The Umbrella Academy – stagione 3: recensione della serie TV Netflix

Ben lontana dalla spettacolarità della seconda stagione, i nuovi episodi di The Umbrella Academy mostrano ancora una volta il tocco del suo ideatore

Sono passati due anni dalla seconda stagione di The Umbrella Academy, ma per lo strampalato e mal assortito gruppo di “supereroi” è trascorso poco più di un battito di ciglia. La serie riprende esattamente da dove l’avevamo lasciato, con gli Hargreeves di nuovo a casa pronti ad affrontare una nuova minaccia. Ancora una volta la fine del mondo è dietro l’angolo e personaggi borderline dalla dubbia moralità fanno capolino sullo schermo. Dobbiamo essere sinceri, la terza stagione e molta lontana dalla qualità che ha contraddistinto la precedente, soprattutto sul piano narrativo. La sensazione è quella di trovarsi difronte a due prodotti distinti, eppure simili. La scrittura abbandona alcuni punti di forza per tentarne di nuovi con scarso successo. Ciò non toglie comunque alla creatura di Steve Blackman tutto il suo fascino, ma i passi indietro sono stati molti.

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Nel particolare ci riferiamo alla caratterizzazione dei personaggi e alla loro evoluzione, come singoli e come gruppo. In gran parte è propria questa la nota dolente della stagione, il suo negare i passi avanti compiuti dagli Hargreeves. La seconda stagione li vedeva finalmente uniti come famiglia, più consapevoli dei propri poteri e del legame che li unisce. Tutto ciò viene quasi eclissato, seppur in maniera lieve. Ognuno è ancora pronto a tradire l’altro, ad agire in solitaria e a nascondere inquietanti segreti. Di certo non siamo ai livelli della prima stagione, ma ci saremmo aspettati qualcosa di diverso. Riscontriamo le stesse formule ripetute ancora una volta, un po’ come un canovaccio ormai vecchio. Non si avverte quella folle originalità che ha contraddistinto precedentemente The Umbrella Academy. Detto ciò, la stagione ha comunque degli spunti interessanti, specialmente nel finale.

The Umbrella Academy, da Hotel Oblivion alla terza stagione

The Umbrella Academy 3 - Cinematographe.it

La terza stagione di The Umbrella Academy si appoggia alla sua controparte cartacea, al terzo volume intitolato Hotel Oblivion. Il fumetto ideato da Gerard Way e Gabriel Bá nel 2017 si è contraddistinto per la sua originalità, fattore mantenuto anche dall’adattamento. Con le dovute modifiche – perché ciò che funziona su un medium non è detto che possa funzionare per un altro – la serie ha saputo inserirsi di petto tra le migliori di casa Netflix. Protagonisti sui generis, musiche ed effetti visivi hanno reso la mano di Steve Blackman un marchio di fabbrica. Il 22 giugno la serie torna su Netflix con dieci nuovi episodi, dove vedremo la controparte degli Umbrella, la Sparrow Aacademy. Questi non sono altro che una nuova formazione creata da Reginald dopo gli eventi della seconda stagione. Le azioni dei protagonisti hanno stravolto la linea temporale, ancora una volta, e ora dovranno pagarne il prezzo.

Ritornano vecchie conoscenze, come l’eccentrico e austero Reginald Hargreeves, Pogo, Grace, la Commissione e Lila Pitts. Tolta quest’ultima, ormai parte integrante del gruppo, il resto dei personaggi lo vedremo in una nuova veste. Viaggi nel tempo, superpoteri, alieni ed entità mistiche, The Umbrella Academy è tutto questo e molto altro. Il fulcro del racconto rimane una famiglia disfunzionale, spezzata da un’infanzia difficile e un padre tossico. Ognuno dei membri deve fare i conti con i demoni del passato, e quelli creati nel corso delle stagioni. Giocare con il tempo e lo spazio ha delle conseguenze, e personaggi quali Allison e Victor sono quelli che hanno pagato il prezzo più alto. La Sparrow Academy e la variante di Reginald saranno solo la punta dell’iceberg in questa stagione, che sonda nuove possibilità narrative.

