Un Amore: recensione della serie Sky Original

L'amore, le parole, il tempo e le scelte. Micaela Ramazzotti e Stefano Accorsi sono i protagonisti di Un Amore, la serie Sky Original disponibile dal 16 febbraio 2024.

Il tempo e l’amore sono una combinazione micidiale e dal notevole potenziale drammatico. Così almeno la pensa Un Amore, serie Sky Original in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW dal 16 febbraio 2024. Sei puntate, disponibili al ritmo di due a settimana, ogni venerdì. Da un’idea di Enrico Audanino e Stefano Accorsi, che partecipano alla sceneggiatura insieme a Giordana Mari, Teresa Gelli e Francesco Lagi, anche regista. Un racconto geometrico: due sfondi, Bologna e la Spagna. Due linee temporali, il nostro presente e la fine degli anni ’90. Una coppia di protagonisti, serviti da due coppie di attori. Ambiziosa nella struttura e audace nella forma, mixa formati espressivi e recupera nobili tradizioni letterarie. La storia di un amore, anche se esteriormente non c’è nulla che somigli a una relazione standard. Nel cast, oltre al già citato Stefano Accorsi, Micaela Ramazzotti, Luca Santoro, Beatrice Fiorentini, Andrea Roncato e Ottavia Piccolo.

Un Amore: la storia di un sentimento, raccontata da una vita di lettere

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Foto di Luisa Carcavale.

La letteratura con chi lega di più, con il mondo seriale o con il cinema? La serie ha tempi e ritmi diversi rispetto al film. Quello che perde in capacità di sintesi (una virtù straordinaria), lo guadagna in profondità del dettaglio narrativo, nella scrupolosa esplorazione di un ambiente o nella dilatazione della psicologia dei personaggi. Da un punto di vista squisitamente formale, la serie (a puntate) è erede di una gloriosa tradizione letteraria da cui prende in prestito molto e con successo. Il preambolo – che generalizza e banalizza, ma non si può fare altrimenti – serve a chiarire che Un Amore recupera la nobile forma del romanzo epistolare e la adatta alle esigenze del contenitore televisivo, per partorire un modello di narrazione in bilico tra passato e presente, la serie tv epistolare.

La storia di un amore, raccontata dalle lettere di due innamorati. Si chiamano Anna e Alessandro. Si incontrano per la prima volta in Spagna, alla fine degli anni ’90, in vacanza. In questa linea temporale, perché la storia è un continuo ping pong tra passato e presente, gli interpreti sono Beatrice Fiorentini e Luca Santoro. Sono giovani e hanno tutta la vita davanti. Come sempre capita, a quell’età lì, non sanno bene che farsene, di tutta questa vita davanti. Si innamorano all’istante, ma la vita di Anna e Alessandro non è un lineare tragitto dal punto a al punto b. Invece di cominciare una relazione, pur vivendo entrambi a Bologna, non si frequentano, mai. Fisicamente distanti ma non si perdono mai di vista, perché si scrivono lettere, tante lettere, niente più di questo ma gli basta. La loro scelta d’amore.

La storia di un amore è la storia delle scelte che lo definiscono. Ogni scelta si trascina dietro un fantasma, il fantasma di tutte le scelte inespresse, di tutte le alternative mai realizzate, della vita come sarebbe potuta essere. E poi c’è il tempo, che agisce indifferente su corpi e anime. Anna e Alessandro, ormai cresciuti, qui tocca a Micaela Ramazzotti e Stefano Accorsi, hanno una vita ufficiale che scorre parallela alla segreta corrispondenza. Anna sta sempre a Bologna, ha un figlio e un marito, Guido (Alessandro Tedeschi). Alessandro è sempre in giro per il mondo per lavoro, quando torna a Bologna tenta, invano, di costruire un dialogo con la madre Teresa (Ottavia Piccolo), che lo ha cresciuto da sola. Un Amore fotografa i protagonisti nel momento di massima vulnerabilità, quando, dopo decenni, arriva il momento di rompere il tabù e vedersi di persona. La sottile ironia è che Anna e Alessandro credono ingenuamente che non sarà poi così traumatico, il passaggio dall’ombra delle lettere alla luce della vita, la vita vera. Non è così. I sentimenti hanno una vita più profonda delle parole. Ma le parole sono comunque importanti.

