Diorama: recensione del film di Tuva Novotny

Nel suo terzo film Diorama, Tuva Novotny torna a concentrarsi sull'idea che un evento quasi infinitesimale possa cambiare l'esistenza trasformando persone e prospettive

Un uomo e una donna. La loro storia, la nascita e il proseguo di essa. Racconta questo Diorama, il film di Tuva Novotny, entrato nel catalogo Netflix dal 6 settembre 2022. Quando il film inizia, Frida (Pia Tjelta) e Bjorn (David Cencik) sono due ragazzi come tanti, si sono incontrati, si sono innamorati e hanno deciso di andare a vivere insieme. Sono felici come tutte le coppie quando il treno delle relazioni parte, nessuno pensa al deragliamento, sono eccitati alla prospettiva di condividere ogni giorno della loro esistenza l’uno con l’altra. Basta un battito di ciglia e il tempo è passato, 10 anni, 3 bambini e i primi scontri, i primi attriti che poi diventano problemi. 

Diorama: la costruzione e la distruzione di un amore

Tuva Novotny fa il suo terzo film (Blidsone e Britt-Marie Was Here) e, come con le sue prime opere, si concentra sull’idea che un evento quasi infinitesimale possa cambiare l’esistenza trasformando persone e prospettive. I Bjorn e Frida giovani, spensierati e innamorati lasciano il posto ad una triste coppia sposata, il fare l’amore spontaneo a una vita altamente strutturata. Lo dice la stessa Frida a un certo punto, le loro giornate sono fatte di lavoro e bambini; come spesso accade è lei a capire che è arrivato il momento di trovare una soluzione altrimenti potrebbero mettere la parola fine. Il loro matrimonio è stantio e Frida vuole scuoterlo e così suggerisce una serie di soluzioni al marito che includono consulenza matrimoniale, una pausa e persino un rapporto a tre. Lui però nega il problema e rifiuta le soluzioni, il loro matrimonio fallisce e il resto del film analizza il divorzio, il dolore, la rassegnazione e le lacrime, la guerra che scoppia tra due poli che prima si attraevano e ora si respingono. La regista di Diorama mostra con una lentezza dilaniante quanto spesso ci si possa perdere nella monotonia della vita e per farlo confronta le relazioni umane con quelle animali e spesso i punti in comune, con le dovute differenze, sono molti.

Tuva Novotnya interrompe il corso della storia con intermezzi regolari che discutono sulle abitudini di accoppiamento dei mammiferi, in questo modo sta studiando l’idea di monogamia e si interroga su quanto questa sia centrale per la felicità umana. Questi momenti sono spesso disorientanti, non sempre funzionano, sembrano sterili siparietti. L’idea di base è quella di mettere in relazione le fasi che passano i due protagonisti e quelle di una coppia di animali; il film dunque diventa più che altro uno studio filosofico e scientifico sulla coppia stessa. 

Una noia lunga anni che distrugge un matrimonio

La relazione tra Bjorn e Frida è disordinata, imperfetta, è sull’orlo del collasso, gli scontri sono sempre più forti, i colori si fanno sempre più opachi, i muri grigi e squallidi, i figli sempre più al centro di una lotta dolorosa e straziante. Tutto intorno a loro è stanco come le loro vite, i dialoghi lunghi e prolungati come lungo e prolungato è il film stesso. I due personaggi di Diorama riescono a dare profondità e realismo ad una storia come tante, tristemente vera e realistica e lo spettatore viene portato così all’interno delle concrezioni naturali di una relazione che sta fallendo. Bjorn e Frida rappresentano anche molti cliché intorno i rapporti di coppia, da una parte lui emotivamente distante, incapace di interagire con i sentimenti di sua moglie, di aiutarla nel lavoro, dall’altra lei, ferita, troppo impegnata con la vita quotidiana per concedersi un po’ di leggerezza, non capendo i tentativi del marito di aiutarla. Diorama porta al centro prima la costruzione di un amore poi la disintegrazione di un matrimonio e questo fa male.

Un film che non riesce a conquistare lo spettatore

Diorama è un film che non riesce a conquistare totalmente lo spettatore, sarà per il ritmo lentissimo con cui lo spettatore non è in sincro. Il risultato è un’opera monotona sull’amore, sulla fine di una relazione e su come determinati geni e ormoni influenzino il comportamento umano. Oltre alla bravura degli interpreti il film non riesce a dare molto di più.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 10
Sonoro - 2
Emozione - 2.5

3.8

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