RomaFF13 – Corleone, il potere ed il sangue: recensione

Corleone, il potere e il sangue è un docufilm di Mosco Levi Boucault che racconta la parabola della mafia e di Salvatore Riina nella città di Corleone, fino al suo arresto nel 1993.

Corleone, il potere ed il sangue è una docu-fiction di Mosco Levi Boucault presentata in concorso alla tredicesima edizione della Festa del Cinema di Roma.

Al centro dell’indagine documentaristica del regista, scissa in due parti che meglio ne illuminano la parabola, c’è il percorso di nascita, ascesa e caduta del potere della mafia di Corleone, “Cosa Nostra“, un’organizzazione sanguinaria che in Salvatore Riina ha trovato l’unico elemento unificatore delle sue due distinte epoche. E due sono anche le puntate in cui viene messo in piedi il racconto di Corleone (“Corleone: la caduta” è la seconda parte), in cui Mosco Levi Boucault chiarifica una volta per tutte quale sia stato il peso e il ruolo della figura di Salvatore “Totò” Riina all’interno di “Cosa Nostra” e della catena di efferatezze che hanno avuto enorme risonanza mediatica a cavallo fra gli anni ’70 e gli anni ’80.

Corleone, il potere ed il sangue: filmati e interviste inedite

Corleone, il potere ed il sangue Cinematographe.it

Corleone, il potere ed il sangue si avvale delle testimonianze, dei filmati di repertorio (fra cui quelli girati in aula di tribunale) e di interviste inedite che vedono protagonisti personaggi come Giuseppe Ayala, Giovanni Anania, la fotografa Letizia Battaglia – che, tradita dal dolore sul suo viso, racconta di aver fotografato nient’altro che sangue per tantissimi anni – e Francesco Accordino. Ciò che queste personalità di spicco offrono è un resoconto dettagliato della struttura e dei principali avvenimenti della mafia nella città siciliana che ha visto salire al potere uomini-vassalli, surrogati di un’autorità mai autoctona e sempre esterna, sin dai tempi del feudalesimo. “In Sicilia“, viene spiegato, “sono tre le autorità attorno cui tutto gira: il prete, per confessare i propri peccati; la polizia, quando si ha bisogno di aiuto. Poi c’è il mafioso, se si ha bisogno di qualcosa di più grande, qualcosa che nessun altro può dare.”

Fra i fondamentali elementi del film, narrato attraverso la voce di Maya Sansa, vi sono anche le preziose partecipazioni di ex mafiosi e pentiti che raccontano un mondo, visto e vissuto con i propri occhi e il proprio corpo, ma soprattutto l’uomo che lo ha guidato “nel bene e nel male, soprattutto nel male“; Riina, scheggia impazzita in un sistema non privo, come gli altri, di limiti e regole. Riina, che ne esce come carismatico e maliardo dittatore privo di scrupoli, di regole e di quegli stessi limiti che gli altri fino a lui si erano dapprima autoimposti per poter operare in segreto e convivere pacificamente con lo Stato. Riina e la sua rapida e inarrestabile ascesa ai vertici della piramide, sorretto dalla strategia del terrore o, più semplicemente, da una non-strategia, quella che lo ha reso più pericoloso, più affamato e più fuori controllo di ogni altro membro-fratello della sua famiglia, il primo a dichiarare guerra all’Italia (nessuno, prima, aveva mai osato assassinare funzionari di Stato).

Corleone, simbolo della Sicilia fra mafia e religione

Corleone, il potere ed il sangue Cinematographe.it

Imprescindibile è il legame della mafia, in un binomio che riflette la natura schizofrenica alla base del suo apparato, con l’anima e la storia di una Sicilia profondamente cattolica. A Corleone, nella stessa terra della celebrazione della Madonna e del Cristo crocifisso, Riina è stato un fanciullo che a 19 anni ha duellato contro un suo coetaneo che rimase ucciso da un colpo di pistola. Nella stessa Corleone, tanti uomini di fede si sono recati in chiesa per confessare i propri peccati, diversi da quelli di tutti gli altri uomini: “e, non so perché, pregando mi sentivo libero. Come se quell’uomo si fosse meritato la sua punizione“, giurano.

Corleone, il potere ed il sangue / Corleone, la caduta è una preziosa esposizione degli eventi che hanno turbato una città oggi mortificata, una comunità che si batte per annientare ogni legame con le potenze criminali che l’hanno governata per secoli, e lo fa delineando il ritratto psicologico di uomini la quale sete di potere, di impalpabili valori come “il rispetto”, li ha resi per decenni la più grande minaccia alla libertà e all’espressione priva di vincoli. L’opera di Mosco Levi Boucault è una storia sull’eterno conflitto fra la legge e la criminalità, fra la virtù della giustizia e la banalità di un male capillare; un’opera completa, eppure semplice, che sembra essere stata concepita per essere fruita da chiunque, proprio perché da chiunque dovrebbe essere studiata.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

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