You – stagione 2: recensione della serie Netflix

La nostra recensione della seconda stagione di You, la serie Netflix con protagonista Penn Badgley nei panni di uno stalker senza scrupoli

Nel corso del 2019 hanno visto la luce serie TV davvero eccezionali: prodotti televisivi memorabili che si sono posizionati nelle top 10 del decennio senza troppa fatica. Sul piccolo schermo sono arrivati show perfetti, con scritture impeccabili, regie cinematograficamente rilevanti e cast epocali. Tutte cose che vanno considerate quando si giudica una serie TV, certo, ma spesso diventa necessario porsi una domanda specifica, che travalica la qualità in sé e per sé di un prodotto e si appella alle divinità del binge watching: è divertente? Quando si parla di You e della sua seconda stagione arrivata su Netflix il 26 dicembre questo è l’unico quesito che vale la pena porsi e la risposta è: sì.

La serie TV ideata da Greg Berlanti e Sera Gamble e tratta dal romanzo di Caroline Kepnes è un insieme d’insensatezze, pessima recitazione, comportamenti disdicevoli e una marea estesissima di cavolate (per mantenerci in fascia protetta). La serie riprende a raccontare immediatamente dopo la fine della prima stagione, quando Joe (Penn Badgley) viene sorpreso dalla sua ex fidanzata presumibilmente morta, Candace (Ambyr Childers), la quale gli fa capire di voler chiarire il loro rapporto. Joe teme le ripercussioni per quello che è stato a tutti gli effetti un tentato omicidio (che si unisce alla lista lunghissima di crimini violenti effettivamente compiuti) e scappa nel luogo che odia di più sulla faccia della terra: Los Angeles.

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Nella città Californiana Joe assume una nuova identità – si chiama Will -, ma non perde il vizietto dello stalking. La sua nuova vittima è la bella Love (Victoria Pedretti), la quale ricambia i suoi sentimenti. Ma Joe non è l’unico stalker in circolazione: il passato è una bestia caparbia.

You: una serie mediocre, ma il binge è assicurato

Ma quindi perché l’unico elemento da considerare quando si parla di You è il fattore divertimento? Perché non c’è altro. La serie mantiene per tutta la seconda stagione la qualità mediocre che l’aveva accompagnata nella prima. Eppure lo show rimane la vittima perfetta del nostro binge estremo perché, in fondo, non possiamo sempre e solo dedicarci a prodotti elevati dal punto di vista culturale. Il trash è parte integrante della dieta del nuovo millennio. Ci fa sentire migliori, ci fa sentire parte di qualcosa di ampio e, cosa fondamentale, ci fa divertire. E non c’è nulla di male nel voler dedicare qualche ora a qualcosa che – senza ombra di dubbio – non riuscirà mai ad aggiungere nulla al nostro bagaglio culturale.

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La storia delle serie TV e del cinema è costellata di casi fortunati quanto You. Prodotti che dagli addetti ai lavori vengono definiti guilty pleasures, piaceri immondi e dei quali è NECESSARIO vergognarsi. Cose che ci piacciono, ma non dovrebbero piacerci. Opere talmente sotto la media di quello che consumiamo di solito, da diventare quasi elevate. In questo modo possiamo continuare a essere snob, ma goderci comunque la parte migliore dell’essere spettatori: l’intrattenimento puro.

You pecca in tantissime cose, ma evita sempre la noia. E questo è praticamente un piccolo miracolo perché la sua struttura narrativa (nella seconda stagione) è un loop, un cerchio, un circolo vizioso: Joe è matto, ha un’ossessione, si impiccia nella vita della sua ossessione e di chi la circonda, le cose si mettono male. Evitiamo di dirvi come va a finire questa volta la storia, ma vi basti sapere che la produzione di una stagione 3 è quasi una certezza e un evento che, diciamolo con contrizione, attendiamo con tutta la gioia che abbiamo il permesso di riservare a prodotti come questo. Non è hype, non è attesa folle. È una piccola, insignificante eccitazione che provvediamo a nascondere nel cassetto della vergogna tra cose come Pretty Little Liars e Glee.

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You: cosa succede nel finale della stagione 2

Assodato, quindi, che You sia un prodotto qualitativamente mediocre, ma bingiabilissimo, vi spieghiamo perché la terza stagione è un passo obbligato. Per farlo dovremo ricorrere a degli spoiler della stagione 2 quindi, se non l’avete ancora finita e avete intenzione di recuperarla, tornate a leggerci a missione compiuta.

Nel finale di stagione Joe/Will scopre che la sua Love, la dolce e perfetta Love, è una psicopatica quanto lui. La ragazza ha ucciso la au pair che badava a lei e al gemello Forty per proteggere il fratello e la povera Delilah per proteggere il suo amore con Joe. I due sono adesso la coppia più pericolosa d’America, ma si amano come mai e aspettano anche un figlio insieme. Dopo aver eliminato chiunque potesse rappresentare un ostacolo al loro futuro (compresi Candace e Forty) i due si apprestano a vivere un’esistenza idilliaca in periferia.

Con la struttura circolare che ci aspettiamo ormai in maniera automatica, però, Joe ha per la testa una nuova ossessione. Dalle fessure dello steccato spia la loro vicina di casa promettendole che, un giorno, potranno vivere il loro amore. Non vediamo l’ora di scoprire di quale morte dovrà morire la poveretta e, soprattutto, quanto debba diventare alta la pila di cadaveri prima che Joe e la sua Love subiscano finalmente le conseguenze delle loro azioni.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2
Recitazione - 2
Sonoro - 2.5
Emozione - 4

2.4

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