The Walking Dead – stagione 10, parte due: recensione finale

La decima stagione di The Walking Dead è volta al termine, concentrandosi sui singoli personaggi e lasciando in stand-by il running plot.

Giunge a conclusione la decima stagione di The Walking Dead, e così i sei episodi aggiuntivi che sono andati a chiudere la storia fermata dell’emergenza Covid. Nella loro totalità le puntate non vanno ad aggiungere molto, anzi si lasciano andare a digressioni sui singoli personaggi, ai loro rapporti e passato. Emblematico, in tal senso, l’ultimo episodio, quello più atteso dai fan: Questo è Negan. Qui gli sceneggiatori ci portano indietro nel tempo, a una serie di flashback sull’ex comandante dei Salvatori.

The Walking Dead è in via di indirizzo, alla sua inesorabile conclusione dopo undici anni. L’ultima stagione non si farà attendere, e uscirà quest’estate, esattamente il 22 agosto, in concomitanza con la trasmissione statunitense. Tra alti e bassi, la serie zombie tratta dai fumetti di Robert Kirkman ha perdurato, si è evoluta, ha cambiato pelle: si è adatta, superando i suoi problemi. Dall’arrivo di Rick Grimes ad Atlanta a oggi la storia è cambiata, si sono aggiunti nuovi personaggi e nuove sfide da affrontare. Eppure, The Walking Dead è rimasta fedele a sé stessa, nel raccontare l’essere umano prima del morto vagante. Perché è questa la storia della serie, non l’apocalisse in sé stessa, ma l’umanità, con i suoi piccoli e grandi problemi, al di là del contesto in cui si trova. Siamo formiche su una scacchiera, mosse dalle nostre pulsioni e desideri. The Walking Dead è un laboratorio sociale, e i personaggi cavie poste a situazioni limite; un grande What-if.

The Walking Dead, il racconto di Daryl e il suo rapporto con Carol

The Walking Dead - Cinematographe.it

Daryl e Carol sono stati i protagonisti di questa seconda parte. Del primo, gli sceneggiatori, ci hanno concesso uno scorcio del tempo passato alla ricerca del corpo di Rick. Il suo vagare lo ha portato a conoscere Leah (Lynn Collins), una donna che come lui ha perso tutto. I due si girano in torno per lungo tempo, fino ad imparare a conoscersi e così lasciarsi andare ad una relazione in solitudine tra i boschi. Ma le esigenze di Daryl lo hanno portato via da quel nido sicuro, dalla certezza di un amore ad aspettarlo dietro la porta. Il lupo solitario ha bisogno ora del branco, a quegli affetti lasciati ad Alexandria. Non sappiamo se incontreremo di nuovo il personaggio di Leah, ma The Walking Dead ci ha abituati a grandi ritorni, anche dei meno sospettabili.

Carol da parte sua rimane bloccata, il personaggio non va avanti né indietro; è sospesa in un limbo di incertezze e dolori. Il confronto con Daryl è duro, ma sincero e profondo. Ogni tanto il modo più diretto ed efficace è anche quello meno garbato, e Daryl colpisce nel segno la donna. La loro profonda amicizia sembra subire una leggera frenata, ma sappiamo che la forza di entrambi li porterà di nuovo sugli stessi binari. L’episodio che li vede protagonisti, Trovami, è ben costruito, per quanto i flashback si sovrappongano in modo discontinuo. L’outfit di Daryl, in alcune parti è un’arma a doppio taglio, che non riesce a farci capire in quale linea temporale ci troviamo. Insomma, la puntata richiede una notevole attenzione, e un solo sguardo altrove comporta tornare indietro per comprendere cosa sia accaduto.

Una seconda parte volta al passato dei personaggi, e alle brusche conseguenze sul presente

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Sullo stesso piano si muove l’episodio Ancora uno, con protagonisti Aaron e Padre Gabriel. Qui la scrittura porta in contrapposizione i due leader di Alexandria: da una parte il gentile e premuroso Aaron, dall’altra l’afflitto e violento prete. Due percorsi simili, eppure diversi. I due uomini intendono il mondo in maniera differente, e l’intervento di Mays (Robert Patrick) ha messo in luce questo aspetto. È un classico episodio alla The Walking Dead, con la ricerca di sostentamento, non morti e uomini violenti. Preso singolarmente sarebbe molto interessante, ma nell’ottica di una continuity spezza il ritmo, come gli episodi a seguire. Lo stesso vale per I miei amici, dove scopriamo qualcosa di più sul passato di Principessa. Anche qui gli sceneggiatori decidono di fermarsi, di non andare avanti con la storyline di gruppo, ma di concentrarsi sul singolo. L’idea sarebbe stata anche interessante, se fosse stata inserita comunque nella storia orizzontale, senza fermarsi, ma allo stesso tempo raccontare il singolo. Il Commonwealth dovrà attendere, e chi si aspettava si vedere l’ultima frontiera della storia di Kirkman sarà rimasto molto deluso.

L’episodio, invece, che coinvolge Negan è forse il più strutturato e intenso. Si fa seguire senza noia, e Jeffrey Dean Morgan calza nuovamente a pennello gli abiti di un personaggio sempre più stratificato e carismatico. Non solo leader di un gruppo violento, ma uomo e compagno. Ambiguo, iroso e prolisso. Il Negan di Morgan spezza il classico stereotipo del cattivo, si discosta dalla sua controparte fumettistica per trovare più spessore. L’ultimo episodio della decima stagione di The Walking Dead ce ne dà un piccolo scorcio, ma noi vorremmo vedere tutto. L’attore conquista l’occhio, la voce la nostra attenzione totale. Lucille ha finalmente un volto che non sia quello della mazza da baseball, quello di Hilarie Burton. L’attrice è bravissima nel carpire il dolore della donna, la sua resilienza e l’amore che prova per Negan, un compagno in redenzione. I flashback non ci raccontano appieno la trasformazione di Negan, eppure qualcosa ci fa intendere che nell’undicesima e ultima stagione di The Walking Dead qualcos’altro verrà rivelato. In chiusura, questa seconda parte presenta spunti notevoli di riflessione, una piccola bolla di sapone pronta a esplodere per il gran finale.

The Walking Dead va in onda su Fox, e l’ultimo episodio è stato trasmesso il 5 aprile.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

3.5