The Umbrella Academy 3 - Cinematographe.it

Viene dato molto spazio all’evoluzione di Vanya in Victor, e non poteva essere altrimenti per dare coerenza al personaggio dopo la transizione di Eliot Page. La sceneggiatura non lascia niente al caso, alla mera sospensione d’incredulità. Getta pian piano le basi della transizione, alternando momenti comici ad altri più seri. Da questo punto di vista The Umbrella Academy dimostra ancora una volta la propria maturità nell’affrontare determinati temi sociali. Purtroppo non tutto segue tale logica, e la narrazione si perde a più riprese in digressioni e spiegoni che allungano a dir poco il brodo. Ciò che avvertiamo è una certa dilatazione degli eventi, alternata ad un abbondante dose di ripetitività. Soltanto gli episodi finali sembrano spezzare il loop, per quanto attraverso scelte non altezza della serie.

L’evoluzione dei personaggi e lo spazio d’azione

Numero 5 -Cinematographe.it

L’Hotel Obsidian sarà sia la temporanea casa degli Umbrella, quanto fulcro del racconto. Un non luogo, uno spazio d’intersezione tra spazio e tempo in cui vengono accettati ospiti di ogni sorta: da cacciatori con tanto di baffoni a rockstar anni ’80. L’Hotel è una sorta di manifestazione fisica delle stranezze dei protagonisti, li asseconda e li castiga come un genitore. Ed è qui che avvengono la maggior parte degli avvenimenti, causando un effetto quasi claustrofobico. Da un certo punto di vista la scelta è più che azzeccata, in quanto i personaggi si sentono schiacciati dalla nuova linea temporale. Dall’altro la fluidità del racconto sembra risentirne non poco. La terza stagione di The Umbrella Academy è l’esatto opposto della precedente, in cui si alternavano varie location e situazioni. Qui le varie storyline si incrociano una con l’altra, condividendo il più delle volte lo stesso spazio d’azione.

Siamo difronte ad un Cluedo, con tanto di maggiordomo e magione misteriosa. Noi siamo i giocatori passivi di un gioco complesso e arzigogolato. Al di là di ciò, ogni membro della Umbrella trova il proprio spazio all’interno della storia, dalle già citate Allison e Victor fino a Klaus e Numero 5. Al più anziano del gruppo si riserva qualche evoluzione, ma di per sé la caratterizzazione non porta a niente di nuovo. Anche Klaus ritorna sugli stessi passi, agli stessi problemi di un tempo, seppur con qualche nuovo risvolto. Diego e Luther sono invece pronti per nuovi e mastodontici passi avanti, e sarà interessante vederli in una nuova veste. Piccola nota di demerito per il Numero 1 del gruppo, in quanto di stagione in stagione sembra diventare sempre di più un sempliciotto.

La terza di The Umbrella Academy tra pro e contro

The Umbrella Academy 3 - Cinematographe.it

Ciò che non manca mai all’interno della serie è una soundtrack sempre sul pezzo e le caratteristiche scene musicali, che qui incrociano la strada con il musical. Altra nota di demerito va agli Sparrow, semplici macchiette, pedoni pronti ad essere sacrificati. Anche il nuovo Ben non sembra convincerci, e ci fa rimpiangere la sua versione fantasma alternativa. A nostro avviso la seconda stagione rimane un piccolo capolavoro, carica com’era di adrenalina, comicità e dramma. La terza cerca di ricalcarne le orme, ma finisci per percorrere un’altra strada, ed è un vero peccato perché le aspettative questa volta erano molto alte. Forse è proprio per questo che la delusione è maggiore, perché ci saremmo aspettati davvero di più da parte di Steve Blackman.

Una cosa è certa, The Umbrella Academy rimane comunque un ottimo prodotto, con plot twist divertenti e personaggi capaci di catturare il nostro cuore. La serie è la risposta di Netflix allo standard supereroistico della Marvel. Steve Blackman ci propone un’altra faccia degli eroi, un po’ come la Doom Patrol di casa DC. Allo stesso modo la serie non sembra reggere il paragona con il The Boys di casa Prime, per quanto si parli di storie diametralmente opposte; la serie di Eric Kripke è un’esplicita e violenta critica sociale. Tirando le somme, la terza stagione di The Umbrella Academy viaggia nel mezzo, non raggiunge le vette della seconda ma riesce comunque a coinvolgerci in alcune scene in cui riusciamo a riconoscere il marchio di fabbrica dei suoi ideatori. Se dovessero confermare la quarta stagione, ci aspettiamo qualcosa di totalmente nuovo, fresco e pazzo come solo Blackman può fare.

Regia - 4
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 4
Recitazione - 3
Sonoro - 4
Emozione - 3

3.4

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