Grand Marin: recensione del film di Dinara Drukarova

Un film attento al movimento, che si concede ad una visione analitica attraverso un esame introspettivo, rispettando l’andamento di ricerca e inchiesta documentaristica.

Grand Marin è il film drammatico diretto da Dinara Drukarova, regista e attrice protagonista. Una produzione francese tratta dell’adattamento dell’omonimo romanzo di Catherine Poulain, in concorso per Nuovi Sguardi, sezione dedicata ai lungometraggi internazionali per la trentesima edizione di Sguardi Altrove Film Festival 2023; disponibile su Netflix da Gennaio 2023.

Grand Marin: le scelte di un’anima irrequieta 

Grand Marin;
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Grand Marin è un film profondo sul piano sentimentale ed emotivo. Pur non narrando una storia d’amore, offre una riflessione sull’amore; capacità di amarsi e di cambiare per amore verso se stessi. Al centro della pellicola una donna prostrata nei confronti di una vita, per quanto non imposta, avara di emozioni e slanci; una vita abitudinaria in un ménage che ripetutamente si avvicenda tra famiglia lavoro e socialità.

Grand Marin rappresenta, in una grande metafora, un percorso “obbligato” che porta verso un’unica scelta; una scelta senza prospettive personali ed intime ma comoda nei luoghi comuni di una quotidianità che scivola in un’apparenza superficiale e grigia che non si sofferma sulle esigenze di un’interiorità spesse volte mortificata. Lilì è una donna senza legami; si ribella alla monotonia, abbandona tutto e prova a realizzare il suo sogno: pescare nei mari dell’Europa del Nord con compagni di viaggio addestrati a sostenere pesanti prove per la sopravvivenza. Un film forte e agghiacciante; una donna che con coraggio abbatte gli stereotipi determinati dalla differenza di sesso, forza e fragilità, misurandosi in prove pesanti fisiche. Un peschereccio e tanti uomini abituati a vivere tra roccia e mare, arrugginiti come i manici dei pontili, abituati ad affrontare tempeste e pericoli.  

“Voglio che la barca mi adotti” è così che Lilì, una donna francese di 35 anni, risponde ai suoi nuovi compagni di avventura ostili e contrari alla sua presenza. Ma lei persevera e riesce ad affrontare situazioni difficile e impegnative, trovando dentro di lei una forza fisica tanto da trasformarsi da “passero” (così la chiamavano i compagni) in una “tigre” determinata e volitiva.   

Grand Marin: l’equilibrio tra realtà opposte

Grand Marin;
Cinematographe.it

Grand marin documenta in modo realistico la dura vita dei pescatori, il duro lavoro che accompagna le varie fasi della pesca. Uno studio documentaristico ed essenziale, senza alcuna nota romantica se non il mistero che accompagna il passato di una donna arrivata per caso, in un giorno qualsiasi, chissà da dove e per quale esatto motivo; un mistero che crea intorno a lei quasi un sentimento di rispetto che si traduce lentamente in una forma di reciproca accoglienza, e che si dimentica della curiosità del sapere e si sazia di una conoscenza che vive nel presente senza interpellare mai un passato. 

Si assiste ad un film attento al movimento, che si concede ad un esame introspettivo, rispettando l’andamento di ricerca e inchiesta documentaristica. 84 minuti durante i quali emerge una domanda: perché, con uno zaino in spalla e pochi soldi decide di cambiare vita. Un sogno di libertà!

Grand Marin: conclusione e valutazione del drammatico diretto da Dinara Drukarova

Grand Marin, è un drammatico che percorre più tempi trascorsi in una visione cinematografica egregia. La regia che diventa protagonista, si conquista la capacità di coinvolgimento che non si limita ad una inquadratura filmografica ma che avanza in sala raggiungendo l’emotività di chi guarda. Un film strutturato, complicato e impegnato narrato attraverso originalità scenografica ed una raffinazione tecnica. Un’immagine livida che si incastra perfettamente alle profondità sonore stese tra angosce e sentimenti.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

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