RomaFF13 – Fiore Gemello: recensione del film di Laura Luchetti

Silenzi assordanti costituiscono Fiore Gemello, silenzi che valgono però più di mille parole.

Più potente della paura per l’inumana vita della prigione è la rabbia per le terribili condizioni nelle quali il mio popolo è soggetto fuori dalle prigioni.

-Nelson Mandela-

Un fiore come metafora della fusione tra due esseri completamente diversi, uniti da un dramma comune. Laura Luchetti dirige il suo secondo lungometraggio, Fiore Gemello (Twin Flower) un delicato e crudele ritratto che tocca profondamente ciascuno di noi per l’attualità del tema affrontato. Fiore Gemello si è aggiudicato già numerosi riconoscimenti, quali una menzione speciale al Toronto Film Festival 2018 e al Festival di Cannes.

È la storia di Anna (Anastasiya Bogach) e Basim (Kalill Kone), due adolescenti provenienti da culture completamente diverse eppure accomunati da uno stesso destino e da un simile tormentato passato. Un incontro che sfocerà in una tenera amicizia e in un improvviso e inaspettato amore tra la ragazza sarda e il ragazzo della Costa d’Avorio, entrambi in fuga da un qualcosa di non definito appartenente al loro passato.

Fiore Gemello: una storia estremamente toccante di un dramma attuale

Fiore Gemello Cinematographe

Laura Luchetti presenta, alla 13° edizione della Festa del Cinema di Roma, nella sezione autonoma e parallela Alice nella città, una vicenda che vuole far aprire gli occhi a quello che accade costantemente intorno a noi. Una storia estremamente vera che racconta un dramma attuale, dallo sguardo – che dovrebbe essere puro e innocente, ma non lo è – di due semplici ragazzini, che nascondono alle loro spalle terribili soprusi.

Balim è solo uno dei tanti milioni di ragazzi giunto dall’Africa in Italia, tramite un barcone, costretto a innumerevoli violenze non appena giunto nel “Bel Paese” solo per il colore della sua pelle. Anna è invece quella che sembra essere una normale ragazzina sarda, ma che, a causa di ciò a cui ha dovuto assistere tramite il lavoro del padre (dipendente presso un trafficante di migranti), ha deciso di rinunciare alla parola.

Fiore Gemello: buone performance per gli esordienti Anastasiya Bogach e Kalill Kone

Fiore Gemello Cinematographe

Silenzi assordanti costituiscono l’intero film, silenzi che valgono però più di mille parole, percepibili in tutta la loro intensità e rabbia. La giovane attrice che interpreta Anna, Anastasiya Bogach – alla sua prima esperienza sullo schermo – comunica attraverso la forza e l’energia del suo sguardo. Parla, recita esattamente con gli occhi, comunicando una vasta e sorprendente gamma di emozioni e sentimenti. Buona prova anche per l’esordiente Kalill Kone, scritturato dalla Luchetti proprio per la sua vera esperienza da migrante. Kalill era giunto in Italia su un barcone solo pochi mesi prima delle riprese e molte delle storie raccontate sono frutto della sua stessa esperienza non appena sbarcato.

La terra arida e soleggiata della Sardegna fa da sfondo alle vicende dei due giovani protagonisti, i cui destini sono legati così come sono uniti i due fiori gemelli che Anna trova lavorando presso la serra dell’anziano che offre loro rifugio.

Il film si basa su una struttura temporale che ondeggia tra passato e presente, rivelando gradualmente il mistero attorno a cui ruota l’intera vicenda, dando ancora più spessore psicologico ai personaggi di contorno. Sfortunatamente la sceneggiatura a volte non è del tutto chiara, sembra che manchino passaggi fondamentali per capire le motivazioni e le azioni di alcuni personaggi. Nonostante ciò, la Luchetti offre un film toccante e quanto mai reale, tramite i profondi e sofferenti sguardi di Belim e il silenzio assordante di Anna

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.8