Alibi.com – recensione del film di Philippe Lacheau

Alibi.com è il film di Philippe Lacheau al cinema dal 28 settembre, distribuito da Medusa Film. Una commedia che divora il genere al quale appartiene per smascherare la banalità del nostro essere.

Per Greg (Philippe Lacheau) è un gran bel momento. Single accanito e senza pensieri, è il felice capo della sua azienda: Alibi.com, che offre ai suoi clienti la possibilità di avere qualsiasi tipo di alibi per qualsiasi occasione. Ovviamente in prima fila ci sono i fedifraghi, ma Alibi.com può destreggiarsi nei più disparati campi per i più disparati clienti, vantando una grande flessibilità e fantasia!

Bugie e disavventure nella trama di Alibi.com

Greg pensa solo al lavoro ma non ha previsto che la sorte gli farà incontrare la bella e frizzante Flo (Elodie Fontan), che lo strega e con cui comincia un’intensa storia d’amore, nascondendole il suo vero lavoro per paura di perderla. Peccato che quando si tratta di conoscerne i genitori, Greg scopra che il padre Gérard (Didier Bourdon) è un suo cliente: annoiato dalla moglie Marléne (Nathalie Baye), ha perso la testa per Cynthia Bellini (Nawell Madani), una cantante da quattro soldi. In breve per Gèrard, Greg ed i suoi due collaboratori Augustin (Julien Arruti) e Mehdi (Tarek Boudali) comincerà un’odissea fatta di bugie, improvvisazioni e disavventure!

alibi.com

Philippe Lacheau con Alibi.com (di cui è anche regista) colpisce il bersaglio e può vantarsi di aver concepito (assieme Julien Arruti e Pierre Dudan) una sceneggiatura spumeggiante, divertente, autoironica e spassosissima. Il film è in tutto e per tutto un’opera ibrida, a metà tra la commedia romantica, il film demenziale e (ci sia concesso) il cinepanettone (per fortuna in dosi non esagerate). Alibi.com è un film che diverte, a tratti davvero irresistibile, collegandosi appieno alla miglior commedia francese, con degli azzeccatissimi omaggi al meglio della cultura cinematografica e pop.

Da Star Wars ad Assassin’s Creed, da Fast & Furious a Taxxi fino a 8Mile, Lacheau ha disseminato il film di gag, alcune assolutamente assurde, senza però rinunciare a costruire una trama coerente e infischiandosene del cosiddetto bon ton. Alibi.com, a conti fatti, è sopratutto una feroce satira contro il genere cinematografico più odiato dagli uomini: la commedia romantica.

Alibi.com smaschera la banalità del nostro essere

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Ebbene si. Siamo qui per seppellire questo genere, non per farne l’elogio. Per condannare con fermezza quell’insieme zuccheroso e senza senso formato dai vari Notting Hill, Il Diario di Bridget Jones, Love Actually, Manuale D’Amore e via discorrendo…

Lacheau con Alibi.com ha concepito un film che divora il genere a cui appartiene, un pò come aveva già fatto con i fortunati Babysitting e Babysitting 2.

Il tutto infatti si regge sulle spalle del gioco di equivoci di due coppie sgangherate, imbarazzanti e simpaticissime. Al suo interno si consuma la distruzione dei piccoli o grandi cliché che hanno ammorbato le nostre sale e costretto legioni di fidanzati a bere 5 caffè prima di sorbirsi i falsi drammi e le false soluzioni offerte da iter cinematografici dove bastano le belle parole, le frasi strappalacrime o un mazzo di fiori per conquistare (o riconquistare) l’amore.

Alibi.com

Alibi.com non si prende sul serio ma sferza e colpisce la falsa verità cinematografica, getta luce sull’egoismo e la vigliaccheria dei rapporti umani, su come siano un continuo sali e scendi, e sopratutto su quanto sbagliamo a voler fare della nostra vita una copia di Grey’s Anatomy o simili. Come cantava J-Ax (quando ancora sapeva farlo): “la vita non è un film!”. Ecco allora che il primo appuntamento, il sesso, la galanteria, i cliché di genere e di comportamento vengono abbattuti per lasciare spazio alla realtà sotto forma della più bassa satira: le bugie, come diceva Marlon Brando, sono il lubrificante della vita. Non siamo brave persone, siamo egocentrici, narcisi, egoisti ma capaci di far ogni cosa pur di non perdere chi amiamo (o pensiamo di amare).

Un film che ci bombarda di sensi di colpa sulla nostra prevedibilità, su come ormai impostiamo conoscenze, corteggiamenti e rapporti sulle linee dettatetici dai media, restando perennemente immaturi e senza spina dorsale, preoccupati di come sembriamo agli occhi degli altri.

Non è un film che si prende sul serio, non è un film serio ma è un film che ha, sotto sotto, un messaggio molto più serio di quanto sembri.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3