FEFF 2023 – Deleter: recensione dell’horror di Mikhail Red

Ispirato al folklore della tradizione filippina e al periodo post-pandemico, Deleter è un horror di ultima generazione, che mostra le insidie del dark web e le nevrosi dovute ai mestieri del digitale, come quello del moderatore di contenuti online.

Il folklore di cui la cultura filippina è ricca (tra storie di fantasmi e di creature dall’aura mitologica come l’aswang) e la pandemia sono stati di ispirazione al regista Mikhail Red e alla sua troupe per la realizzazione del film Deleter, un horror dal fascino inconsueto, in concorso alla 25esima edizione del Far East Film Festival di Udine.

La trama di Deleter

Deleter recensione cinematographe.it

Nella caotica e caleidoscopica Manila, Lyra (Nadine Lustre) porta avanti un mestiere apparentemente semplice, ma che in realtà nasconde un carico emotivo e psicologico non indifferente: il moderatore di contenuti video online.
Sulla base della propria sensibilità, Lyra e i suoi colleghi devono decidere ogni giorno quali contenuti possono restare sul web e quali devono essere cancellati.
Dopo aver eliminato il video del suicidio della sua collega Aileen (Louise Delos Reyes), Lyra dovrà avere a che fare con le ragioni che hanno spinto la ragazza a quel gesto così estremo: scoprirà che la sete di rivals e vendetta di Aileen è così grande da impedirle di varcare la soglia dell’aldilà.

L’horror ai tempi dei social media: Deleter mostra che l’orrore è sempre davanti ai nostri occhi

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Girato a Quezon City, Deleter si pone come un ulteriore tassello nella cinematografia horror filippina, di ultima generazione.
I cliché degli horror Made in Asia ci sono, ma Mikhail Red li dosa con parsimonia, dando maggiore rilievo alla componente psicologica della paura e a una sorta di indagine sociale.

Come affermato dallo stesso regista nel corso del Far East Film Festival, infatti, sebbene i filippini sentano a sé molto vicine le storie di paura legate al soprannaturale, il periodo post-pandemico che ha allontanato fisicamente gli individui, avvicinandoli ancora di più agli schermi e al mondo del web, gli è stato di ispirazione per il suo Deleter.
Il mestiere del moderatore è quanto mai attuale, potremmo dire che è uno di quei lavori che non si sa come spiegare per filo e per segno alle vecchie generazioni. Eppure, si tratta di un lavoro ancora poco conosciuto si più.

Non solo i moderatori – come la Lyra di Deleter – sono incessantemente esposti a immagini spesso sgradevoli, scabrose, violente, ma in un certo senso la loro mente – continuamente bombardata dagli orrori online – ne è anche anestetizzata. La responsabilità di un moderatore online è immensa: cancellando alcuni video protegge gli altri da queste violenze, ma al tempo stesso le occulta, evitandone la denuncia. Una lama a doppio taglio, insomma.

Deleter è un film dark, in tutti i sensi

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In Deleter non siamo esposti solo di fronte agli orrori del dark web: il grattacielo dove Lyra lavora è un labirinto di corridoi tetri che facilmente si prestano a diventare la scena del crimine di uno spettro vendicativo.

“Da qui non si scappa” sono le parole che il fantasma di Lyra – in una serie di frame davvero elettrizzanti – scrive battendo sulla tastiera del computer con le dita delle mani già decomposte dalla morte.
E in effetti per coloro che sono coinvolti nella vita di Aileen sembra non esserci più una via d’uscita dall’orrore e la sensazione di asfissia è amplificata dalla fotografia cupa ma ipnotica di Ian Alexander Guevara.

Deleter: conclusione e valutazione

Con un cast che vanta una protagonista ben nota, tra l’altro sui social media, come Nadine Lustre, il regista gioca sul sicuro portando sullo schermo una storia che viene ben interpretata dai suoi attori.

Della sceneggiatura si apprezza l’originalità (ma forse si poteva osare di più) che lega il tema socio-psicologico del mestiere di moderatore a una “classica” horror story all’asiatica.

Il comparto tecnico, fotografia inclusa, appare solido, soprattutto alla luce di un film che non vanta di certo i budget delle produzioni hollywoodiane o occidentali. Un ottimo lavoro per un regista emergente ma già molto apprezzato sia nelle Filippine, che all’estero.

Good job!

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.8