Wilderness – Fuori controllo: recensione della serie thriller su Prime Video

Jenna Coleman cerca vendetta sul marito fedifrago Oliver Jackson-Cohen, ma le cose non vanno come si aspetta. Wilderness - Fuori controllo, miniserie in sei episodi su Prime Video dal 15 settembre 2023.

Su Prime Video dal 15 settembre 2023, 6 episodi, adattamento dell’omonimo romanzo di B.E. Jones, scritta e ideata da Marnie Dickens per la regia di So Yong Kim, con protagonisti Jenna Coleman e Oliver Jackson-Cohen. Ha splendidi titoli di testa e in sottofondo c’è Taylor Swift, il pezzo ha per titolo “Look What You Made Me Do”. Si chiama Wilderness – Fuori controllo ed è una miniserie del genere revenge thriller con una forte impronta da procedurale poliziesco e una spiccata attenzione ai moventi psicologici e ai condizionamenti sociali subiti dalla protagonista. O eroina, o strega, o arpia, o vendicatrice, come sceglie di presentarsi agli occhi dello spettatore. Rifiutando la logica schematica e piatta, bidimensionale, della tinta unita, Olivia, questo il suo nome, ingolfa la serie con la sua voce fuori campo per farci capire che lei (non solo) è l’incastro caotico di un mucchio di sfumature. La sua storia sembra la più classica delle rivincite.

Wilderness – Fuori controllo: il perfetto matrimonio imperfetto tra Olivia e Will

Wilderness - Fuori controllo cinematographe.it recensione

Quella tra Olivia (Jenna Coleman) e Will (Oliver Jackson-Cohen) è la spudorata contraffazione di un matrimonio perfetto. Liv, da qui in avanti solo il diminutivo, si lascia tutto alle spalle per seguire il marito a New York: l’Inghilterra, un poco esaltante impiego come giornalista/scrittrice (vuole ancora scrivere il suo libro) e un’eredità familiare desolante. Sarebbe a dire che il padre è fuori dai giochi e il rapporto con la madre Caryl (Claire Rushbrook) è turbolento. Ha persino dismesso il cinismo che le ha fatto da corazza per tanto tempo e le ha impedito, almeno così racconta, di farsi fregare: non ti buttare, non ti farai del male. Questa è la filosofia di Liv, niente di troppo esaltante in termini esistenziali ma non c’è spazio per alternative. Poi conosce Will.

Will è il raggio di sole che la aiuta a uscire dal guscio, l’unico a vederla sul serio, con l’eccezione forse di Ash (Morgana Van Peebles), la vicina di casa americana che la ama senza troppe speranze. Il problema, come Wilderness – Fuori controllo insinua per vie traverse, non lo indica chiaramente ed è un bene considerando lo schematismo didascalico altrimenti imperante, è che Liv vive in modo troppo affilato. Peccando di troppo cinismo, prima. E di un eccesso di disponibilità, poi. Quando, per non aver scavato abbastanza a fondo nella personalità del marito, finisce per non coglierne l’infedeltà patologica. Cosa fa una moglie tradita quando ha a disposizione una fervida fantasia, un carattere impetuoso e si accorge di aver sacrificato tutto per un uomo che non merita neanche la metà dei suoi sforzi?

Organizza la vacanza perfetta per sbarazzarsene fingendo un incidente. Wilderness – Fuori controllo comincia come la più classica delle fantasie vendicative: i dolorosi antefatti, il piano a prova di bomba (fondamentale farlo scivolare in un crepaccio sulle montagne prima della tappa successiva, Las Vegas), l’immagine social ripulita per non destare sospetti, il volto sorridente a camuffare un cuore nero. La vita, però, si mette sempre di traverso: Cara (Ashley Benson), l’amante di Will, sono colleghi, il capo è Bonnie (Talia Balsam), “casualmente” va a fare vacanza con il suo compagno Garth (Eric Balfour) proprio nello stesso posto e nello stesso momento di Liv e Will. La vendetta traballa; dovrà fare i conti, la protagonista, con una coscienza risvegliata dall’intorpidimento, la sua, con la pressione di chi le sta intorno, particolarmente della madre. E con un’inchiesta criminale condotta dai detective Wiseman e Rawlins (Jonathan Keltz e Marsha Stephanie Blake).

Un problema di controllo

Wilderness - Fuori controllo cinematographe.it recensione

Il viaggio di Liv è complesso, spiazzante e stratificato, più di quanto non suggerisca una lettura affrettata. Cosa definisce, a conti fatti, l’identità di una persona? Le circostanze, i condizionamenti della società, la guerra dei sessi, la famiglia, le cose che ci portiamo dentro e che non confessiamo a nessuno? Wilderness – Fuori controllo non sa bene come rispondere, fortunatamente; è una serie più lucida della sua intemperante protagonista. Non fraintendete, c’è molto e di giusto nel rancore e nelle rivendicazioni di Liv. Che, molto semplicemente, è stata tradita dalla vita. La famiglia, il patriarcato, un marito non all’altezza che nonostante tutto non può fare a meno di amare, almeno in principio, complicando e di molto i propositi di vendetta. Marnie Dickens nasconde, dietro un’ostinata ricerca di vendetta e un mucchio di passioni forti, molto altro.

Una ricerca di senso, di significato, quel tanto di controllo. Controllo è la parola chiave. Liv ha bisogno di prendere in mano la sua vita. Non dice di no all’amore, al lavoro, all’avventura. Solo, vuole reciprocità e onestà. Mancano? Se le prende a modo suo. Vendetta come mezzo per ottenere controllo, controllo come passepartout esistenziale. Decidere come e quando farla pagare a Will serve alla protagonista per capirsi, conoscersi, fare i conti con la propria identità. Ma la via per il controllo, cioè la via della vendetta, è lastricata di dilemmi morali, imprevisti e scomode domande: può una donna liberarsi dal giogo senza pagare dazio al marcio che una società ingiusta e maschilista le ha riversato contro per tutta una vita? Libera e innocente, è possibile?

La risposta è ambigua e non potrebbe essere altrimenti; l’ambiguità va intesa come dato strutturale di Wilderness – Fuori controllo. L’impressione di commedia nera informata di furore vendicativo lascia spazio, dopo un pugno di episodi, a un cambio di pelle spiazzante, al racconto di scelte dolorose e di conseguenze morali impreviste. Peccato che l’armatura del procedurale poliziesco ingabbi molto delle potenzialità di una serie che potrebbe offrire di più, ma fatica a riuscirci. Finisce per attorcigliarsi sui protagonisti, comunque molto bravi, una Jenna Coleman in bilico tra rabbia folle e controllo, un tormentatissimo Oliver Jackson-Cohen. Sacrificando così le ragioni e le complessità dei comprimari, su tutti l’amante tradita Ashley Benson, che meritavano più profondità per arricchire il quadro di una serie godibile, ma trattenuta dalla sua stessa imprevedibilità.

Wilderness – Fuori controllo: conclusione e valutazione

Wilderness; cinematographe.it

Ingolfata da un’ostinata ricerca di chiarezza a tutti i costi, chiarezza sulle psicologie, chiarezza sui moventi, Wilderness – Fuori controllo spiega tanto, troppo, tutto e finisce per risultare più legnosa del necessario. Non basta però a scalfire l’impressione generale di un racconto cupo e perversamente ironico, che si fa forte della capacità dei suoi tormentati protagonisti di muoversi su un equilibrio sottile di moderazione e violenza improvvisa.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.7