Grandfathered – pilot: recensione

Chi lo dice che solo il mestiere del genitore è difficile?  E ai nonni, non ci pensa nessuno? In realtà, qualcuno a cui ci pensa c’è, ed è Daniel Chun, sceneggiatore dei Simpsons e The Office, che sbarca sul piccolo schermo targato FOX con Grandfathered, una comedy tutta nuova, riportando le grandi fatiche dell’essere nonni all’improvviso. Il pilot è andato in onda lo scorso 29 settembre, e a quanto pare pubblico e critica hanno risposto molto bene all’esordio della serie.

Jimmy Martino (John Stamos) è un brillante uomo di successo cinquantenne, vestito in modo impeccabile, dalla cura del corpo e di se stesso da far impallidire Narciso stesso, che sembra aver davvero fatto il patto col diavolo. Circondato da donne, conduce la sua vita gestendo il ristorante di cui è proprietario, saltando da un party esclusivo all’altro e dedicandosi a del sano relax nel suo bellissimo attico di lusso. Sembra che la vita abbia concesso davvero tutto a Jimmy, meno che una famiglia. Eppure, per quanto l’uomo faccia finta di rimpiangere di non essere mai stato padre, il suo status di scapolone d’oro non gli dispiace neanche un po’. Jimmy ha soldi, fama e successo. A cosa gli servirebbe mai una famiglia?

Il destino però, si sa, agisce in modi assai strani e imprevedibili. Infatti, da un giorno all’altro, l’ordinaria e perfetta vita di Jimmy viene sconvolta dal campanello della porta del suo ristorate, suonato da un ragazzone scapigliato e dal look discutibile: Gerald (Josh peck), ventenne un po’ infantile con il sogno nel cassetto di diventare un grande designer di stampa 3D. Ma che ha da spartire questo ragazzo con Jimmy? “Ovviamente” sangue e “cognome”, frutto di una vecchia, e tumultuosa, relazione passata di Jimmy.
Le sorprese, però, non finisco qui! Jimmy non ha neanche il tempo di riprendersi dall’incredibile notizia di essere padre, che scopre di essere perfino nonno. Olè! Padre e nonno in un colpo solo, good job!

Grandfathered

Irriverente e smaliziata, Grandfathered è la comedy che mancava. Un gusto che ricorda un po’ quegli uomini impossibili alla Californication, Due uomini e mezzo (Two and Half Men) e Le regole dell’amore (Rules of Engagement), di pietra nei confronti di qualsiasi tipo di relazione, ma poi pronti a sciogliersi come ghiaccioli al sole. Il nostro Jimmy non fa differenza. Lo vediamo terrorizzato all’idea di essere “in un’unica botta” padre e nonno insieme; eppure, nel momento del bisogno, la sua appena conosciuta nipotina diventa per lui il bene più prezioso e sarebbe disposto a tutto per lei, anche a darle un organo (no, non è una battuta, ma vedrete perché). Alcuni “fantasmi” sembrano riemergere dal passato, andandosi a scontrare con il presente. Abituarsi al cambiamento e, al tempo stesso, dimostrare di essere in grado di gestire la situazione.

Grandfathered è una serie calda e avvolgente di quelle che, come le patatine, una tira l’altra.

Grandfathered

In Grandfathered qualche cliché non manca mai di comparire, ma tutto dosato nella massima perfezione per far divertire. Nulla è dato tanto facilmente al caso, e lo stereotipo, come spesso accade nel comedy ben fatte, diviene una vera e propria arma vincente.

Jimmy ha più punti deboli di quanto si possa immaginare, Gerald stesso si accorgerà di quanto suo padre sia più sensibile di quanto voglia dare a vedere, e la sua controparte, la glaciale Annelise (Kelly Jenrette), funge da “bastone della vecchiaia” per tenerlo ben ancorato alla terra, e soprattutto in piedi. I loro duetti non mancheranno di divertire il pubblico, proprio per la loro indole così opposta e differente. Il gioco delle parti e dei qui pro quo che tanto piace nelle strutture seriali.

Grandfathered

E poi c’è Sara (Paget Brewster), la madre di Gerald, seria, carismatica e con quel pizzico di follia da far diventare il suo personaggio irresistibile. Sara sembra essere la perfetta metà, nel contrario, di Jimmy, e forse nei prossimi episodi verrà svelato molto di più sulla relazione ambigua avuta dai due vent’anni prima.

Grandfathered segna un po’ quella linea di confine da quando si smette di essere “ragazzi” a quando si inizia ad essere veramente “adulti”, anche se questo per Jimmy arriva un po’ in ritardo. Tutti i personaggi fluttuano un po’ su questa nuvola, tra infantilismo e peso delle proprie responsabilità e scelte di vita.

Briosa e frizzante, ma senza strafare. Grandfathered sembra promettere bene. I numeri per diventare una delle comedy più amate della stagione autunnale ci sono davvero tutti. Noi di Cinematographe non abbiamo intenzione di perdere un solo episodio. E voi?

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