Amuka: recensione del film

Amuka è un documentario intenso nella sua potente semplicità.

La Repubblica Democratica del Congo potrebbe sfamare quasi una persona su due sulla Terra, eppure 12 milioni di congolesi soffrono la fame. Di fronte a questo paradosso, Amuka, il documentario di Antonio Spanò, presente al Festival Cinema e Ambiente Avezzano (13-21 giugno 2022), alla sua sesta edizione, porta al centro alcuni contadini, capaci di rinascere e resistere dopo anni di guerre e corruzione, di unirsi in cooperative e di trovare grazie al loro lavoro indipendenza e sostentamento. Lontani migliaia di chilometri le loro voci echeggiano e lanciano un messaggio universale: la consapevolezza è il primo passo verso la libertà.

Amuka: il Congo e le sue potenzialità

“Caro mio, in Congo noi contadini siamo il 70%, noi, noi contadini siamo il 70%. Se ci mettessimo insieme potremmo far progredire questo paese. Il Congo dipende da noi agricoltori, perché siamo il 70%. Non si può ignorare.”

2 milioni di congolesi soffrono la fame, un congolese su due soffre di malnutrizione, eppure gli agricoltori rappresentano il 70% della popolazione e il Congo è la terra con più potenzialità. Per riuscire a vivere e non venire raggirati dalle grandi produzioni i contadini dovrebbero organizzarsi in cooperative agricole per non soggiacere ai prezzi del Mercato. Di capitolo in capitolo, attraverso la voce di ciascun intervistato/narratore, ciascuna intervistata/narratrice, lo spettatore viene accompagnato nelle loro vite, nel loro lavoro, faticoso, estenuante. Immersi nella natura, tra il latte di mucca, il riso, le palme da cui ricavano l’olio e così via, chi guarda rimane affascinato dal paesaggio, dalla dedizione al lavoro, dall’amore per la propria terra che Biaba Aba Ramazani, Colette Lungu Bunga, Chantal Mbunba Badianga, Eugenie Bitsibu, Augustin Kaberuka Semunkima, hanno. I corpi affaticati, gli occhi pieni di vita, le parole intense risuonano in un documentario potente, sensibile e sincero perché il messaggio arriva forte e chiaro: la loro terra è ciò per cui riescono a vivere, è ciò grazie al quale si cibano e possono dare sostentamento alla famiglia

Quando l’essere umano è grato alla terra

“Conosco l’importanza del caffè, mi ha fatto crescere e sopravvivere. Il caffè è la vita della mia famiglia”

Dice così Eugenie quando racconta il valore che il caffè ha nella sua esistenza, che ha per lei e per la sua famiglia. Con forza e tenacia produce quello che per lei è l’oro nero tanto quanto lo sono le palme per Chantal e Colette. Nonostante sia dura vivere così le due produttrici di olio di palma non si stancano mai, anche se il dolore alla schiena è lancinante.

“I soldi si trovano qui, nella foresta. Quelli che facciamo qui nella foresta sono soldi. […] Questo lavoro ha un valore”

Una delle due donne, mentre i suoi lavoratori e le sue lavoratrici stanno lavorando, parla così della foresta, della palme e dell’olio; è ciò che permette loro di andare avanti, le piantagioni sono ciò che dà ricchezza, è il motivo per cui devono essere felici. Parole semplici ma da cui traspare la loro riconoscenza per quella terra che ha senso in questo caso chiamare madre. Non serve molto tempo a capire che è molto più vantaggioso per queste persone produrre e vendere, unendosi in cooperative, invece che usare un intermediario che fa con difficoltà il loro interesse.

Amuka: la storia della collaborazione

“Il latte mantiene in salute. La mucca per me è importante da un punto di vista personale perché fa mangiare la mia famiglia. Quando abbiano bisogno di qualcosa vendo del latte. […] Se mio figlio si vuole sposare la mucca serve da dote”

Appare evidente dunque che la natura diventa fonte di vita, perché si vive grazie ad essa. Che siano le mucche, il riso, l’olio di palma o qualunque altra cosa, sono proprio queste a scandire l’esistenza di produttori/venditori ed emerge in queste parole la gratitudine che hanno verso la loro terra. Con coraggio e una volontà impressionante i protagonisti di questo documentario riescono a sopravvivere e svilupparsi nel miglior modo possibile e prende forma l’idea di un Congo nascosto che vuole uscire dall’ombra e vivere al di là dell’immaginario collettivo. Le storie raccontate portano un insegnamento di straordinaria rinascita, forza di volontà, coraggio e speranza; Amuka porta con sé un messaggio politico forte, nel senso più nobile e puro del termine che riguarda cioè la cosa “pubblica”, il bene comune: l’unica vita d’uscita è la collaborazione a tutti i livelli. Per gli agricoltori significa unirsi per essere più forti, ma è una valida linea guida per il governo, per le aziende private e pubbliche, per le istituzioni nazionali e internazionali. Lo vediamo davanti ai nostri occhi che gli schemi seguiti fino ad oggi non hanno funzionato. Questo è un fatto. È tempo di cambiare e di ascoltare seriamente gli agricoltori.

Amuka: un documentario intenso nella sua potente semplicità

Amuka, un bel documentario, diviso in “capitoli” che portano il nome del lavoratore o della lavoratrice, spiega come in realtà sia proprio l’unità, il lavorare insieme, l’unica arma vincente, capace di giovare a tutte le parti in causa. Con semplicità e rigore Antonio Spanò entra in contatto con la natura del Congo, con il lavoro e con i coltivatori di speranza, come li chiama lui, e ne comprende idee, parole, dando loro lo spazio di raccontare una storia non sempre facile ma sicuramente umana.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.7