Un mondo di vita: recensione della docuserie su Netflix

La voce narrante di Cate Blanchett ci accompagna in un viaggio nella maestosità, nelle promesse e nelle minacce del mondo naturale. Un mondo di vita è su Netflix dal 17 aprile 2024.

Stavolta è il turno dell’intelligenza naturale. Non si può descrivere diversamente lo spettacolo della natura “al lavoro”, fissato nei minimi dettagli da Un mondo di vita (il titolo originale è Our living world), la docuserie su Netflix dal 17 aprile 2024. Quattro episodi, durata media cinquanta minuti, impreziositi dalla prestigiosa voce narrante di Cate Blanchett. Produttori Ben Roy e James Honeyborne. Nulla sfugge, all’occhio indagatore: il fondo dell’oceano, i deserti senza speranza, la foresta tropicale, la città e la solitudine della foresta. Se c’è una morale della favola, è che tutto ciò che esiste è collegato. Se l’equilibrio si spezza, bisogna darsi da fare per ricomporlo. Ne va della nostra (non solo) sopravvivenza. La verità più ovvia e le intenzioni più nobili: eppure, dare retta alla voce della ragione è sempre più difficile. Chissà che Cate Blanchett non riesca nell’impresa di farci capire, una volta per tutte, come stanno davvero le cose. La sua voce è il giusto punto di partenza per raccontare Un mondo di vita.

Un mondo di vita: la voce narrante di Cate Blanchett ci guida alla scoperta della natura interconnessa

Un mondo di vita cinematographe.it recensione

La voce narrante di Cate Blanchett non lascia scoperto neanche un minuto di Un mondo di vita ed è giusto così, perché c’è tanto di bello (e cupo e violento) da raccontare e poco tempo a disposizione. La voce narrante di Cate Blanchett è l’amo più efficace per catturare l’attenzione dello spettatore; tutta questione di carisma messo al servizio di una nobile causa. Non è la prima volta, per la grande attrice australiana; qualcosa di simile l’aveva già fatta in Voyage of Time – Il cammino della vita (2016) di Terence Malick. In quel caso, però, prestando la voce a un’intenzione piu solenne e trascendente. Qui è più composta e rigorosa, all’apparenza imperturbabile, come un’insegnante che tiene le distanze ma trova il modo di farsi amare lo stesso. Di quando in quando, l’inappuntabile controllo della situazione lascia spazio a un commento più libero, divertito, quasi giocasse ironicamente con l’immagine. Una cosa che riesce bene, a Un mondo di vita, è di umanizzare la natura, si tratti di semplificare (non banalizzare) la spiegazione di una legge fisica o di normalizzare, avvicinandolo al nostro, il comportamento animale. Tutto conta, i misteriosi diciassette anni di letargo sotterraneo delle cicale, i benefici delle piante secolari, la saggezza degli elefanti, la vista rafforzata delle libellule, l’incedere delle stagioni, i funghi. Ma anche l’appetito del giaguaro, l’amore di mamma pipistrello per i suoi piccoli. Le grida della vittima, il passo implacabile del predatore.

D’altronde di questo si tratta: mostrare in che modo tutto ciò che esiste sia parte di una rete di responsabilità e possibilità condivise. Evidenziando, in modo non così incidentale, l’insensatezza di qualsiasi pensiero che metta l’uomo e la natura l’uno contro l’altra: le crisi del nostro presente sono figlie di questo pericoloso equivoco. Un mondo di vita struttura il suo percorso in quattro capitoli – e quattro sono, in effetti, gli episodi della docuserie – anche se l’orizzonte di riferimento è sempre lo stesso: un dialogo più maturo e sostenibile tra uomo e natura. Si comincia spiegando come tutto sia connesso nel mondo naturale (ep. 1), per analizzare i meccanismi e le leggi che ne regolano il corretto funzionamento (ep.2). Si prosegue rovesciando la prospettiva e affrontando la madre di tutte le questioni, il cambiamento climatico e in che modo l’intervento dell’uomo alteri equilibri millenari (ep. 3). Per finire, una nota di speranza: la natura sa curare le sue ferite e l’uomo può fare la sua parte (ep.4), a patto che acquisisca il giusto grado di consapevolezza. Il raggiungimento di questa consapevolezza è il fine ultimo, la speranza decisiva di Un mondo di vita .

