Eravamo canzoni: recensione del film Netflix

Eravamo canzoni inanella le vicende di Maca, Jimena, Adriana giocando con loro, un gruppo di ragazze accomunate da un'esistenza in crisi.

Una ragazza e le sue amiche. Lei e il suo primo amore che grava ancora come un macigno sul suo cuore e come un martello trapana il presente. Ruota intorno a questo Eravamo canzoni (su Netflix dal 29 settembre 2021), il film di Juana Macías, basato sul romanzo del 2018 Canciones y recuerdos di Elísabet Benavent. Eravamo canzoni è un film sull’amicizia, sull’amore e sull’emancipazione.

Eravamo canzoni_cinematographe.it

Eravamo canzoni: una storia d’amore che non permette di andare avanti

Maca (María Valverde) ha ventinove anni ed è costretta, nonostante la sua bravura, a fare un lavoro che non la soddisfa: riveste il ruolo di assistente di un’insopportabile e dispotica influencer, Pipa, è stanca di non essere apprezzata, anzi addirittura di essere maltrattata da chi trae tutti i benefici del suo lavoro senza mai dirle grazie. In lei c’è un po’ la bravura di Andrea del Diavolo veste Prada, un po’ la voglia di lavorare nella moda di Emily di Emily in Paris ed è per questo che ad un certo punto si renderà conto di dover ripensare alla sua occupazione. Maca è rispettosa, si occupa dell’immagine di Pipa che sfrutta le sue capacità; la protagonista vorrebbe ribellarsi (lei indosserebbe delle scarpe da ginnastica, la capa invece le ordina di indossare tacchi vertiginosi, così deve essere nella moda, le dice) ma non ce la fa. Si trova in un limbo anche in amore, fugge, non vuole nessun legame perché porta addosso ancora la ferita di un amore che l’ha distrutta: un uomo l’ha lasciata tempo prima e con questo non ha ancora fatto pace.

Maca: “Leo è stato il mio cazzo di trauma romantico”

Tutto si complica quando Maca incontra Leo (Álex González) – rientrato in città dopo diversi anni per lavorare come docente presso la Facoltà di Lettere -, la causa del suo cuore spezzato, ma bastano pochi secondi e quel magma di rabbia, passione, amore, sopito per anni, erutta come un vulcano.

Adriana: “lui lo rinchiudi ma lui è sempre qui”

Maca inizia una guerra contro se stessa, contro l’altro, contro l’idea romantica dell’amore. Per andare avanti, dimenticare il passato e vivere il presente la giovane deve tornare dove ha sofferto – l’uso del flashback aiuta lo spettatore a capire cosa c’è stato tra lei e Leo; il ricordo si aggancia a situazioni, canzoni, luoghi che hanno significato qualcosa per la coppia -, deve riavvicinarsi all’uomo e parlargli, spiegarsi, capire e capirsi. Sono cambiati o sono sempre gli stessi? Maca è un personaggio che iniziamo a conoscere subito, anche perché lei spesso rompe la quarta parete per parlare con gli spettatori, per dire loro la verità, per scoprirsi. Come faceva la protagonista di Fleabag, ride/sorride dei suoi disastri, dei suoi errori, lo fa con ironia, ma qui manca tutto ciò di cui la serie era piena, ricca, intrisa: profondità. Sembrano avere la meglio altri temi: l’amore, le dinamiche di coppia, i cliché tipici della commedia romantica.

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L’amicizia che sostiene e abbraccia

Lei non è sola però, ha due amiche con cui passa le serate, con cui si diverte e si dispera anche; gridano il desiderio di essere emancipate mentre sono in catene, imbrigliate dalle loro relazioni spesso sbagliate – perché le rendono infelici -, miopi – perché le rendono appannate. Vogliono essere libere eppure Jimena e Adriana, così si chiamano le “sorelle” di Maca, sono in balia di loro stesse, delle loro fragilità, delle loro relazioni. Ciascuna però può contare sull’altra, insieme fanno un gruppo che cammina, balla, canta, soffre e respira all’unisono, un gruppo che anela alla felicità, o almeno alla serenità ma non fa nulla per ottenerla. Eravamo canzoni racconta l’assenza di equilibrio, tra una risata, un problema, una canzone – elemento importante visto che fa parte del titolo e che sostanzia dunque le persone – che fa da sottofondo alle loro storie. Se Maca deve fare i conti con il suo passato, con il lavoro che non rispecchia i suoi desideri, Jimena deve affrontare la morte del compagno, ma non riesce a fare questo, è incapace di elaborare il lutto, vive in un mondo popolato di ricordi, nella continua ricerca di un uomo in cui il suo fidanzato deceduto si sia reincarnato. Adriana invece è intrappolata in un matrimonio senza più senso ormai, riscopre la propria sessualità in una relazione con un’altra donna ma per molto tempo la tiene nascosta.

“Voglio vederti libera,

voglio vederti forte,

voglio vederti completa..”

Eravamo canzoni inanella le vicende di Maca, Jimena, Adriana, gioca con loro che sono accomunate da esistenze in crisi; è come se fossero puzzle con le tessere sparpagliate sul tavolo. Maca, Jimena e Adriana parlano tanto di indipendenza ma in fondo non sanno bene come fare, non si mettono al primo posto. Ciascuna avrà il proprio percorso da fare per poi, forse, alla fine, diventare grande.

Il film si costruisce come una commedia d’amore che tenta di ribaltare gli stilemi tipici del rom-com, eppure a tratti vive proprio di questi elementi (“solo se tu mi guardi io esisto”, il bacio sotto la pioggia), pur volendo scrivere una storia di amore verso se stessi prima che verso l’altro. Questa narrazione dell’amare sé stessi è fatta però con poca originalità e profondità, è una relazione superficiale, qualcosa “di facciata” che non mostra un percorso vero, reale, interiore. Si cerca di esprimere il bisogno di liberà e di emancipazione, ma lo si fa in maniera troppo banale, senza dare un senso che vada al di là delle parole.

Un film che avrebbe potuto dare molto di più

Eravamo canzoni è un film che resta nel limbo ed è un peccato perché c’è sempre la necessità di titoli che con leggerezza mostrino quanto sia importante capirsi, conoscersi e essere il centro del proprio mondo.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.4

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