Back to Black: recensione del film su Amy Winehouse

Il biopic su una delle più grandi icone della musica internazionale: Amy Winehouse!

In linea con altri progetti che sono usciti recentemente e con altri che sono in pre-produzione – che vedono lo stesso Sam Taylor-Johnson alla regia -, arriva al cinema il racconto biografico della vita e della carriera musicale di Amy Winehouse, indiscussa leggenda ormai radicata nell’immaginario collettivo. Ad interpretarla, una bravissima Marisa Abela accompagnata da un cast nel complesso centrato e adatto all’operazione. Il linguaggio del film è quello classico del biopic musicale, con la prevalenza di atmosfere drammatiche ed emozionali accompagnate da un tappeto sonoro che permea, scandisce e tiene in equilibrio l’intero svolgimento dell’opera.

Back to Black: il lato oscuro del pop e dell’esistenza di Amy

Pur non spingendosi troppo in profondità, Sam Taylor-Johnson sceglie comprensibilmente di concentrarsi sull’aspetto oscuro e ribelle di una protagonista che, nella musica come nella vita, ha rappresentato un anticonformismo autentico e in opposizione rispetto all’omologazione patinata della musica pop contemporanea e delle figure che mediamente la abitano. Questa propensione verso ciò che è scorretto e dissoluto ha sicuramente prodotto il tragico esito che tutti conosciamo, ma ha anche consacrato la cantante nell’olimpo della musica internazionale di spessore.
Nel buio pesto della discesa negli inferi, spicca il personaggio di nonna Cynthia, interpretato da Lesley Manville, unico spiraglio di luce e di serenità emotiva che pervade la narrazione. Il suo rapporto con Amy è toccante, complesso e non banalizzato, eppure finisce ugualmente per diventare straziante quando si interrompe per cause di forza maggiore, lasciando la protagonista sola in balìa dell’autodistruzione.

Un buon film, ma più rassicurante della storia che racconta

La sceneggiatura e la messa in scena del film assicurano una buona riuscita complessiva della pellicola, che però rimane a galla senza rischiare e andare oltre la struttura caratteristica del genere: le componenti tecniche sono più che sufficienti, con una regia dinamica, una fotografia inevitabilmente ombrosa e un sonoro che, come specificato in precedenza, riesce a conferire il giusto ritmo agli avvenimenti e trascinare lo spettatore all’interno del racconto; ciò che manca è un guizzo realmente autorale che si ponga in linea con la natura rivoluzionaria della vita e della postura artistica di Amy Winehouse, un azzardo che restituisca in maniera più inaspettata la spinta sovversiva della storia originale.

Back to Black: valutazione e conclusione

Quello di Sam Taylor-Johnson si presenta come un film godibile ed appassionante, arricchito dalle musiche travolgenti di Amy Winehouse e da una interpretazione non macchiettistica di Marisa Abela, ma non riesce ad elevarsi rispetto alla media delle opere del genere biografico/musicale. Quando temi come questo si decide di realizzare un’opera di finzione e quindi non documentaristica, sarebbe auspicabile prendersi qualche rischio in più in favore di una maggiore rilevanza artistica e autorale.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 2

2.9