Happy Holidays: recensione del film di Scandar Copti
Il secondo lungometraggio a regia singola di Scandar Copti, Happy Holidays, arriva nei cinema a partire dal 3 luglio 2025.
Vincitore del premio Orizzonti per la Miglior Sceneggiatura all’81ª Mostra del Cinema di Venezia, Happy Holidays è il secondo lungometraggio del regista palestinese Scandar Copti, a seguito della co-regia con Yaron Shani, per il film Ajami. Happy Holidays si è inoltre aggiudicato anche un importante riconoscimento vincendo il premio come Miglior film al Marrakesh International Film Festival 2024. Nel cast figurano attori non professionisti tra cui spiccano le performance di Manar Shehab, Toufic Danial, Wafaa Aoun, Merav Mamorsky e Neomi Memorsky. Happy Holidays arriva al cinema a partire dal 3 luglio 2025. Il film è stato proiettato anche il 27 giugno 2025: un’anteprima esclusiva all’Arena del cinema Nuovo Sacher. Presentato da Nanni Moretti e dallo stesso regista, alla proiezione del film è seguito un dibattito con il pubblico. Il Nuovo Sacher, in collaborazione con Emergency e la Fandango ha devoluto l’intero incasso ad Emergency.
Quattro storie, quattro vite, due famiglie e l’appartenenza e due popoli in conflitto

Tra differenze di genere e scontri generazionali in un mondo diviso, si stagliano le figure di Rami, palestinese fidanzato con una ragazza ebrea che ha appena scoperto di essere incinta, Hanan, madre palestinese in difficoltà economiche e che cerca di trovare i soldi per organizzare l’evento più importante della sua vita, Miri, madre israeliana che cerca di far guarire la figlia dalla depressione e Fifi, tra i sensi di colpa e la reputazione della propria famiglia che rischia di essere compromessa. Le connessioni tra questi personaggi, familiari e personali, accadono in una società precedente al conflitto che coinvolge Palestina e Israele, un conflitto secolare che dall’autunno del 2024 ha raggiunto un numero di vittime e azioni sanguinarie inimmaginabili. Scandar Copti fotografa le tensioni, i contasti e l’escalation precedente, mostrando come quel contrasto, prima di diventare una guerra, influenzava profondamente la vita delle persone, palestinesi e israeliane in egual misura.
Diviso in quattro capitoli, Happy Holidays sembra un intreccio di quattro storie, ma è in realtà il racconto di una famiglia, dall’inizio, quando si vive la quotidianità di tutti giorni, fino a quando improvvisamente tutto cambia. Nel corso delle diverse parti del film capiamo quando le cose hanno iniziato a modificarsi, quanto ogni evento sia interconnesso e quanto le responsabilità siano da ricercarsi nelle azioni e soprattutto nelle proprie convinzioni. Nel mondo di Happy Holidays si rincorre la libertà, ma questa sembra impossibile da ottenere. Regole sociali e norme culturali rendono le scelte e il diritto di essere padrone della propria vita e del proprio corpo un qualcosa al quale si può aspirare, ma che forse non si può davvero raggiungere. Il mondo di Happy Holidays è quello precedente al 7 ottobre del 2024, quando l’ostilità, l’odio e la rabbia si percepivano in ogni angolo, in ogni strada e in ogni parola, ma violenza e sangue non erano ancora atrocemente ordinari.
Happy Holidays è l’amaro sarcasmo che identifica il periodo di festività religiose in cui è ambientato

