Cinecomic Italiani: Baba Yaga di Corrado Farina

Baba Yaga è un personaggio della mitologia slava; nei racconti russi impersona una vecchia strega che si sposta volando su un mortaio, utilizzando il pestello come timone e cancellando i sentieri nei boschi con una scopa di betulla d’argento. Vive in una capanna sopraelevata che poggia su due zampe di gallina, servita dai suoi servi invisibili. Il buco della serratura del portello anteriore è costituito da una bocca riempita di denti taglienti,  le mura esterne sono fatte di ossa umane. In una variante della leggenda, la casa non rivela la posizione della porta finché non viene pronunciata una frase magica.
Nell’universo dei Cinecomic Italiani, invece, è la prima trasposizione cinematografica di Valentina, personaggio delle strisce a fumetti creato da Guido Crepax, ed è l’unico personaggio della storia del fumetto italiano di cui si conosce tutto, compresa la sua carta d’identità: è nata il giorno di Natale del 1942 e cresce e invecchia come una persona reale. I tratti fisici di Valentina sono ispirati all’attrice statunitense Louise Brooks che negli anni venti conquistò il mondo cinematografico atteggiandosi a donna fatale nell’interpretazione del personaggio di Lulù. Valentina è una fotografa con problemi realistici (in particolare l’anoressia: nella sua adolescenza appare patologicamente magra), che si mescolano a incubi e deliri immaginari e folli (incubi e allucinazioni).

Cinecomic Italiani: Baba Yaga di Corrado Farina

Cinecomic Italiani: Baba Yaga di Corrado Farina

Valentina Rosselli, spregiudicata fotografa d’arte e attualità, è quasi investita dall’auto di una stravagante signora di mezza età, la strega Baba Yaga, che dopo averla soccorsa la invita a casa sua per fotografare una collezione di gioielli e anticaglie. Quando Valentina va da lei, riceve in dono una strana bambola che, sincronizzata con la sua macchina fotografica, lancia dardi avvelenati contro i suoi soggetti; poi la bambola si trasforma in una donna ambigua e succinta, Annette: non è che l’inizio di una lunga serie di eventi misteriosi con i quali Baba Yaga sembra tessere, intorno alla fotografa, una fitta rete di seduzione e morte. 

La trasposizione di Valentina nel Baba Yaga di Farina è da collocarsi sia nel filone dei Cinecomic italiani ma anche quelli dell’horror classico; le scelte registiche apportano un alone di mistero e un’atmosfera sinistra alla città di Milano, nonostante i riferimenti al capoluogo lombardo provengano solo dall’accento delle comparse e da una piccolissima scena ambientata in piazza del Duomo.
La nebbia che avvolge tutta la vicenda sia nelle scene ambientate di giorno sia in quelle di notte, ricorda vagamente le atmosfere utilizzate successivamente da Fulci sia per Sette Note in Nero che per la sua Trilogia della Morte, donando così alla trama un’atmosfera a tratti onirica in cui far muovere il personaggio di Valentina.

Cinecomic italiani: baba yaga valentina

Nonostante a livello di sceneggiatura i passaggi siano ben riusciti, la resa finale su schermo non è delle migliori: dal punto di vista registico Farina crede molto nel progetto e si può percepire dalla cura delle inquadrature utilizzate (la tecnica utilizzata fa sembrare le inquadrature delle tavole di un fumetto) ma la stessa cosa non si può dire per la resa degli attori, in cui la protagonista e l’antagonista passano notevolmente in secondo piano poichè l’attenzione per la recitazione cade di più sugli attori secondari.
Baba Yaga è un horror atipico che punta molto sulle atmosfere e da quel punto di vista ci riesce, ma se cercate un horror vecchio stile che al di fuori dell’atmosfera spettrale vanti anche una discreta dose di gore e jump scare rimarrete delusi poichè il film rimane esclusivamente uno dei Cinecomic Italiani diventati cult, ma neanche uno di quelli troppo riusciti.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 1.5
Sonoro - 1
Emozione - 0.5

2.5