Diamonds in the sand: recensione del film dal FEFF 2025

Un film intimo che si interroga sulla vita e sulla solitudine

Diamonds in the Sand è stato presentato durante il Far East Film Festival 2025. Opera prima della regista Janus Victoria, il film ha vinto il premio Gelso Bianco. Ambientato tra le Filippine e il Giappone, questa produzione affronta il tema della solitudine dal punto di vista di Yoji, un impiegato, e Minerva, una badante. Le loro vite, apparentemente lontane, in realtà hanno più punti in comune di quanto si possa immaginare.

Diamonds in the Sand: una solitudine che unisce

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Yoji è separato da tempo e vive da solo in un piccolo appartamento a Tokyo; conduce un’esistenza tranquilla e priva di emozioni. Nel corso di un incontro nella casa di riposo dove la madre è stata trasferita, conosce Minerva, una badante/infermiera filippina che si prende cura dell’anziana donna. Tra loro nasce un rapporto di confidenza, poiché la signora, nonostante l’età, è perfettamente lucida ed è in grado di sostenere dialoghi e confidenze, come talvolta accade tra donne. La scoperta di un vicino di casa deceduto in totale solitudine, la cui esistenza verrà presto dimenticata, porta Yoji a riflettere sulla sua vita. Sarà anche quello il suo destino? Sparire nel nulla come se non fosse mai esistito?
La questione viene approfondita anche durante i colloqui con la madre, che non ricorda il divorzio del figlio, ma si preoccupa del fatto che lui non rimanga solo quando lei non sarà più viva.

Due società a confronto

Per elaborare il lutto della madre, Yoji accetta l’invito di Minerva di accompagnarla nelle Filippine. L’incontro con la donna apre l’orizzonte di una possibile relazione che mette in luce il contrasto tra i due mondi e modi di essere: il misurato e silenzioso Giappone e le frenetiche e caotiche Filippine.
Una società giapponese rinchiusa tra lavoro e assenza di contatti e relazioni sociali, a confronto con quella filippina, in cui invece la vita sociale è totalizzante, dove persino le feste e le partite di carte si svolgono per strada.
Diamonds in the Sand porta alla luce l’importanza dei nostri rapporti e dei nostri sentimenti, facendo interrogare lo spettatore sulle tracce della nostra esistenza dopo la dipartita. La solitudine delle nostre vite diventerà un buco nero che inghiotte tutto ciò che siamo stati?

Diamonds in the Sand: valutazione e conclusione

L’interpretazione dei due protagonisti, Yoji (Lily Franky) e Minerva (Maria Isabel Lopez), è davvero notevole: delicata e nel contempo lucida e potente, mette a nudo domande scomode, tuttavia di sostanza, questioni sulle quali ognuno di noi dovrebbe interrogarsi.
Un plauso va altresì alla fotografia, dalla bellezza evocativa, che inquadra dettagli utili ad approfondire i sentimenti e le emozioni nei momenti in cui il silenzio è opprimente: l’orizzonte sulla spiaggia, con in lontananza il mare, o la luce che filtra attraverso gli alberi del parco, diventano quadri che amplificano i moti interiori dei protagonisti.
Un film che lascia aperta la porta alla speranza del significato della nostra vita e dei nostri sentimenti, un dono che andrebbe condiviso con gli altri senza filtri né barriere, nella possibilità che ognuno di noi possa chiedere all’altro: “Hai mangiato?”, dove all’interno di questa domanda si apre un mondo di tenerezza e di aiuto reciproco, un modo di prendersi cura dell’altro.


Regia - 5
Sceneggiatura - 4.5
Fotografia - 5
Recitazione - 5
Sonoro - 4
Emozione - 5

4.8