Everything Everywhere All At Once: recensione del film con Michelle Yeoh

Un film che riesce ad affrontare la storia tra i Multiversi e le sfaccettature di un personaggio incredibile, possibile in mille declinazioni diverse: Michelle Yeoh è la star assoluta della pellicola!

Everything Everywhere All At Once, per la regia dei “Daniels” (un modo abbreviare i nomi dei due registi Daniel Kwan e Daniel Scheinert), ha debuttato nelle sale cinematografiche italiane il 6 ottobre 2022. Ed era ora! Il mondo, infatti, aveva già potuto apprezzare la geniale creazione di questi due artisti, che oltre alla regia hanno curato la stesura dello script, il cui livello raggiunge vette finora impareggiate nello studio e approfondimento del cosiddetto multiverso. Il multiverso, partendo dall’opera animata sceneggiata da Micheal Waldron, Rick & Morty, ha lentamente preso spazio dilagando nell’immaginario di artisti, registi e sceneggiatori del grande cinema contemporaneo. Una strada che sta percorrendo, ad esempio, l’MCU con la sua nuova Fase cinematografica e seriale. Partendo dallo show di Disney+, Loki, passando per WandaVision, e arrivando infine a Doctor Strange: Nel Multiverso della Follia, l’idea di mondi e sé paralleli e coesistenti è stata ampiamento sperimentata, inscenata e ricercata.

Il film di Kwan e Scheinert, tuttavia, riesce in un’operazione che ha certamente messo in difficoltà registi veterani come Sam Raimi. Se in Doctor Strange 2 il Multiverso era solo un simpatico ma brevissimo viaggio in dimensioni parallele, Everything Everywhere All At Once porta il multiverso ad un livello superiore, giostrandolo come un caleidoscopio di immagini ma anche di emozioni, di movimenti di macchina, di rovesciamenti di trama. Frastornare, sorprendere, emozionare: il fine ultimo è confondere e stupire lo spettatore in modi rischiosi, incoscienti, apparentemente casuali.

Di casuale, tuttavia, c’è davvero molto poco in una pellicola che calibra e misura ogni dettagli delle sue 2h e 20 minuti.

Everything Everywhere All At Once: il Multiverso come lo avremmo sempre voluto

Screenshot di Everything Everywhere All At Once

Il film, prodotto dai fratelli Russo, A24 e Ley Line Entertainment, ruota intorno alla semplice protagonista Evelyn Wang (Michelle Yeoh), donna asiatica sulla cinquantina che per vivere gestisce una lavanderia a gettoni. La vita di Evelyn non sembra andare in una direzione entusiasmante o interessante, ma quella quotidiana di un tran-tran non particolarmente ricco di colpi di scena. Il rapporto con il marito e la figlia è complesso, il padre anziano causa molte noie quotidiane, mentre il lavoro non è certamente dei più stimolanti. Una routine apparentemente inscalfibile, vista dagli occhi di una donna di mezza età senza nessuna apparente qualità particolare, viene completamente sconvolta dall’evento più noioso del vivere comune: un controllo di routine dell’Agenzia delle Entrate.

Jamie Lee Curtis interviene in uno dei suoi ruoli forse più riusciti ed esilaranti, nei panni di un’impiegata della Agenzia e addetta alla dichiarazione dei Redditi di Evelyn. Questo atto di quotidiana banalità trasporta la donna in un viaggio attraverso il multiverso e attraverso tutte le declinazioni possibili della sua esistenza e della sua persona. L’esistenza di Evelyn viene letteralmente trascinata in un turbine di potente, ma lucida, follia. Il film è creato con una precisione (ed una fatica) maniacale e meticolosa: la dimensione artigianale del film è impressionante, lasciando spazio a tutto ciò che ora è velocemente creato attraverso le riprese con green screen.

Il green screen è quasi praticamente inesistente in questo film che ha impiegato il suo tempo per creare scenografie incredibili, luoghi impensabili ed inimmaginabili prima della sua messa in scena. Lo stupore è così tanto da lasciare, solo momentaneamente, la storia in sospeso. Ma il cuore del lungometraggio resta pulsante in tutta la sua umanità: l’amore, l’emozione, il rapporto con la famiglia.

Michelle Yeoh brilla in una performance da Oscar: un connubio di emozione e stupore

Foto trailer YouTube

Una cinematografia geniale, caleidoscopica e sfrenata racconta la storia di un dramma familiare nel modo più folle mai messo sullo schermo. I Daniels scelgono come protagonista Michelle Yeoh, che con il suo carisma e le sue capacità istrioniche strega a partire dalla prima inquadratura, bucando lo schermo con una violenza disorientante. La sua performance rende impossibile distaccare gli occhi dallo schermo, riuscendosi ad amalgamare con ogni folle mondo presentato allo spettatore: la Yeoh stupisce, emoziona, conduce la pellicola come fosse una danza a due in cui il suo ruolo di leader è incontestabile.

Brillano le performance della giovane Stephanie Hsu nel ruolo della figlia di Evelyn, Joy Wang e il quieto personaggio di Waymond Wang, interpretato con magistrale e sottile intensità dall’attore Jonathan Ke Quan. Waymond, infine, con la sua personalità amorevole e il suo orecchio sempre proteso all’ascolto dell’altro, riesce a riunire la famiglia e riavvicinare Evelyn e Joy, dimostrando quanto anche nel pieno di una rocambolesca avventura, l’amore sia sempre e comunque la ruota motrice di ogni rivoluzione ed evoluzione.

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 5
Fotografia - 4.5
Recitazione - 5
Sonoro - 4
Emozione - 5

4.7