Ederlezi Rising: recensione del film di Lazar Bodroza

In Ederlezi Rising vi è un po' tutto il bagaglio culturale e mitologico della narrativa e cinematografia cyberpunk, ma il film cade purtroppo nel tranello di prendersi troppo sul serio.

Ederlezi Rising ci trasporta nell’anno 2148, siamo in un mondo dove sembra essere ritornata in auge la Guerra Fredda, dove rivive un’URSS che tramite la compagnia Ederlezi invia l’astronauta jugoslavo Milutin (Sebastian Cavazza) verso Alpha Centauri, con un compito abbastanza ambiguo e poco chiaro: esportare un’ideologia.
Comunque sia Milutin viene informato che per questa missione è stato deciso di affiancargli una droide di nome Nimami (Stoya), che non solo lo aiuterà durante la navigazione a bordo dell’immensa nave, ma dovrà anche fornirgli “compagnia”.
Se il primo rapporto tra Milutin e Nimami è inevitabilmente connesso ad un sesso meccanico e monodirezionale, il viaggio porterà Milutin a fare i conti con la propria mancanza di empatia, le proprie ferite esistenziali e con un’androide che si rivelerà qualcosa di più di un semplice oggetto di piacere.

Ederlezi Rising: l’inquietante film di Lazar Bodroza

Analizzare Ederlezi Rising, diretto da Lazar Bodroza e basato sulla narrativa di Zoran Neskovic e Dimitrije Vojnov, è abbastanza complicato, dal momento che il film del regista serbo si presenta come una sorta di insieme di scatole cinesi, dove significati, intenzioni, simboli ed estetica si fondono in un universo torbido, sfuggente, sovente inquietante per quanto attraversato da un’autoironia flebile ma significativa.
In Ederlezi Rising vi è un po’ tutto il bagaglio culturale e mitologico della narrativa e cinematografia cyberpunk, dall’alienazione, all’intelligenza artificiale fuori controllo, dall’isolamento, alla visione di un mondo freddo, disperato, cupo e metallico.
Tuttavia se dal punto di vista visivo e stilistico il film di Bodroza è sicuramente interessante, ben fatto e qualitativamente di grande livello, il film con il suo iter narrativo risentono di due grossissime pecche.

Sebastian Cavazza e Stoya: nessuna intesa tra gli interpreti di Ederlezi Rising

Ederlezi Rising Cinematographe.it

La prima è quella di avere in Sebastian Cavazza un protagonista molto discontinuo, portatore senz’altro di una mascolinità e un machismo scenico perfetto per essere decostruito dalla narrazione, ma tale decostruzione non convince, non è ben illustrata e soprattutto Cavazza non riesce ad esprimere quella fragilità e mutevolezza richieste.
Tra lui e Stoya manca totalmente la chimica, che di certo non può essere accresciuta dalle frequenti scene di sesso ben poco appassionanti, intelligenti o creative al fine di un’evoluzione dei personaggi.
Se bisogna osare, allora occorre ricordarsi che non è usando un corpo nudo, ma utilizzando la nudità con intelligenza che si può ottenere ciò. Nel cyberpunk il corpo può essere un mezzo potentissimo. Qui lo si è ignorato.

Il secondo è il fatto che proprio la sceneggiatura è sovente instabile e poco utile, non porta nulla di particolarmente profondo o pregnante allo spettatore, innanzitutto per il fatto che la tematica e la natura stessa del film come rapporto tra uomo e donna sintetica è uno dei più abusati e classici fin dai tempi di Blade Runner.
Ma anche a voler passare oltre, Ederlezi Rising offre davvero pochi spunti sia a livello di trama, psicologia dei personaggi, sia a livello di eventi, arrivando in certi momenti ad essere un incrocio tra un porno-soft e un melodramma di fine ‘800 rimasterizzato.

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Stoya dona al suo personaggio una buona mutevolezza, è molto credibile e sicuramente le sua bellezza androgina è perfetta per il personaggio. Sa tenere la scena, diventare di volta in volta la fantasia erotica e sessuale immaginata di una controparte maschile meschina, insicura, insensibile e lussuriosa fin quasi alla fine.
Tuttavia tutto scivola nell’estetica, gli espedienti narrativi più interessanti come il concetto di personalità riflessa, ribellione al maschio alfa, di creazione di un legame sono suggeriti, dipinti sullo sfondo, ma arrivano poco e male.

Di base Ederlezi Rising cade nel tranello di prendersi troppo sul serio, di confondere significato e significante, di usare nel modo sbagliato la carnalità che resta sempre su un piano troppo idealizzato, troppo etereo, cozzando con la primitiva odissea della mente, il labirinto esistenziale che l’iter narrativo suggerisce.
Il ritmo soprattutto rimane troppo monocorde, i colpi di scena son poco sviluppati, in certi momenti si scivola in un’apatia e una monotonia a dir poco soffocanti.

Ederlezi Rising cade nel tranello di prendersi troppo sul serio

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Peccato perché l’idea di partenza, la regia, rimangono di assoluto valore, ma l’impressione è che vi sia una cesura netta tra ciò che il regista aveva in mente e ciò che ne è risultato.
Troppo testosterone addolcito e poca riflessione, poco coraggio a livello di scrittura, uno stile recitativo troppo artificioso, una telecamera troppo compiaciuta del bellissimo viso di Stoya, che sterilizza, zittisce, che distrugge ogni phatos in nome di un narcisismo ben poco appagante per chi guarda il film. Peccato. Un’occasione persa.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3.5
Recitazione - 2
Sonoro - 2.5
Emozione - 2

2.6