Si parla di natura, perché l’uomo intenda

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Competizione e responsabilità. Parole chiave che aiutano a cogliere senso e intenzioni del discorso avviato da Un mondo di vita. Il business dell’esistenza è una sporca faccenda e molto competitiva, alimentata da una dose di brutale, spietata e implacabile violenza: mangia o sarai mangiato. La docuserie, senza cadere in eccessi morbosi, fotografa la natura al lavoro senza nascondere nulla. Una sorta di equidistanza, di neutralità deliberatamente inseguita, ne struttura il rapporto con la morte. Nessuna visione manichea (giusto vs. sbagliato) a guastare la credibilità della narrazione: l’unico punto di vista rilevante è quello della natura e la natura opera secondo la legge della sopravvivenza. Vittima e predatore si equivalgono e Un mondo di vita, senza scegliere da che parte stare, registra un dato di fatto: la morte è conseguenza della vita e va raccontata con asciuttezza e stoicismo. Sorprende che la docuserie, così interessata a mostrare il legame tra ogni forma di vita – e la fragilità dell’esistenza, cioè i rischi dell’equilibrio che si spezza – sia tanto timida quando si tratta di fare lo step ulteriore. Non è lo standard, per il tipo di documentario, ma la domanda quasi s’impone: da dove provengono queste leggi di natura incredibilmente rigorose? Sono frutto del caso, o qualcuno (o qualcosa) le ha accuratamente predisposte? Si tratta, evidentemente, di un pensiero che sposta troppo in là il discorso.

Si parla di natura, perché uomo intenda. Un mondo di vita, nella lineare scansione in capitoli, quattro, sposta progressivamente il focus del suo ragionamento: parte dall’uomo, se ne allontana il più possibile, per tornare al punto di partenza. Lo svelamento della stupefacente reciprocità che sostiene la vita sulla Terra è un diversivo intelligente, un monito allo spettatore perché comprenda l’impietosa ma non disperata verità: siamo parte di un complesso network di ruoli, prerogative e risorse. Vivere in maniera sostenibile non è sdolcinato e autoreferenziale altruismo, ma la risposta più pragmatica alla doppia crisi (climatica e ambientale) in atto: salvare gli altri, per salvare noi stessi. Un mondo di vita non ha il tempo e il modo di essere qualcosa di diverso da ciò che è: un interessante, emozionante e inevitabilmente superficiale – data la vastità dell’argomento – viaggio nelle meraviglie, nelle promesse e nelle minacce del mondo che ci ospita. Racconta bene la natura “interconnessa”. Con il cuore al posto giusto, mette lo spettatore di fronte alle sue responsabilità di abitante della casa comune. Lo fa, nella tradizione della docuserie Netflix più recente, coltivando un’esteriorità sbalorditiva – la forza e la nitidezza delle immagini è commovente per la potenza dei dettagli e l’intrinseca spettacolarità – ma senza correre il rischio di essere troppo specifica o troppo precisa. Non la natura spiegata, ma la natura introdotta allo spettatore. Come primo passo, è comunque di pregio.

Un mondo di vita: conclusione e valutazione

Indirettamente, forse no, Un mondo di vita è un commento sullo straordinario progresso formale del genere documentario. Lo stato dell’arte è sbalorditivo: la solennità, la maestosità, la nobiltà della natura è restituita da una tecnologia finalmente rispettosa dei dettagli. Tutto conta, tutto è meritevole d’interesse e tutto deve essere mostrato: sul fondo dell’oceano (forse le riprese più efficaci) come in cima alle montagne. La voce narrante, incredibilmente prestigiosa, di Cate Blanchett, attraversa la serie con ironica impassibilità, senza mai lasciarsi andare e intervenendo, qui e là, con punte di provvidenziale ironia. Non può, Un mondo di vita, gareggiare con le sue ambizioni: la materia è troppo densa. A tratti, l’invadente colonna sonora carica il racconto di un sottotesto retorico davvero fuori posto. La gloria dell’immagine, lo spettacolo della natura al lavoro, è un esempio lodevole di sinergia uomo-natura. La forza dell’immagine riscatta i limiti dell’operazione.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 4
Sonoro - 2
Emozione - 3

2.9

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