La gravidanza, le relazioni tra un arabo e un’israeliana, metodi anticoncezionali prima del matrimonio, un amore e un’unione che non supera le barriere delle convenzioni sociali. Affetto che si tramuta in disgusto perché il corpo delle donne non è mai realmente solo delle donne e si tenta con ogni mezzo di far sì che non abbiano diritto su di esso. E in Happy Holidays questo si trascina nel non poter decidere di se stesse, nel dover nascondersi o mentire; tanto le donne israeliane quanto quelle palestinesi. Non c’è differenza quando un bambino, nato da un uomo arabo e una donna ebrea rischia di essere ripudiato da entrambe le famiglie, quando per una ragazza araba studiare insieme a un ebreo è sospetto e preferibile evitare. E per una giovane araba insegnare in un asilo israeliano a Gerusalemme diventa la causa della corruzione della propria anima: è quello il motivo di qualsiasi presunto errore o sbaglio commesso.
Quattro punti di vista diversi per quattro momenti della vita che poi ne modificano il corso. Quattro preoccupazioni che si cerca di allontanare, ma che, lentamente, si percepiscono, essere sempre più vicine, minacciose, sovrastanti e pericolose. Priorità differenti, sogni differenti e quindi realtà che appaiono differenti. Una madre che vive in funzione dei preparativi per il matrimonio della figlia che dovrà essere perfetto in ogni forma, un padre che, sull’orlo del baratro, deve salvare la famiglia da un tracollo economico, una ragazza che deve trovare il modo di sacrificare la vera sé per non fare i conti con una famiglia che la conosce solo in parte. Ad Haifa il contesto politico e culturale di uno scontro millenario si abbatte gravemente sulle dinamiche private e personali di vecchie e nuove generazioni, le scelte non sono personali, e mai potranno essere slegate da una convivenza di popoli al quale odio e rancore viene insegnato fin dalla scuola.
Indistinto, vago, caotico e solo alla fine chiaro e cristallino

Anche il fatto di non capire subito ed esattamente quale sia il centro della storia, quali siano le relazioni tra i personaggi e dove si trovi realmente il cuore del racconto, si rivela la modalità più catartica per ritrovarsi all’interno di quel mondo. Un mondo che appare così lontano da quello italiano, ma in cui l’immedesimazione è tutt’altro che difficile da sentire. Man mano che la storia si chiarisce, si entra sempre più in sintonia con segreti da scoprire e da mantenere tali, con sensazioni che poi si trasformano in certezze. La regia si concentra sui corpi e sugli sguardi, su lineamenti tipicamente mediorientali, esotici ed eleganti che, con intensità, trasmettono un qualcosa che è prima invisibile, poi sempre più comprensibile, fino a manifestarsi in tutta la sua assurda veemenza e il suo indecifrabile impeto. Precetti che nell’era del patriarcato forse in Occidente possono considerarsi falsamente superati, ma che, soprattuto in Medio Oriente, sono ancora motivo di vergogna e sfiducia da parte di tutti.
Happy Holidays: valutazione e conclusione

Happy Holidays è un film pervaso da un profondo realismo. Un realismo dato dalla scelta di attori non professionisti e una struttura che dapprima confonde e porta lo spettatore a vivere, scoprire e accompagnare i personaggi in un percorso che si rivelerà decisivo. Ma accanto a questa realtà c’è la poesia di una macchina da presa che inquadra volti, espressioni e occhi che non riescono a guardare o che sono sul punto di piangere, su una fotografia che rimanda alle emozioni, con i colori spesso asettici e monocromatici di un universo dove invece i sentimenti vivono imprigionati, incomunicabili, reclusi. Il grigio, il nero e il bianco, spesso nella successione che dal più chiaro va al più scuro, rende tutto più o meno limpido. Tra delicatezza e sensualità, tutti, anche chi potrebbe apparire un’antagonista, ha dentro di sé una psicologia stratificata, che lo rende imperfetto e vero, forse protagonista di sbagli, ma le cui sensazioni Scandar Copti cerca e riesce a rendere comprensibili.
Forse non giustificabili, ma inserite in uno scenario e una cornice storica e politica che non si può non considerare. In una netta distinzione tra una generazione legata a quello che è stato il suo passato e a quelle leggi familiari che hanno regalato stabilità e rispetto, e una quasi indottrinata negli anni dell’infanzia. Una stessa generazione che vive nell’epoca in cui, con lentezza e difficoltà, si sta cercando di sradicare restrizioni, obblighi e imposizioni. E che nella crescita dell’individuo trova giovani pronti a fare le proprie valutazioni, pensando e ragionando indipendentemente da ciò che è stato loro insegnato. O da ciò che vedono accadere nelle loro famiglie. In nome di un concetto di libertà e diritto che dovrebbe essere l’unico vero obbligo da rendere tale. Nella divisione che intercorre tra il rinunciare a una parte di sé, sottostare a convenzioni sociali che li schiacciano o lottare e contrastare ciò che da anni è un comandamento, i personaggi di Happy Holidays cercano di decidere quale sia la scelta giusta. Nella discrepanza tra una serena e immobile sopravvivenza e nuova rischiosa emancipazione.
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