Colazione da Tiffany: recensione

Una strada della città più nota al mondo, la Fifth Avenue,  all’alba, un taxi ne percorre la spettrale maestosità mentre le note di Moon River di Henry Mancini infatuano il silenzio di adorabile malinconia. L’automobile si ferma al numero 727, davanti alla gioielleria Tiffany. A scendere è Holly, indossa un tubino nero di Givenchy con una collana di perle, ha i capelli raccolti sulla testa e porta grandi occhiali da sole. Prende da un sacchetto un croissant e un caffè e si avvicina alla vetrina del famoso negozio. È la scena d’apertura di Colazione da Tiffany. Nel tempo stesso in cui Holly /Audrey Hepburn appare sullo schermo appare istantanea un’icona leggendaria. Il personaggio con il tubino nero si eternizza in un modello di stile senza tempo.

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Holly/Audrey Hepburn sulla Fifth Avenue

Il film del 1961 è un adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Truman Capote, Breakfast at Tiffany’s. Diretto da Blake Edwards e interpretato da Audrey Hepburn, George Peppard, Mickey Rooney, Martin Balsam, Patricia Neal, Buddy Ebsen. Musiche di Henry Mancini che vinse un oscar per la colonna sonora e un altro per la miglior canzone, Moon River, insieme con John Mercer. Scritto da George Axelrod, nomination all’oscar per la sceneggiatura non originale, modifica la struttura temporale del romanzo e trasforma il narratore in uno dei due protagonisti, accentua lo stile leggero di Capote per farne una commedia sofisticata, al contrario del romanzo, a lieto fine. Capote non era d’accordo e non lo era neppure per il ruolo di Holly, che desiderava affidare a Marilyn Monroe, già affascinante vicina di casa di Tom Ewell in Quando la moglie è in vacanza (The Seven Year Itch) di Billy Wilder, alzando i livelli della seduzione con il vestito sollevato dal vento sulle grate della metropolitana. Forse Marilyn era più vicina al modello di geisha americana dell’autore di A sangue freddo ma le avrebbe anche dato una fisicità più prorompente e un bagaglio femminile esorbitante. Nei due film entrambe si trovano senza l’uno o l’altro cosmetico:
Marilyn -” Che vergogna quando arrivò l’idraulico… Io lì, tutta nuda nella vasca e… non avevo lo smalto sulle unghie”
Audrey – “Vuoi darmi la mia borsetta tesoro? Lettere del genere non si possono leggere senza rossetto!”

Al di là di ogni scabrosità, tutto è buon umore e gentilezza in questi film, e non si tratta che di ruoli e dei conseguenti cliché, ma Audrey appare più vulnerabile e innocente mentre Marilyn è più svagata e superficiale.
Holly (Holiday Golightly) è giovane e affascinante e vive una vita eccentrica e mondana. Dopo la colazione davanti alle vetrine di Tiffany arriva a casa, per entrare nel suo appartamento suona il campanello di un vicino, il signor Yunioshi, un Mickey Rooney marcatamente truccato da giapponese con occhialini e dentoni. Lo chiama, e non è la prima volta, perché ha perso la chiave del portone. Yunioshi si sveglia di colpo, batte la testa su una lanterna di carta e dopo vari inciampi arriva alla porta.

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Sig. Yunioshi/Mickey Rooney

Intanto Holly è stata raggiunta proprio sulle scale da un uomo con cui ha passato la serata, che ha pagato da bere per i suoi amici e le ha dato 50 dollari “per le mance”, ora vorrebbe realizzare le sue ulteriori aspettative ma Yunioshi protesta per il disturbo e minaccia di chiamare la polizia, così l’uomo se ne va.
Quella mattina Paul Varjak (George Peppard) si trasferisce nello stesso stabile, nell’appartamento al piano di sopra. Paul è uno scrittore alla ricerca di successo e ispirazione e nel frattempo si fa mantenere dalla ricca e matura signora Liz (Patricia Neal) che si definisce sua arredatrice.

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l’incontro con “l’arredatrice” di Paul

Anche lui si trova senza la chiave del portone e suona il campanello di Holly, che sta dormendo. Da subito lei lo chiama Fred perché le ricorda il caro fratello al fronte. I due sembrano destinati dal primo momento ad amarsi, lei abita un mondo fatto di sogni in cui lui può portare l’urgenza di una ispirazione per il suo nuovo libro.

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Holly: C’è qualcuno che compera quello che scrive o lo stampa?
Paul: Quelli li hanno stampati.
Holly: Sono suoi?
Paul: Mm-mm.
Holly: Tutti quanti?
Paul: Be’, il libro è uno solo… in dodici copie.

Holly non ha ancora trovato il suo posto nel mondo. La sua idea di confort è quella di un luogo in cui niente di brutto possa accaderti, come da Tiffany “E non è per i gioielli, che a me non piacciono, tranne i brillanti s’intende…”

Se io trovassi un posto a questo mondo che mi facesse sentire come da Tiffany comprerei i mobili e darei al gatto un nome.”

