Chi m’ha visto: recensione del film con Beppe Fiorello

Identità e successo sono le colonne portanti di Chi m’ha visto, la commedia di Alessandro Pondi che sa intrattenere senza tralasciare l'invito alla riflessione.

A cosa siete disposti a rinunciare pur di diventare famosi? È questa la domanda, attuale, per non dire ormai scontata, con cui deve fare i conti chiunque sia in possesso di un temperamento artistico e coltivi il sogno di accostarsi a quel particolare universo che va sotto il nome di “mondo dello spettacolo”. È la stessa domanda che tormenta anche Martino Piccione, protagonista con il volto di Giuseppe Fiorello della commedia Chi m’ha visto, esordio alla regia di Alessandro Pondi, nelle sale italiane dal 28 settembre, prodotto da Rai Cinema e distribuito da 01 Distribution.

Chi m’ha visto: una commedia che riflette su identità e successo, per rispondere a una domanda quanto mai attuale: meglio essere o apparire?

Chi m’ha visto

Il Martino di Beppe Fiorello è infatti un chitarrista di talento, frustrato però da una lunga gavetta che lo ha portato nel corso degli anni a collaborare con i più grandi nomi della musica leggera italiana, ma senza l’opportunità, o la capacità, di emergere veramente. Perennemente all’ombra di qualcuno, figura invisibile sul palco, Martino decide di tornare nel piccolo paese natale.

In questo paese addormentato dell’entroterra pugliese, isolato e invaso dal sole, in uno scenario da Far West, il chitarrista in crisi ritrova il suo migliore amico, Peppino Quaglia: un Pierfrancesco Favino indolente come il luogo che lo circonda, che vive di espedienti, va avanti come può squadrando i nuovi arrivati da sotto il suo cappello di paglia, novello cowboy di provincia. Insieme i due amici decidono di mettere in atto un piano che finalmente permetta a Martino di attirare l’attenzione su di sé.

E quale modo migliore di farsi finalmente “vedere” se non organizzando la propria sparizione? L’inusuale stratagemma riuscirà ad attivare la macchina mediatica: mentre il paese vive una nuova rinascita, improvvisamente preso d’assalto da nuovi fan dello scomparso chitarrista, anche i grandi della musica italiana cavalcano l’onda mobilitandosi con una serie di appelli su internet: da Jovanotti a Morandi, Giorgia, Elisa, Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, Max Pezzali e tanti altri.

Lo strano meccanismo che la sua scomparsa ha innescato permette così a Martino di raggiungere il tanto agognato successo, che dal casale in rovina nelle Murge pugliesi, dove si nasconde, lo porterà direttamente sulla copertina di Rolling Stone. Ma a quale prezzo?

Chi m’ha visto

In un mondo in cui il confine tra pubblico e privato si è annullato del tutto e in cui la televisione si conferma come mezzo principale per riuscire nella vita, Chi m’ha visto mette in scena la tragicomica vicenda di un personaggio fondamentalmente genuino, estraneo alle logiche dello show business, che prende progressivamente coscienza di come oggi il talento sia soltanto un’appendice, e neanche la più importante, del successo.

Un protagonista a tal punto maledetto dal destino da essere costretto a scomparire per rientrare nel campo visivo di amici e parenti e diventare improvvisamente qualcuno di cui la televisione ha assoluto bisogno, a prescindere dal proprio valore come musicista. Chi m’ha visto offre così il ritratto di una società contemporanea, quella dell’Italia di oggi e non solo, fortemente sottomessa alla logica dei like, dei follower, del “Bene o male, purché se ne parli”. E mentre Peppino accoglie a braccia aperte il nuovo stato di notorietà, per il bravo chitarrista il gioco comincia a non valere più la candela.

Chi m’ha visto è un film riuscito, in cui l’irresistibile comicità dei due protagonisti compensa di una certa prevedibilità nella trama

Se la commedia di Alessandro Pondi ha il merito di percorrere una strada tutto sommato nuova per raccontare un argomento ormai risaputo e dai risvolti dolce amari com’è nella migliore tradizione della commedia all’italiana, Chi m’ha visto si presenta come una commedia riuscita, in cui la comicità compensa di una certa ordinarietà nella sceneggiatura. Un difetto che dà adito a situazioni prevedibili e a personaggi, soprattutto femminili, di fatto stereotipati, dalla prostituta interpretata da Mariela Garriga, senza peso nella storia, se non per garantire al protagonista l’immancabile “lieto” fine, fino alla spietata conduttrice televisiva di Sabrina Impacciatore.

Chi m’ha visto

Nonostante i difetti, tuttavia, Chi m’ha visto riesce nell’obiettivo principale: quello di intrattenere senza tralasciare l’invito alla riflessione.

Un risultato che deve quasi tutto ai protagonisti: se è vero che Giuseppe Fiorello e Pierfrancesco Favino rappresentano un duo comico che funziona alla perfezione, a proprio agio anche al momento di recitare in un dialetto, quello pugliese, che non gli appartiene, è anche vero che la comicità rimane affidata per tutto il film soprattutto all’attore romano. Intorno al protagonista di pellicole come Suburra, Acab e Romanzo criminale, si concentrano così le gag più riuscite, un susseguirsi di rocambolesche situazioni al limite del grottesco, in cui immancabilmente e nonostante tutto si ride di gusto.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.8