A mano disarmata: recensione del film su Federica Angeli

A mano disarmata racconta le vicende della giornalista Federica Angeli che, da cronista dell’edizione romana de La Repubblica nel 2013, decide di denunciare apertamente il potere sconfinato dei clan mafiosi a Ostia.

Al cinema dal 6 giugno A mano disarmata il film di Claudio Bonivento tratto dal l’omonimo libro della giornalista Federica Angeli interpretata da Claudia Gerini. Nel cast anche Francesco Venditti, Mirko Frezza, Francesco Pannofino, Rodolfo Laganà, Milena Mancini e Maurizio Mattioli.  Una produzione Laser Digital Film in collaborazione con Rai Cinema e distribuito da Eagle Pictures.

A mano disarmata racconta le vicende della giornalista Federica Angeli, cronista dell’edizione romana de La Repubblica, che nel 2013 decide di denunciare apertamente il potere sconfinato dei clan mafiosi a Ostia, dove vive con la sua famiglia. L’inchiesta cambierà per sempre la sua vita e quella del marito e dei tre figli. Il film percorre le diverse tappe del percorso doloroso che la giornalista romana ha affrontato e continua ad affrontare: sotto scorta, minacciata di morte, perseguitata, insultata, con la paura sempre al suo fianco. La sua forza e caparbietà, dopo anni di battaglie contro la violenza e l’omertà, hanno portato all’apertura il 6 giugno 2018 del maxi processo per mafia contro i clan di Ostia.

A mano disarmata – L’importanza di essere Federica Angeli

A mano disarmata, cinematographe.it

La storia della giornalista de La Repubblica è tanto avvincente quanto dolorosa: Federica Angeli fino al 2013 ha vissuto una vita normale di moglie, madre e giornalista di uno dei più importanti quotidiani nazionali. Ma a un certo punto non ha più potuto voltarsi dall’altra parte, anzi, non lo ha mai fatto. Ha così denunciato i “padroni” di Ostia – nella realtà gli Spada che nel film diventano i Costa – che con violenza e minacce tenevano sotto scacco onesti lavoratori estorcendo loro denaro e impossessandosi di strutture private grazie anche all’aiuto della corrotta amministrazione pubblica. Le conseguenze per la vita della giornalista sono tragiche: l’Ucis le assegna una scorta e lei perde ogni forma di libertà. La libertà di passeggiare tranquillamente con i suoi bambini, di prendere un caffè con la madre in un bar, quella, addirittura, di affacciarsi al balcone di casa.

A mano disarmata, cinematographe.it

Il film sottolinea costantemente il lato privato della vicenda: l’amore viscerale per i figli, la complicità e la passione con il marito che l’ha sempre sostenuta in momenti nei quali chiunque avrebbe gettato la spugna, lo sconforto e la solitudine che l’hanno colpita sentendosi abbandonata dalle Istituzioni, dagli amici, dal suo giornale. Non è difficile immedesimarsi nella sua famiglia, spaventata, interdetta dalle scelte coraggiose, giuste ma pericolose di Federica Angeli che a una vita tranquilla e agiata ha preferito quella in prima linea del giornalista d’inchiesta: per far conoscere la verità, anche quella più brutale e scomoda. Sono 19 al momento i giornalisti italiani sotto scorta: da Roberto Saviano a Sandro Ruotolo e tanti in passato hanno trovato la morte per raccontare la verità come Giancarlo Siani e Peppino Impastato.

A mano disarmata – Un ritratto non all’altezza

Pensando proprio agli indimenticabili film dedicati a Siani e Impastato, rispettivamente Fortapàcs di Marco Risi e I cento passi di Marco Tullio Giordana – è inevitabile il paragone con A mano disarmata di Claudio Bonivento che a differenza delle opere citate non rende giustizia all’importante figura di Federica Angeli. Il cinema civile in Italia è stato un genere di punta per molti anni grazie a opere di grande rilievo di registi come Elio Petri, Francesco Rosi e Giuliano Montaldo e che sporadicamente fa capolino come con il recente successo di pubblico e critica de Il Traditore di Marco Bellocchio.  Purtroppo A mano disarmata non ha la stessa forza narrativa nonostante la sceneggiatrice Domitilla Shula Di Pietro abbia collaborato con Federica Angeli che nell’omonimo libro, ovviamente, meglio di altri ha saputo raccontare le vicende criminali e giudiziarie che l’hanno portata a diventare una delle “bandiere” italiane del giornalismo investigativo.

A mano disarmata, cinematographe.it

Il film, pur con tutte le buone intenzioni, finisce per banalizzare la sua storia tramutandola in una fiction televisiva nel senso negativo. Dialoghi stucchevoli e ridondanti, personaggi stereotipati e continui e inutili indugi sul dramma personale della Angeli che non riescono a trasmettere allo spettatore la sofferenza e la portata della sua “impresa”. Il personaggio interpretato da Claudia Gerini è svuotato del carisma che la giornalista nella realtà, durante le interviste, le videoinchieste, i monologhi in tv, comunica con naturalezza e trasporto catturando con semplici ma taglienti parole chiunque l’ascolti e verso la quale non si può che provare ammirazione.

Il film, che ha ricevuto il Nastro della legalità nato per iniziativa dei Giornalisti Cinematografici insieme a Trame – Festival dei libri sulle mafie diretto da Gaetano Savatteri per sottolineare il valore di denuncia del cinema di impegno civile, è un’occasione mancata per far conoscere attraverso un’opera all’altezza, non solo in Italia, la guerra “a mano disarmata” di Federica Angeli.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2

2.5