Caramelo – la recensione del film Netflix diretto da Diego Freitas

Su Netflix è arrivato Caramelo, una storia (tenerissima) di coraggio e amicizia.

Regia - 0.3
Sceneggiatura - 0.4
Fotografia - 0.3
Recitazione - 0.4
Sonoro - 0.3
Emozione - 0.3

0.3

Con Caramelo, Diego Freitas firma un film che si muove su un terreno in apparenza fragile: quello della tenerezza. Netflix, che negli ultimi anni ha spesso oscillato tra il sentimentalismo programmato e il realismo, in questo caso intraprende una terza via: un racconto quasi intimo, privo di enfasi, che si edifica su un ritmo delicato. Pedro (Rafael Vitti), giovane chef promettente, scopre di essere malato nel momento esatto in cui la sua carriera sembra sul punto di decollare. La pellicola non indugia sul dramma medico, né si concede al patetismo, usa piuttosto la diagnosi come detonatore per parlare di una sospensione. Non a caso, l’incontro con un cane randagio, Caramelo, diventa la leva di un cambiamento lento, al punto che Freitas sceglie di raccontare la vulnerabilità senza compiacimenti estetici.

Caramelo: niente vittimismi, solo trasparenza e amicizia

Caramelo-recensione del film Netlix-Cinematographe

Lo sguardo è limpido, quasi documentaristico, ma attraversato da un’intimità che rimanda al miglior cinema brasiliano contemporaneo — quello di Kleber Mendonça Filho o di Anna Muylaert — dove la dimensione domestica si fa specchio dell’interiore. La casa, la cucina, il corpo malato, il cane: tutto è parte di una stessa grande mappa emotiva. Anche se, ovviamente, il film non risulta mai “animalista” nel senso convenzionale del termine. Caramelo non è un simbolo di purezza o un espediente narrativo per addolcire la storia, ma una storia che si regge sul nucleo filosofico (fortissimo) del confronto tra il vivere e il sopravvivere. Rafael Vitti, infatti, regge il film con un’interpretazione sorprendente. Non è mai eccessivo nella recitazione e, più di ogni altra cosa, evita la trappola del personaggio vittimista che lavora per sottrazione.

Ogni suo movimento è calibrato sul tempo interno del film, un tempo nel quale Pedro stesso non evolve, ma tende a cambiare sguardo. L’attore riesce a comunicare questa mutazione con la stanchezza del corpo e con la leggerezza dello sguardo, senza mai pretendere un’empatia forzata da parte dello spettatore -il che è certamente un grande punto a favore della pellicola-. Il cane, interpretato da Amendoim, è a tutti gli effetti co-protagonista. Freitas non lo umanizza, come molti potevano aspettarsi dati i presupposti della trama, ma ne conserva la natura imprevedibile -infatti, in alcune scene, quelle in cui Pedro cucina mentre Caramelo lo osserva in silenzio, o quelle in cui lo segue per la città, funzionano come vere e proprie interruzioni liriche-. Il montaggio di Lucas Gonzaga, oltretutto, alterna questi momenti a segmenti più realistici, mantenendo una tensione costante che è in grado di cogliere lo spettatore impreparato.

Caramelo: valutazione e conclusione

Caramelo-recensione del film Netlix-Cinematographe

Dal punto di vista visivo, Caramelo è costruito su una fotografia calda ma opaca, firmata da Pedro Farkas, grazie alla quale le luci cercano costantemente i chiaroscuri delle cucine e dei corridoi domestici tipici della periferia. Per quanto riguarda la colonna sonora, a cura di Plinio Profeta, il film tende a perdere un po’. Si tratta di una musica di sfondo, che resta priva di ogni forma di climax narrativo: solo piccole onde emotive che non scuotono davvero come Caramelo potrebbe fare. C’è anche da ammettere, tuttavia, che il film non segue un vero arco drammatico (dove il climax resta essenziale), ma è caratterizzato da una serie di piccole rinunce e accettazioni. Il film finisce esattamente dove comincia, anche se il punto di vista dello spettatore è mutato, per merito della scelta di Freitas di ambientare la storia in un contesto sia intimo che urbano.

In conclusione, possiamo dire che Caramelo sia una storia incentrata sulla precarietà, sulla stanchezza e sul bisogno di rallentare in un mondo che misura il valore in produttività. La malattia di Pedro diventa così un pretesto per smascherare l’ideologia dell’efficienza attraverso un sistema che consuma tutto, persino l’emotività dei personaggi. Se il film ha un unico limite ben visibile, è la sua eccessiva compostezza, specialmente quando è la regia che sembra temere più di ogni altra cosa il disordine emotivo. Ma è anche questo rigore a rendere Caramelo un oggetto interessante: un film che cerca di fare riflettere senza impietosire.

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