Le parole (scritte) sono importanti

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Foto di Luisa Carcavale.

Un Amore va letteralmente a caccia di contraddizioni. Le cerca, le insegue e le usa, consapevolmente, per dare un senso e un respiro, per colorare di una salutare ambiguità la storia. Un muro di contraddizioni, a pensarci bene: un uomo e una donna e la loro vita insieme. Vicini, mai però nello stesso posto e nello stesso momento. Due linee temporali, un prima e un dopo, il passato e il presente, che si mischiano e si intrecciano, quasi comunicano, perché è così che si sperimenta il tempo, in maniera per nulla lineare. Soprattutto – è questa la contraddizione più grande e la più importante – una serie televisiva, cioè una storia fatta di suono e immagine, che ci ricorda che le parole sono importanti. Che la parola scritta, è importante.

La parola scritta di Un Amore, la vita di lettere che si scrivono Anna e Alessandro, lega il passato e il presente, ne svela i moventi, contraddice (!) gli atteggiamenti esteriori, superficiali, concentrandosi sull’incendio che cova sotto la cenere. La serie è il gioco a due di Stefano Accorsi e Micaela Ramazzotti, la mappa dei bisogni e dei desideri, delle fragilità, di entrambi. Fragilità diverse: più tenera e dolente quella di lei; più introversa e trattenuta, quella di lui. In pieno controllo della situazione, sempre a fianco dei personaggi, mai un centimetro sopra o un centimetro sotto. Li aiutano i molto giovani e molto bravi Beatrice Fiorentini e Luca Santoro. Non hanno un compito facile, devono restituire innocenza e spontaneità negli occhi dei personaggi e allo stesso tempo intonare il battito della recitazione a quello della coppia Accorsi/Ramazzotti, evocandoli senza scimmiottarli.

Ai lati della storia, ma senza sminuirne l’importanza, il marito in cerca del giusto (forse impossibile) equilibrio con una moglie reticente – pensando che ogni momento sia giusto per parlarle – Alessandro Tedeschi. E una madre che vive di silenzi e mezze parole, Ottavia Piccolo. Non solo loro ma, ecco, sono due buoni esempi di come si può usare – bene – il tempo lungo della serialità, regalando profondità e spessore a non protagonisti che altrimenti, con storie più brevi e un altro minutaggio, avrebbero sofferto la loro “marginalità”. Se c’è qualcosa che cigola, nell’archittettura (narrativa, tematica) di Un Amore, è la tendenza della serie a specchiarsi nell’eccezionalità delle sue dinamiche, nel prestigio e nella bellezza della confezione. Le parole di Un Amore sono ricercate, i penseri profondi, gli sfondi incantevoli, l’amore dei protagonisti fuori del comune. Ci si emoziona, ma a una certa distanza dalla storia e dai personaggi.

Un Amore: valutazione e conclusione

Un Amore si tradisce un po’ quando decide di puntare troppo sulla bellezza (dei volti, degli ambienti) esteriore mentre, di bellezza, ce ne sarebbe a sufficienza nel cuore e nell’animo dei personaggi. Storia d’amore in bilico tra due tempi diversi, oggi e ieri, con le parole dei protagonisti che fanno da punteggiatura alla storia e chiariscono, svelano, illuminano, contraddicono. Sono il porto franco di Anna e Alessandro, le parentesi di sincerità necessarie per dire ad alta voce le cose che nella vita di tutti i giorni bisogna nascondere. La serie è ambiziosa nei temi, audace nella struttura, forse troppo innamorata di questa ambizione e di questa audacia. Non cerca sottigliezze, ogni personaggio sembra il simbolo di qualcosa e le parole, le lettere, senza volerlo spiegano troppo. La serie cerca di tirare fuori il romanzesco dentro l’amore, ma non prova a bilanciarne gli eccessi con un po’ di crudo realismo. Lo squilibrio non giova.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.6

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