Impossibile non appassionarsi alla giovane donna che beve latte da calici di cristallo, mette profumo e rossetto nella cassetta della posta e vive dei 50 dollari delle mance dei “vermi” (“Negli ultimi due mesi sono stata invitata da ventisei vermi diversi”) alle cui brame si sottrae abilmente ogni sera. Come se questo non bastasse fa da tramite tra un carcerato a Sing-Sing (“ Quant’è ridicolo un nome simile per una prigione, vero? Ma chi gliel’ha dato? È un nome che potrebbe andare per un circo equestre.”), Sally Tomato, e il suo avvocato, recapitando senza saperlo pizzini in forma di previsioni meteo.
Una sera Holly da una festa a casa sua, cui Paul viene invitato, ma è per tutti “Freddy bello”, come lo accoglie O.J. Berman (Martin Balsam) che darà poi il suo ritratto della ragazza:

È una matta autentica. E sai perché? Perché Holly è convinta di tutte le idiozie che afferma. Intendiamoci, a me è simpatica da morire, su questo non c’è alcun dubbio, ma io ho un’anima da artista, ecco, e se non sei un artista non la puoi apprezzare, perché è un fatto di… fantasia, mi sono spiegato?

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la festa di Holly

 

Paul entra nel mondo cool della mondanità newyorkese grazie alla matta Holly. Le vere origini della giovane sono svelate con la comparsa del suo ex marito, Doc Golithly, che arriva dal ranch nel Texas dove vive con i figli e tenta di farla tornare indietro, ma lei è convinta della sua decisione radicale di cambiare vita.

Doc (Buddy Ebsen)Ti amo, Lula Mae.
Holly – Lo so, e vorrei che tu non mi amassi. L’hai sempre fatto questo sbaglio di amare degli esseri ribelli. Portavi a casa degli animali selvatici, e una volta era un falco con un’ala spezzata, e un’altra un gatto della prateria con una zampa rotta. Te ne rammenti?
Doc – Lula Mae, ascoltami.
Holly – Non si può dare il proprio cuore a una creatura selvatica. Più le si vuole bene e più diventa ribelle, finché un giorno se ne riscappa nella prateria e vola in cima a un albero, e poi su un albero più in alto, e poi in cielo.

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Doc Golithly e Paul

 

Doc se ne ripartirà chiedendo a Paul: “Dalle un’occhiata tu ragazzo. E vedi che mangi un po’ di più. È tutta ossi.”
Sembra anche essere convinta di voler sposare un uomo non per amore ma solo per la sua ricchezza e nonostante l’attaccamento a Paul non vede alternative a questo suo progetto. Pensa di aver trovato l’uomo giusto nel milionario brasiliano Josè da Silva Pereira (Jose Luis de Villalonga) ma il suo ruolo di postina per il boss detenuto a Sing-Sing viene scoperto e lo scandalo che ne segue fa fallire tutto. Paul le dichiara il suo amore: “Io ti amo e tu mi appartieni”.

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Paul e Holly

Holly: Tu credi che io ti appartenga?
Paul: Si esattamente
Holly: Lo so… tutti lo credono… il guaio è che tutti si sbagliano…

Holly non permette a nessuno di “metterla in gabbia”, nonostante il lucido e romantico avvertimento di Paul:

Vuoi sapere qual è la verità sul tuo conto? Sei una fifona, non hai un briciolo di coraggio, neanche quello semplice e istintivo di riconoscere che a questo mondo ci si innamora, che si deve appartenere a qualcuno, perché questa è la sola maniera di poter essere felici. Tu ti consideri uno spirito libero, un essere selvaggio e temi che qualcuno voglia rinchiuderti in una gabbia. E sai che ti dico? Che la gabbia te la sei già costruita con le tue mani ed è una gabbia dalla quale non uscirai, in qualunque parte del mondo tu cerchi di fuggire, perché non importa dove tu corra, finirai sempre per imbatterti in te stessa.

Il suo rifiuto di appartenere a qualcuno arriva a farle abbandonare perfino il gatto, ciò che le è più vicino, per strada e sotto la pioggia. Poi se ne pente e scende dal taxi a cercarlo. Anche Paul è sceso dalla macchina ed è la la sequenza più celebre del film, una delle scene più romantiche della storia del cinema: Holly corre incontro a Paul e i due si baciano sotto la pioggia scrosciante stringendo anche il gatto nel loro abbraccio accompagnati dalla magica melodia di Moon River.

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Il fascino di Colazione da Tiffany sta in Audrey Hepburn. Una protagonista leggiadra e commovente, seducente e bellissima e una delle dive più fotogeniche di tutti i tempi. La storia di Holly, di fatto una escort di alto rango che uscendo con tanti uomini ricchi tenta di fare il colpo e sposarne uno, trova l’amore in uno scrittore squattrinato dopo aver tentato invano di sfuggirgli. C’è il romanzo di Truman Capote, ci sono Blake Edwards regista e George Axelrod sceneggiatore, le musiche indimenticabili di Henry Mancini, tutte garanzie di un film eccellente ma la grazia e l’eleganza innata di Audrey gli hanno donato un’icona di stile al femminile unica ed intramontabile.

Giudizio Cinematographe

Regia - 5
Sceneggiatura - 5
Fotografia - 5
Recitazione - 5
Sonoro - 5
Emozione - 5

5

voto finale