era in Bosnia? Provano a vivere distanti dalla realtà, a rendere reale un amore che sembra impossibile, non si può scappare da se stessi per sempre e il passato, il dolore vissuto, i ricordi prima o poi esondano dai confini e inondano ogni cosa. 

Hotel Pula è però prima di tutto la storia di un amore impossibile, un racconto di contrasti che riescono in un modo o nell’altro ad incrociarsi, da una parte c’è la luce, Una, piena di vita, desiderosa di libertà e dell’Italia in cui vive il padre con la nuova compagna e un nuovo figlio, dall’altra le ombre, Mahir, adulto, un uomo che ha una vita precedente – anche se ne parla a fatica -, sa fare qualunque cosa e con il suo fascino è capace di conquistare inconsapevolmente quella ragazza che potrebbe essere sua figlia. Se Mahir è abituato a camminare senza meta perché non ha, o non sente di avere, un progetto e neppure un futuro, Una sa perfettamente dove vuole andare, cosa vuole fare.

Quando le loro esistenze si incrociano, Mahir viene inondato dalla vita e Una dalla realtà, anche brutale: come non pensare al momento in cui Una, bisognosa di affetto, va a cercare l’uomo, praticamente uno sconosciuto, nell’hotel Pula. Lo spettatore è accanto a Una, la segue e incontra quei violenti pezzi di vita, brandelli di esistenze che fuoriescono dalle stanze, l’hotel è inquietante e spaventoso anche per questo surplus di vita. Dall’altra parte Mahir si lascia accarezzare da quella ragazza così giovane, piena di speranza, lontana da tutto ciò in cui Mahir è vissuto. Si donano l’una all’altro ma poi tutto ciò che c’è intorno entra nel loro rapporto, tra i loro abbracci, e smuove gli equilibri, fin da subito fragili. Le cose belle sono spesso delicatissime, soprattutto quando nelle vene e nella mente di uno dei due c’è un peso con cui è complesso convivere; inevitabilmente emergono complicati e intricati misteri – persone, nomi, frasi gettate nel vuoto – che possono essere insopportabili da sostenere e sopportare. 

Hotel Pula: valutazione e conclusione

Hotel Pula è un film semplice, intriso delle esistenze di molti, in Mahir ci sono tutti quei profughi che hanno negli occhi paura, dolore, in quella struttura si riverberano tutte le altre in cui uomini e donne cercano una piccola e pseudo normalità. Il primo lungometraggio di finzione di Korovljev è una classica storia di espatrio, fatta di burocrazia per venire identificati e per essere riconosciuti – negli incontri tra i rifugiati e i responsabili di prima accoglienza, c’è ancora quella sensazione di assistere un documentario su questo tema -, la fotografia di un amore impossibile che dà senso e smuove il mondo. A fare da sfondo, a entrare tra le pieghe dei luoghi e delle persone è la guerra da cui è difficile fuggire; le ferite, i traumi, gli strappi interiori ed esteriori restano attaccati addosso ed è impossibile cancellarli. Ci sono poi Una e tutti i ragazzi e le ragazze come lei che possono sperare, guardare al futuro. Hotel Pula, attraverso i due personaggi, splendidamente interpretatati da Bravo e da Grbelja, fa soffrire, riflettere, mettere in discussione le categorie, i pensieri con cui l’essere umano cresce e vive nel mondo e fa comprendere quanto ancora ci sia da fare.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8