Unbelievable: recensione della serie Netflix

La nuova serie tv Netflix Unbelievable è uno spaccato su una questione molto importante dei nostri giorni, la violenza sessuale e la contemporaneità. Ecco la recensione.

Unbelievable è la nuova serie di Netflix, in onda dal 13 settembre sul servizio di streaming digitale.

Unbelievable: ecco il trailer ufficiale italiano della serie Netflix

Unbelievable è una serie drama in otto puntate che parla, senza spettacolarizzare alcuna parte della storia, della violenza sessuale e di come venga vista dalla società moderna una ragazza che denuncia uno stupro. Senza citare troppi numeri, in molti dei paesi cosiddetti “civilizzati” le condanne per violenza sessuale sono al minimo storico. Questo avviene in Italia, dove la violenza di genere non è ancora punita in modo esemplare, come anche in USA dove – secondo un recente report diffuso anche dal Guardian – solamente cinque persone su mille accusate di violenza sessuale vengono condannate per quei reati.

Unbelievable: la serie Netflix che racconta lo stupro senza spettacolarizzarlo

Unbelievable è un prodotto per il piccolo schermo che adatta per la tv un articolo vincitore del premio Pulitzer pubblicato dal sito di investigazioni americano, ProPublica, che riguarda il caso di una ragazza di Lynnwood, nello stato di Washington, che ha affermato prima di essere stata legata e violentata nella sua camera da letto, salvo poi cambiare versione e negare addirittura l’avvenuta violenza. Partendo da lontano, bisogna effettivamente fare una riflessione su questo genere di comportamenti (che a volte si verificano), che possono derivare da una serie di situazioni stressanti per la vittima come le pressioni che può esercitare la stessa polizia con domande continuative, a volte, indelicate e insensibili, oltre che accusatorie.

Perché c’è una sottocultura radicata nella società che ancora pensa che lo stupro non sia nemmeno un reato perché la donna “in fondo lo desidera, anche se pensa di non volerlo, lo stupro”. E quindi spesso le vittime ritrattano per non dover continuamente rivivere le emozioni negative provocate dalla situazione che sono andate a denunciare; in quel caso, a volte, la ritrattazione non viene esaminata sotto il punto di vista psicologico, e la persona coinvolta viene considerata bugiarda.

Unbelievable cinematographe.it

Unbelievable: di cosa parla la serie Netflix

La storia parla della confusione di Marie Adler, una giovane di diciotto anni che è stata sballottata da una casa famiglia all’altra nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza e che aspetta l’età adulta per affrancarsi dalla tutela del sistema sanitario nazionale (USA). Quel che traspare dal racconto di stupro della ragazza – che appena si trova di fronte ai poliziotti esordisce con un “Sono nei guai?” – è che lei è al contempo una persona fragile e scarsamente credibile che sembra a volte preda del terrore, altre completamente indifferente ai fatti occorsi nella sua storia recente.

Ovviamente lo spettatore viene invitato dai narratori a chiedersi più volte se la ragazza stia mentendo o se la sua poca credibilità derivi dal fatto che la polizia, con le sue domande intrusive e interminabili, abbia un ruolo fondamentale nella sconclusionata narrazione della giovane donna. Il caso comunque, a differenza di quanto avviene spesso, è seguito da due detective donna, Karen Duvall, interpretata da Merritt Wever e Grace Rasmussen da Toni Collette che vogliono arrivare al nocciolo della questione nonostante sia effettivamente molto complicato comprendere se la Adler stia mentendo o meno.

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Unbelievable: quando il focus è sulla soluzione del caso

Ma questa serie non si concentra sul fatto che la ragazza stia o meno dicendo la verità; piuttosto vuole mostrare come invece si segua un caso a prescindere dalle supposizioni iniziali (fatte da detective maschi), e si cerchi di arrivare alla verità.

È un prodotto questo, dalla forte connotazione femminista ma, a parte qualche esagerazione, la narrazione è pulita e non propensa alla spettacolarizzazione del reato perché sarebbe effettivamente troppo semplice fare questo con una storia che parla di violenza sessuale; invece il focus è sul caso e su quel che serve per risolverlo, senza troppi inutili manifesti, come dovrebbe accadere anche nella vita reale.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 3
Sonoro - 2
Emozione - 4

3.2

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