Dillo al mare: recensione del film di Riccardo Sesani

Dillo al mare - che arriva su Amazon Prime Video il 6 gennaio 2021 - è il secondo film di Riccardo Sesani, ed è ispirato all'omonimo racconto.

Un uomo e una donna. Una casa al mare e un’ospite complessa e particolare. Racconta questo Dillo al mare – che arriva su Amazon Prime Video il 6 gennaio 2021 -, il secondo film di Riccardo Sesani, liberamente ispirato all’omonimo racconto breve di Margot Sesani in cui si narra la vicenda di Salina (Giulia Todaro) e Delfo (Gianluca Potenziani), una giovane coppia con un passato in orfanotrofio che, col sostegno di una suora dell’istituto, trova una casa al mare in cui andare a vivere. Emma (Daniela Poggi), la proprietaria della casa, è una signora che sembra essere piuttosto instabili e che vive di ricordi. Le vite dei due giovani e di Emma sono destinate ad incrociarsi e a percorrere un tratto di strada insieme. Cosa hanno in comune questi tre personaggi? Forse tutto o forse niente.

Dillo al mare_Cinematographe.itDillo al mare: un dramma soffuso, a tinte tenui

Dillo al mare è molte cose insieme ma sembra non avere idea di cosa vuole essere veramente: il racconto di un amore, la storia di un passato difficile e delle sue conseguenze, la narrazione di una donna con un pesante fardello, una chitarra che viene rubata e messa in vendita, un uomo iroso, a tratti violento, una ragazza fragile che ha un estremo bisogno d’amore. Essere un ibrido può essere anche una scelta affascinante se  sostenuta però da una costruzione e da un racconto forte, potente, che ben si articola di fronte ai nostri occhi, se accompagnata da interpretazioni autentiche, sfaccettate, ben calibrate; qui invece si partecipa alla confusione di un testo che fa perdere lo spettatore e a tratti addirittura annoia.

La storia potrebbe essere intrigante: un uomo e una donna, una terza figura che entra in un rapporto a due e che porta con sé un bagaglio di situazioni, avvenimenti, ricordi detonatori del passato e del presente. Salina e Delfo sono innamorati, sono artisti, l’una suona, ama la musica, danza su vecchie canzoni, l’altro intaglia, modella, colora, sono testimoni del fatto che si può anche superare il trauma di essere orfani. L’arrivo in quella casa al mare sembra una manna dal cielo e dovrebbe azionare storie misteriose e affascinanti ma qualcosa non funziona. Non funziona perché una storia drammatica, nera, disperata avrebbe bisogno di passione, ardimento, lacrime e dolore invece qui si assiste ad un quadro soffuso, un dramma a tinte tenui. Arriva poi Emma, una Daniela Poggi che si staglia sugli altri per una recitazione teatrale che si scontra con quella a tratti poco autentica, in certi casi monocorde degli altri e che costruisce una donna fragile, in bilico tra disperazione e equilibrio. La donna inizia a conoscere quei due ragazzi, la dolcezza di Salina e la rabbia, a volte violenta, di Delfo, e se con l’una riesce a creare un rapporto con l’altro è tutto più difficile; questo crea dei problemi alla coppia. Il risultato è l’improvviso allontanamento da parte di Salina che risale la corrente dal mare per tornare dove può scoprire molto del suo passato.

Dillo al mare_Cinematographe.itUn mare di ricordi che inonda ogni cosa

“I ricordi sono un paradiso dal quale nessuno ti può cacciare”

Dice questo Emma ma per questi personaggi i ricordi non sono un paradiso, sono ferite ancora aperte, qualcosa da cui sganciarsi o da cui ripulirsi. Se da una parte la donna riporta alla memoria i tempi d’oro, di quando era una grande musicista, riporta anche altri pezzi della sua vita, tragici, per cui ancora non si scusa. La donna non può dimenticarsi di quando “conosceva” la lotta armata – elemento che stride con la storia principale -, non può dimenticarsi dei suoi vecchi amori ma anche di un dramma che l’ha segnata e la segna ancora. Lei è alla fine centro e epicentro di Dillo al mare, è colei che determina ogni cosa, lei è quel mare del titolo in cui i personaggi si perdono e si immergono – dice a Salina che l’acqua ha il potere di sollevare gli animi, lenire le ferite, questo è certo, ma è anche vero che il mare è mutevole, mai uguale a sé stesso, madre e matrigna – , è lei che muove ogni cosa, che determina i rapporti con e fra gli altri personaggi.

I suoi giovani ospiti sono vittime di una colpa, quella di chi li ha generati e li ha abbandonati, loro subiscono gli urti emotivi ed esistenziali di quelle scelte ed è per questo che il loro rapporto con gli adulti è così difficile e complicato. Pensiamo alla titubanza resistente con cui Delfo si rapporta ad Emma – litiga pesantemente a causa sua con la compagna fino ad arrivare ad essere violento, è dubbioso su questa donna fin troppo gentile ma anche inafferrabile nei suoi contorni -, al disagio della coppia, non abituata a queste cortesie, provocato dalle cene a cui Emma li invita. La donna sembra un’ectoplasma, un personaggio misterioso di cui si sa poco e quando si inizia a sapere qualcosa si tratta di indizi dolorosi, crudi e crudeli. Salina e Delfo iniziano a chiedersi: chi è Emma? Perché si comporta così? Ci si può fidare di lei?

Dillo al mare_Cinematographe.itDillo al mare: un finale che scioglie i nodi di un film che non convince

Dillo al mare è un film che non convince, paradossalmente sembra più riuscito proprio nel finale quando i nodi della fitta trama, troppo ingarbugliata, si sciolgono. Il tutto deflagra negli ultimi minuti, improvvisamente le vite dei personaggi sono distrutte, cancellate, fatte inabissare nel mare.

Regia - 2.5
Sceneggiatura  - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.5