Biografilm 2021 – Anny: recensione del documentario di Helena Třeštíková

Con Anny la regista Helena Třeštíková mette a nudo la semplice straordinarietà di una donna ai margini.

Una donna e i suoi giorni. La strada, luogo dove si fa amare da chi la paga. Il racconto di una sex worker ormai adulta. Questo è il tema di Anny, documentario di Helena Třeštíková, presente nel programma del Biografilm 2021 (dal 4 al 14 Giugno 2021).

Anny: un racconto che segue la sua protagonista dai 46 ai 62 anni

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Helena Třeštíková porta al centro del suo documentario Anny, una donna di 46 anni che decide di diventare prostituta per sopravvivere in uno stato in cui non sempre le persone vengono tutelate e aiutate, anzi. La regista parla di questa donna guardandola da vicino e da lontano al tempo stesso, di una figura che ha nei confronti della sua vita un gentile pragmatismo. Lei narra e si narra, guardandoci e parlandoci come farebbe con un’amica o un amico delle sue notti, del suo lavoro, della sua famiglia, del suo passato, della storia comunista, del lavoro sessuale e del piacere di esibirsi in un teatro vicino. Anny non chiede mai pietà né “sim-patia”  per i suoi figli, per la sua salute, ma semplicemente va avanti con la sua vita come se ogni cosa fosse un dato di fatto.

Třeštíková ha ancora una volta un approccio radicale grazie al quale ha creato un corpus quasi unico nella storia del cinema, per quel suo modo di seguire i soggetti delle sue opere per archi temporali lunghissimi: in questo caso segue Anny per 16 anni – dai 46 ai 62 – mentre la sua vita e le si stanno modificando.

Anny: una vita difficile che non fa sconti

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Anny lo dice chiaramente, senza paura né patetismi: la vita è una stronza, alcuni stanno meglio, altri peggio. Lei fa parte del secondo gruppo. Lo dice riassumendo la propria esistenza, lo dice mentre la vediamo sbattersi per sopravvivere alle giornate non sempre facili. Lo dice mentre di giorno si spacca la schiena e di notte cammina per strada sperando che un cliente scelga lei e non un’altra. Racconta i pericoli in cui una prostituta può incorrere affidandosi ai protettori, elenca le donne con cui lavora e ha lavorato diventate poi tossicodipendenti. Una vita difficile insomma, a cui non tutte sono pronte. Anny fa l’inserviente e guadagna con minigonne e trucchi esagerati soldi extra per rendere il Natale più felice per la sua gente. Parla del comunismo, della figlia molto fragile, addirittura instabile, si strugge per il nipote che ha il diabete – e lei con un sorriso alla fine dice che vuole fare il cuoco. Cambia di fronte ai nostri occhi, i capelli si ingrigiscono, il corpo si appesantisce, la sua famiglia soffre sempre di più; il fumo, la vita dolorosa la segnano anche fisicamente. Cambia anche Praga e lei lo racconta con un punto di vista lucido, non quello dei ricchi ma quello di coloro che devono combattere. Nella nuova città, alcune persone sono più ricche, il loro tenore di vita è migliorato, ma per i più poveri non c’è stato alcun cambiamento, e la vita di Anny ne è un esempio. La sua esistenza è piena di brevi alti e molti bassi, ma trova un modo per risollevarsi o almeno per sorridere anche quando le cose non vanno.

Anny per sopravvivere alla fatica e alla tristezza canta e recita sul palco ed è così che lo spettatore la conosce, proprio in scena: intona dei versi che raccontano la sua vita da prostituta in uno spettacolo organizzato dall’ONG Risk-Free Pleasure, un gruppo che sostiene ed educa le prostitute. Lì trova conforto e rifugio, riesce a riempire i vuoti, fuggire dai dolori e dalla preoccupazioni. Per lei, la compagnia teatrale, il teatro, il palco rappresentano una rara tregua al vivere quotidiano.

La regista ci mostra una donna che si “denuda”. Senza schermi, senza ipocrisie si apre e apre la sua vita come fosse un album pieno di istantanee in cui c’è lei con tutta sé stessa: è una donna di mezza età appassionata di minigonne, è in età di pensione, poi, ancora prostituta che cerca di fare qualche soldo, infine cammina col bastone, a causa della malattia, attivista per la campagna contro la violenza sulle prostitute.

Anny: un documentario commovente e semplice su una donna speciale

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La regista segue la vita della sua Anny che ha una personalità aperta, onesta, una donna divertente che fa sorridere e commuovere. Anny è il racconto di una figura ai margini per molti versi per cui non si può non provare tenerezza e simpatia; il film accompagna Anny negli ultimi anni della sua via, la rivediamo sessantaduenne, lavora ancora, nonostante i problemi polmonari, nei bagni, è stata da poco dimessa dall’ospedale ma continua a bere, fumare e a mercanteggiare con i clienti. Vorremmo ascoltarla ancora e sentirla parlare ancora una volta con il sorriso delle sue difficoltà.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8