This Is Going to Hurt: recensione della serie TV Disney+

Tratta dal memoir omonimo di Adam Kay, This is Going to Hurt rifugge da ogni fronzolo da medical drama eroico e mainstream per (ri)affermare qual è la realtà, nuda e cruda, di un pronto soccorso pubblico di Londra. E la realtà fa spesso male. Con Ben Whishaw, dal 26 ottobre su Diseny+.

Ciò che This is Going to Hurt fa al medical drama con i suoi sette episodi non è una vero e proprio rovesciamento del genere, né tanto meno un’innovazione tale da allontanarsi così tanto dalle dinamiche medico-paziente che l’hanno reso uno dei format più apprezzati e replicati in tv. Ma è anzi la risolutezza con la quale sceglie di svestire quello stesso tipo di racconto così codificato, per tornare ad una sorta di primigenia realista a renderlo unico e (finalmente) per nulla artificioso, restituendo a chi guarda il caos e le difficoltà delle corsie ospedaliere all’interno di una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale britannico.

This Is Going to Hurt: non il solito medical drama

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Tratta dal memoir best-seller di Adam Kay pubblicato nel 2017, la serie della BBC ora disponibile anche in Italia su Disney+ a partire dal 26 ottobre, ripercorre l’esperienza da ginecologo e ostetrico alle prime armi che l’autore stesso ha vissuto dal 2004 al 2010 in un A&E (Pronto Soccorso) di Londra prima di dedicarsi completamente alla scrittura, in particolare riportando a galla il trauma e le conseguenze di un distacco della placenta non diagnosticato su una giovane donna alla 25esima settimana, la quale proprio per quella svista ha rischiato di morire.

Ma il dottor Kay, qui interpretato dal bravissimo Ben Whishaw, affiancato dalla tirocinante Shruti (Ambika Mod) alle prese con i suoi primi interventi, non è affatto un cattivo medico. É solo un giovane uomo schiacciato da turni massacranti e scarsissime risorse e remunerazione, una vita sentimentale nascosta ai colleghi e dettata dallo squillo del cercapersone, braccato da una voglia di mollare tutto arrestata a tratti da quelle impagabili gratificazioni umane quali sono le nascite dei bambini venuti al mondo grazie a lui.

Un giorno di ordinaria ginecologia

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Tornando indietro nel 2006 e gettandoci nella frenesia di un reparto costantemente affollato e in continua emergenza, This is Going to Hurt si concentra in modo particolare sulle mansioni di responsabilità alle quali è chiamato Adam, e le sue decisioni ‒ spesso rischiosissime ‒ da prendere senza alcuna esitazione, non mancando di un crudo oggettivismo nel mostrare sangue, cordoni ombelicali, liquidi corporei, urla di donne in travaglio, tagli cesarei e parti naturali.

La mission vera dell’opera seriale diretta da Lucy Forbes e Tom Kingsley è quella dunque di rifuggire e smantellare le romanticherie e gli affari amorosi fra camici bianchi come troppo spesso ha fatto Grey’s Anatomy, o di sostituire i grandi drammi eroici a favore di pubblico mainstream come New Amsterdam o Doc nelle tue mani, per (ri)portare al midollo la routine in affanno del Triage, attraverso gli occhi assonnati e il corpo logorato dalla fatica di un quasi primario, ancora sotto il controllo/potere dei capi reparto, imparando a convivere con gli errori, la frustrazione, l’intuito e le capacità dettate dalla sua stessa preparazione.

Sfuggendo a ogni pruderie nel non occultare gli aspetti più spiacevoli, prettamente chirurgici e spassionatamente veritieri della ginecologia/ostetricia e delle sue variazioni, This is Going to Hurt è una sorta di feroce diario privato su come sta (o meglio stava) la sanità pubblica di una fetta d’Europa, alternando nell’arco di una manciata di secondi sequenze ad alto impatto emozionale, drammatico e ironico allo stesso tempo. Come infondo si dimostra essere la vita stessa al momento della nostra venuta al mondo.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8