Coldplay – A Head full of Dreams: recensione del film evento

A Head full of Dreams è semplice adrenalina, pura emozione, un turbinio di sensazioni

Era il 1996 quando il futuro regista Mat Whitecross incontrò quattro coetanei: Will Champion, Jonny Buckland, Guy Berryman e Chris Martin. Un anno dopo questi semplici ragazzi inglesi diventarono i Coldplay. A distanza di 20 anni dall’inizio della loro carriera, avviatasi ufficialmente nel 1997, Whitecross dirige il film evento A Head full of Dreams offrendo una ricostruzione della storia della band, fin dagli inizi, riproponendo filmati e momenti che lui stesso ha immortalato negli anni ’90, prima ancora della formazione del celebre gruppo incontrato alla UCL (University College London).

A Head full of Dreams è il culmine di un periodo, durato 20 anni, di successi inestimabili, consacrati dal tour 2016-2017 – che ha registrato ben 5,5 milioni di biglietti venduti – che prende appunto il nome dall’ultimo album della band. Dalle prove ed esibizioni nei piccoli locali di Camden fino ad arrivare a calcare i palchi mondiali, negli stadi internazionali più celebri, Whitecross presenta la storia dei Coldplay – non del frontman Chris Martin, come spesso accade nei documentari su note band -, una storia di tenacia, amicizia, lealtà, sogni, umiltà, passioni. Un film evento puro nel suo genere, che si discosta da altri prodotti simili, mostrando non un’ascesa al successo caratterizzata da eccessi, ma un forte legame – seppur talvolta ostacolato da qualche problema – che ha portato i Coldplay a essere una delle band più amate di oggi, nella loro semplicità e dedizione. Dimenticatevi di trovare sesso, droga e rock ‘n’ roll in questo film evento/documentario perché il regista punta ad altro.

Coldplay – A Head full of Dreams è la storia di un gruppo di amici, di una vera  famiglia, non di una semplice band

A Head Full of Dreams Cinematographe

Mat fammi solo un favore, lo sai che ti amiamo e ci fidiamo, ma ti chiedo solo di non iniziare il film con una di quelle classiche inquadrature della band che cammina verso il palco” è questa l’unica richiesta fatta da Chris Martin a Whitecross relativa al film evento, cosa che il regista rispetta, decidendo di far partire il film in modo ironico e inusuale, riproponendo proprio la telefonata tra lui e Martin in cui viene chiesta questa “esigenza”. L’immagine dei gruppi musicali che si avviano verso il palcoscenico è un must di videoclip, documentari musicali, foto promozionali; infonde una sorta di estetica artistica e condizione poetica al mestiere musicale, quindi è impossibile non introdurla all’interno di un qualsiasi progetto a un certo punto. Whitecross rispetta appunto il desiderio di Martin, non iniziando il film con quella che può essere definita la sfilata della band verso le luci della ribalta, ma introducendo varie sequenze di camminata sia durante la telefonata che subito dopo, reiterandole, quasi volesse prendersi gioco dell’amico – in questo modo evidenzia anche il grande legame confidenziale che lo lega alla band.

Con questa premessa, il 26 giugno 1998 Chris Martin aveva predetto che, in 4 anni, i Coldplay, sarebbero diventati famosi e tutti li avrebbero conosciuti: quattro anni e tre giorni dopo, Will, Jonny, Guy e Chris suonano come gruppo di spicco al Glastonbury Festival, dopo aver ottenuto i primi grandi riconoscimenti con l’album di debutto Parachute. Non si può negare che Chris Martin non sia stato lungimirante. I Coldplay non sono una semplice band, ma prima di tutto sono un gruppo di amici, che col passare degli anni si sono trasformati in una vera e propria famiglia – viene evidenziata anche l’importanza di quello che gli stessi membri del gruppo definiscono “ll quinto Coldplay“, l’amico, manager e direttore creativo Phil Harvey -; cosa che Whitecross riesce a far percepire sapientemente dal modo in cui ha deciso di strutturare il film evento.

Coldplay – A Head full of Dreams: più livelli temporali costituiscono la struttura del film evento

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Il documentario si sviluppa su più livelli temporali, con un montaggio alternato attraverso cui si nota una sorprendente continuità di azione, mirata a entusiasmare maggiormente i fan. Il film evento è composto da spezzoni del tour di A Head full of Dreams, sequenze più nitide – realizzate appositamente in bianco e nero – che raccontano e mostrano come è avvenuta la composizione dell’ultimo album due anni prima del tour, e video amatoriali d’archivio – naturalmente con una resa visiva più sgranata – girati nel corso della loro carriera (addirittura vengono offerti filmati di quando i membri della band erano al college e si esibivano privatamente per amici intimi durante le feste).

Ogni album corrisponde a una tappa della loro vita, il racconto della loro quotidianità e della loro esistenza va di pari passo con la composizione dei vari album della loro carriera discografica: l’entusiasmo giovanile e la voglia di diffondere la propria musica porta all’album di debutto ParachuteX&Y è frutto di un momento di incomprensioni tra i vari componenti della band e Ghost Stories è il risultato creativo del profondo periodo di crisi vissuto da Chris Martin in seguito alla separazione con Gwyneth Paltrow.

Coldplay – A Head full of Dreams: meraviglia, pelle d’oca e commozione assicurate

A Head Full of Dreams Cinematographe

A Head full of Dreams è semplice adrenalina, pura emozione, un turbinio di sensazioni che permetterà ai fan dei Coldplay di rivivere non solo la storia della band a 360°, ma anche di riassaporare la meraviglia, la pelle d’oca, la commozione che si provano a un loro concerto, specialmente l’A Head full of Dreams tour. Un tenero ricordo per chi era presente e un piccolo assaggio significativo per coloro che non hanno avuto la possibilità di partecipare. E ricordate che:

Ci siamo dentro insieme. Siamo un’unica grande band. Tutto è possibile, se non vi arrendete mai e credete nell’amore.

Regia - 4
Fotografia - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8