TSFF 2021 – Francuz: recensione del film

La recensione di Francuz, il film di Andrej Smirnov in concorso al Trieste Film Festival 2021.

Pierre Durand (Anton Rival) è uno studente francese che nel 1957 ha la possibilità, grazie ad un tirocinio all’Università di Stato, di partire per Mosca. Nella capitale russa il giovane conosce la ballerina Kira Galkina (Evgenija Obraztsova) e il fotografo Valera Uspenskij (Evgenij Tkačuk), che lo portano a scoprire una città che, nonostante il regime sovietico, subisce le influenze culturali dell’Occidente. Racconta questo Francuz, film di Andrej Smirnov, in concorso, nella sezione lungometraggi, al Trieste Film Festival 2021.

Francuz: l’ultimo lavoro di un grande del cinema russo

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Smirnov non è un autore particolarmente fertile, a causa della censura di Stato sovietica ha dovuto fermarsi per ben trent’anni. Francuz è l’ultimo lavoro che dà il via al ritorno di Smirnov, regista che apparteneva alla generazione di Andrej Tarkovskij, Otar Ioseliani o Andrej Koncalovskij. Il film è un ritratto dell’URSS tra gli anni Cinquanta e Sessanta, in cui l’atmosfera è di una libertà relativa, basta non mettere in discussione il marxismo. Gli occhi attraverso cui vediamo il mondo sono quelli di Pierre che non è cresciuto in un paese totalitario, lui è lì per conoscere la scuola di danza ma anche per ritrovare Aleksei (Aleksandr Baluev), suo parente – perché da giovane, la madre, prima di fuggire in Europa dalla sua patria per costruirsi un futuro, aveva lasciato la Russia. Tra la ricerca di Alex – prigioniero negli anni ’30 e poi scomparso nel nulla – e l’incontro con Kira e Valera Pierre scopre, incontra, capisce e si scopre, si incontra e si capisce, viene a contatto con il ventre molle della società russa, con la sua storia e la sua cultura, un mondo in cui ci sono divieti, imposizioni, regole da seguire e che devono per forza essere sovvertiti: i giovani cercano di superare tutto questo con musica, poesie e arte, fatta di nascosto, nelle proprie case, tra gli amici; la musica viene suonata, le poesie vengono stampate, l’arte viene prodotta, ma tutto a proprio rischio. Nel jazz infatti, nei versi e nell’amore Pierre, assieme allo spettatore, esplora un territorio in cui, nonostante i cambiamenti, la popolazione vive, sente, porta ancora con sé il passato. Soprattutto nella seconda parte del lungometraggio, emerge quanto lo Stato abbia controllato e dominato e in parte controlli e condizioni il suo popolo. Il messaggio di Francuz è uno solo: l’essere umano deve sperare, resistere a tutto per poi pensare al futuro.

Francuz: un bianco e nero, elegante e poetico

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Un punto fondamentale del film è l’uso del bianco e nero, elegante e poetico, che si fa omaggio alla Nouvelle Vague francese, che ricorda il lavoro fatto da Pawel Pawlikowski in Cold War. Francuz è un luminoso, avvolgente dipinto in bianco e nero sulla Mosca di fine anni ’50, tra caffè fumosi e jazz club affondiamo le mani nelle memorie di chi ha vissuto quegli anni, di chi deve farci i conti, di chi deve vivere il futuro. Smirnov riesce a far capire allo spettatore l’ambiente, il momento storico, narrandoli attraverso lo sguardo di Pierre, uno “straniero” con un pensiero “neutro”, distaccato e per questo molto realistico e obiettivo.

Francuz: un film permeato di malinconia e critica sociale

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Francuz immerge ogni cosa in un mondo permeato di malinconia ma anche di critica sociale. Mentre si guarda il film si ha la sensazione di trovarsi di fronte alla Storia e anche al futuro, nel senso che il regista sembra ricordarci le pagine tristi del passato. Smirnov dice allo spettatore che gli uomini e le donne sono in pericolo all’interno di una società figlia di un regime che reprime, soffoca, mette in ginocchio, e dice anche che sta a noi tornare a respirare, rialzarci, far sentire la nostra voce senza nessuna paura. Il film è un’opera profonda; si ha la sensazione di essere dentro il tempo ma contemporaneamente fuori, ci si sente in lotta ma pronti anche a tornare alle origini, proiettati in un passato doloroso ma anche pronti a pensare al domani. Pierre siamo noi, Smirnov siamo noi spettatori partecipi di un’epopea che riguarda ciascun essere umano.

Regia - 3.5
Scenenggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.4