Dominion – prequel to the exorcist: recensione

“Oggi, Dio non è qui prete…” era il 2004 e Renny Harlin portava sugli schermi internazionali il prequel / spin-off di uno dei film più terrificanti di tutti i tempi: “L’esorcista”. Forse non tutti sanno che il film diretto da Harlin, con tinte horror e dinamiche più commerciali, fu solo la seconda scelta della casa di produzione Morgan Creek: il progetto iniziale era stato affidato a Paul Schrader che confezionò un film più personale e decisamente meno gore andando contro alle idee della casa di produzione che decise di licenziare Schrader per sostituirlo con Harlin, appunto.

Ma cosa ne è stato della pellicola originale? Dopo gli incassi mediocri e la tiepida accoglienza di critica e pubblico, i dirigenti della Morgan Creek ricontattarono Schrader chiedendogli di terminare il lavoro iniziato, dando alla luce (anche se in Italia è ancora inedito) “Dominion – prequel to the exorcist”.

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La storia segue a grandi linee le vicende di “L’esorcista – la genesi”: «Padre Lankester Merrin è in viaggio in Turkana, località del Kenya nell’Africa Orientale, intenzionato a ritrovare la fede perduta dopo le brutalità subite durante la seconda guerra mondiale in un Campo di Concentramento dei Paesi Bassi. In tale continente si unisce ad un gruppo di archeologi che hanno ritrovato un’antica chiesa sepolta da secoli. Aperta questa rovina viene però liberato il demonio vero e proprio, ovvero LuciferoLe differenze con il film di Harlin ci sono (e si vedono, a partire dalla totale assenza di Pazuzu sostituito dal diavolo in persona) sia a livello di storia che di tecnica: se “la genesi” è molto più vicino ai prodotti horror che hanno invaso le sale internazionali negli ultimi 20 anni utilizzando escamotage narrativi per far sobbalzare sulla poltrona lo spettatore, al contrario Dominion si discosta totalmente da questi canoni.

Il film di Schrader è più vicino alla struttura narrativa del primo intramontabile classico, con una fotografia curata dal nostrano Vittorio Storaro che sembra voler utilizzare quasi esclusivamente luce naturale per avvicinarsi di più allo stampo documentaristico che contraddistingueva lo stile del film di Friedkin; mentre il terrore è presente all’interno della pellicola ma a piccole dosi, utilizzando inquadrature oniriche per citare/omaggiare la pellicola originale. “Dominion”, seppur ben confezionato, ci ricorda però che non è tutto oro quello che luccica: lo stile narrativo lento, la quasi totale assenza di effetti speciali e la presenza di dialoghi profondi potrebbero annoiare lo spettatore che cerca le classiche emozioni da brivido dei film horror da pop-corn e divano.

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La versione visionata in formato Blu-ray è contenuta all’interno della “Complete Anthology”, dove trovano spazio anche gli altri capitoli della saga, gli extra presenti si limitano solo ad alcune scene eliminate e all’interessante commento audio del regista registrato nel 2005 durante il mixaggio finale della pellicola dove racconta il making-of del film sia dal punto di vista tecnico che artistico senza però mai dar voce a opinioni sulla versione uscita al cinema e diretta da Harlin.

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Recuperare o non recuperare questo “episodio perduto”? Se masticate l’inglese e siete curiosi di visionare una pellicola diventata leggenda legata ad uno dei film più spaventosi di sempre il nostro consiglio è di dargli un’opportunità senza però pretendere troppo da una pellicola che seppur bella rimane estremamente psicologica e quindi non per tutti.

Giudizio Horror House

Regia - 3.2
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3.2

3.1

Voto Finale