Fernanda: recensione del film Rai con Matilde Gioli

Recensione di Fernanda, il film RAI con Matilde Gioli che racconta la storia vera dell'eroina italiana Fernanda Wittgens.

Martedì 31 gennaio 2023 su Rai1 va in onda Fernanda, film incentrato sulla figura di Fernanda Wittgens, interpretata sullo schermo dall’attrice Matilde Gioli. Una storia vera che la RAI sceglie di raccontare nella settimana dedicata alla memoria dell’Olocausto, affinché una delle pagine più buie nella storia dell’uomo non finisca nell’oblio e continui piuttosto a fungere da monito per le generazioni presenti e soprattutto quelle future. Una storia, dicevamo, rivolta ai tanti che probabilmente non hanno mai sentito parlare di questa eroina italiana, la cui vita, oggi più che mai, merita di essere conosciuta.

Come sottolineato da Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction, in occasione della conferenza stampa di Fernanda, il film trasmesso questa settimana da Rai1 rappresenta il primo capitolo di una collection dedicata a grandi donne italiane del passato. La storia di Fernanda Wittgens sarà infatti seguita da quelle di Margherita Hack, Alda Merini e Tina Anselmi. Dopo aver visto il film diretto da Maurizio Zaccaro, risulta ancora più azzeccata la decisione di affidare un ruolo del genere a Matilde Gioli, vero e proprio “link” con gli spettatori più giovani, che si sintonizzeranno con Rai1 dopo essere stati richiamati dal nome di un’attrice da loro molto apprezzata, ritrovandosi così a conoscere una storia che inevitabilmente porterà ad una crescita umana e culturale. L’attrice milanese, dal canto suo, fa una scelta assolutamente coraggiosa: affida infatti ad un ruolo di altissimo livello il suo primo impegno da protagonista assoluta sullo schermo, dopo numerose esperienze in opere quasi sempre caratterizzate da cast corali dove, come lei stessa ha ammesso, la responsabilità viene condivisa, mentre in questo caso il film poggia totalmente sulle sue spalle.

Matilde Gioli è Fernanda Wittgens, la prima donna direttrice della Panicoteca di Brera

Matilde Gioli è Fernanda Wittgens nel nuovo film RAI - Cinematographe.it

Il film in questione ripercorre gran parte della vita di Fernanda Wittgens, la prima donna ad essere divenuta direttrice (o “direttora”) della Panicoteca di Brera. Già solo questo sarebbe bastato per far incidere il suo nome tra le pagine della storia d’Italia, ma lei ha scelto di non fermarsi qui e di superare quel limite che solo le persone umanamente più straordinarie sarebbero in grado di superare: ha infatti salvato diversi perseguitati ebrei all’epoca del nazifascismo, mettendo a rischio la sua vita e quella delle persone a lei più care, “semplicemente” perché era giusto così e perché ogni essere umano ha il potenziale per essere il più grande capolavoro da preservare ad ogni costo. A distanza di decenni, considerata la violenza bellica che ancora imperversa nel mondo, viene ancora più spontaneo tentare di immedesimarsi in Fernanda Wittgens e chiedersi se saremmo in grado di imitare le sue gesta. La speranza comune è quella di non ritrovarsi mai nella condizione di dover prendere decisioni simili, però intanto è una meraviglia ricordarsi, grazie a film del genere, che possono esistere (e sono esistiti) esseri umani che, come canta qualcuno, hanno il coraggio di essere umani.

L’inizio del film ripercorre, seppure in maniera fugace, l’infanzia della protagonista, a partire da una scena che risulta essenziale per donare un’emozionante ciclicità alla storia, ribadendo quanto piccoli grandi gesti possano fare la differenza per le generazioni che verranno dopo di noi. Assistiamo quindi alla sua ascesa professionale ma il film acquista valore soprattutto nel momento cui aumenta la drammaticità della storia, con l’escalation degli eventi che hanno portato al secondo conflitto bellico mondiale che vengono raccontati in parallelo attraverso titoli di giornali, commenti interpersonali e materiale d’archivio. A quel punto la narrazione calamita l’attenzione dello spettatore, con una tensione crescente che prosegue fino alla fine del film. Questo effetto avviene soprattutto grazie al fatto che si tratta di una storia poco nota, della quale si ha inevitabilmente voglia di conoscere sempre più elementi.

Non solo narrazione avvincente, però, ma anche immagini meravigliose: l’arte è la co-protagonista del film dall’inizio alla fine, e l’occhio dello spettatore viene deliziato con alcune delle opere più sublimi dei geni artistici nostrani, mentre spirito e mente vengono stimolati da aneddoti culturali e riflessioni fatte dai protagonisti del film. Splendida, poi, la scena durante la quale sullo schermo scorrono le immagini in bianco e nero di una Milano distrutta dalle bombe, mentre la voce di Matilde Gioli legge l’intensa poesia Milano, agosto 1943 di Salvatore Quasimodo. Sempre in ambito artistico, a tutto ciò si aggiunge anche l’emozionante colonna sonora firmata da Paolo Vivaldi, la quale si sposa benissimo con le immagini mandate in onda, alle quali dona ancor più intensità.

Il film RAI racconta la “splendida follia” di un’eroina italiana

Matilde Gioli è Fernanda Wittgens nel nuovo film RAI - Cinematographe.it

Muovendosi tra realtà ed un pizzico di finzione, gli sceneggiatori di Fernanda (Dario Carraturo e Guglielmo Finazzer, con la collaborazione del regista Maurizio Zaccaro) calibrano bene la narrazione, anche grazie all’apporto dei personaggi secondari, su tutti Giovanni, interpretato da Eduardo Valdarnini. In realtà Giovanni non esiste nella realtà (o comunque non in maniera certificata) ma è piuttosto un elemento archetipale, caratterizzato al meglio per renderlo un credibile simbolo della resistenza e del coraggio civile: risulta godibile il contrasto di vedute con Fernanda, a cui si aggiunge poi la totale comunanza di virtù umane che in finale azzera ogni divario culturale, evidenziando comunque l’evoluzione del personaggio rispetto all’inizio dell’opera.

In definitiva, la RAI continua a proporre prodotti di qualità che servono come il pane in un panorama storico e sociale in cui la cultura rischia spesso (non sempre, fortunatamente) di passare di moda. Quasi due secoli fa, Mary Shelley sosteneva la causa risorgimentale italiana, dichiarando che arte e istruzione sarebbero stati i mezzi migliori per far rinascere il paese di Dante e Michelangelo. Successivamente, allargherà il discorso anche al di fuori dei confini nostrani, indicando l’Italia come specchio di un mondo che attraverso l’arte può (e deve) ambire ad un livello più alto di esistenza. All’epoca Fernanda Wittgens non esisteva, eppure questa donna ha dimostrato quanto Mary Shelley avesse ragione e quanto, anche attraverso esempi del genere, si possa migliorare se stessi e, di riflesso, la società che ci circonda. Un invito ad eliminare ogni traccia di omertà e indifferenza dalla propria vita, mettendo in pratica anche “splendide follie” come quella di Fernanda, se questo significa fare la cosa giusta.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.8

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