Fast and Furious 9 – The Fast Saga: recensione del film con Vin Diesel

Un intrigo internazionale con protagonista la famiglia di Dominic Toretto, interpretato da Vin Diesel. L'azione cresce di assurdità fino ad abbattere ogni sorta di logica narrativa.

In un grado crescente di spettacolarità e con un alto livello di testosterone, la saga di Fast & Furious giunge al suo nono capitolo, reclutando un nuovo villain nella allargata famiglia di Dominic Toretto (Vin Diesel): si tratta del fratello di Dom, Jakob, interpretato da John Cena. Dom, Letty (Michelle Rodriguez), Roman (Tyrese Gibson), Tej (Chris Bridges), Mia (Jordana Brewster) e Ramsey (Nathalie Emmanuel) dovranno unire le forze per sventare un attacco terroristico attuato da Jakob e la sua squadra di rapinatori sotto copertura, questi ultimi guidati da Cipher (Charlize Theron), ancora intenta a ribaltare le sorti del gruppo di eroi. Tra flashback rivelatori e sequenze mirabolanti a bordo di vetture che sfidano le leggi della gravità, Fast and Furious 9 – The Fast Saga può essere reputato il più bizzarro dei capitoli della fortunata serie di film.

La pellicola, inizialmente fissata negli Stati Uniti per il 19 Aprile 2019, è stata rinviata varie volte a causa della pandemia COVID-19: prima al maggio 2020, poi il 2 aprile 2021, fino ad arrivare al 28 maggio 2021. In Italia l’uscita di Fast and Furious 9 è prevista ufficialmente per il 18 agosto con Universal Pictures.

Fast and Furious 9 – The Fast Saga. Squadra che vince non si cambia, nemmeno di fronte all’apocalisse

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L’esagerazione regna sovrana all’interno di questo nono capitolo: tra rocambolesche corse in giungle ricoperte di mine anticarro, macchine volanti e manipolate da un marchingegno ad alto tasso magnetico e voli improvvisati verso lo spazio profondo, la pellicola abbandona completamente ogni passaggio logico per abbracciare una vivace componente ludica senza però avere la possibilità di utilizzare un controller tra le mani. Justin Lin ritorna in cabina di regia con un animo fanciullesco ad animarlo, soddisfatto nel portare in scena il regno dell’assurdo e del caos programmato. I personaggi ora viaggiano spediti in sequenze che sono delle rappresentazioni fedeli di attrazioni provenienti da un parco dei divertimenti a tema Universal Pictures, la casa di produzione della saga.

Si paga un ticket di sola andata per assistere alle peripezie più spericolate, con attori che ricoprono il ruolo di manichini da crash test senza alcun tipo di profondità e spessore psicologico. Di pari passo con l’esecuzione che punta all’esagerazione sfrontata – e per alcuni tratti forte di una comicità involontaria -, la scrittura dei dialoghi è votata anch’essa al caos, proponendo collegamenti incomprensibili ai precedenti capitoli e prelevando figure chiavi che ritornano magicamente in vita. Chris Morgan, autore della sceneggiatura di gran parte dei film della saga fino allo spin-off Hobbs & Shaw, decide di abbandonare la macchina produttiva da 5 miliardi di dollari di incasso , lasciando il testimone a Daniel Casey: il risultato è fallimentare, mostrando i segni di una storia che può solo aggrapparsi a comodi pretesti per azionare la catena di corse dall’elevato tasso adrenalinico.

Fast and Furious 9 – The Fast Saga: una fase di transizione in vista degli ultimi conclusivi capitoli

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Con Cipher ancora in vita – una Charlize Theron veramente mal sfruttata per i fini narrativi -, la famiglia di Dom ha bisogno di percorrere una strada tortuosa, in attesa di un chiaro segnale di redenzione per la banda di ex teppisti e piloti di gare automobilstiche illegali. L’impatto emozionale non persiste e non riesce a prendere posizione in una sequela di trovate strampalate per aumentare il minutaggio del film. Il problema risiede nell’inserimento di numerosi flashback che bloccano di netto il ritmo e l’andamento del nono capitolo, cercando di rivisitare e spiegare passaggi importanti che collegano Jakob a Tom come grado di parentela. La semplicità è la soluzione ad ogni problema e si traccia una dichiarazione di intenti poco incisiva, che promuove una narrazione scoordinata e lontana dall’essere minimamente credibile.

La mancanza della coppia formata da Dwayne “The Rock” Johnson e Jason Statham è evidente sin dalle prime battute: con Luke Hobbs e Deckard Shaw fuori dall’equazione, la banda capeggiata da Dominic Toretto può solo rifugiarsi in battute autoironiche e acrobazie che ci invitano a chiudere entrambi gli occhi di fronte alla fisica reinventata. Ci viene consegnata una formula che si muove per inerzia dentro un circuito chiuso che tenta di espandere il background dei personaggi principali, ma con un mal riposto senso di integrità che si dispiega lungo il girato. Ritentate Justin Lin e Vin Diesel, magari sarete più fortunati nel prossimo episodio.

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Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2
Recitazione - 2
Sonoro - 2.5
Emozione - 1.5

2.1