The Twisted Tale of Amanda Knox: recensione della mini-serie true crime su Disney+
Una miniserie curata, ma senza anima. The twisted tale of Amanda Knox è su Disney+ dal 20 agosto 2025.
Ci sono storie che diventano leggenda molto prima di trasformarsi in racconto, e quella di Amanda Knox è una di queste. Chiunque abbia vissuto la seconda metà degli anni Duemila ricorda l’eco assordante del caso di Perugia: titoli scandalistici, prime pagine ossessive, fotografie rubate e ricostruzioni televisive. Amanda Knox fu trasformata in un mostro da tabloid, dipinta come femme fatale senza scrupoli, mentre la morte di Meredith Kercher si caricava di significati distorti e voyeuristici. Oggi Disney+ prova a riportare quella vicenda in una miniserie, The Twisted Tale of Amanda Knox, firmata da K.J. Steinberg, già creatrice di This Is Us. L’obiettivo è ambizioso: liberare questa storia dal rumore mediatico e restituirla come dramma umano.
Cronaca puntuale, emozione trattenuta

La serie sceglie una narrazione ordinata e cronologica. Si parte dall’arrivo di Amanda a Perugia, dalle prime giornate spensierate con il fidanzato Raffaele Sollecito, fino alla scoperta del corpo della coinquilina Meredith. Seguono gli interrogatori, le prime accuse, la prigione, i processi, le assoluzioni. Tutto è ricostruito con scrupolo, con attenzione ai dettagli del sistema giudiziario italiano e ai pregiudizi che hanno segnato la vicenda. Tuttavia, questa fedeltà alla cronaca finisce per essere anche il limite maggiore della serie. The Twisted Tale of Amanda Knox sembra spesso una docu-fiction elegante: precisa, corretta, ma incapace di trasformare i fatti in racconto, di renderli esperienza emotiva.
Il famigerato bacio tra Amanda e Raffaele, usato all’epoca come simbolo della sua presunta freddezza, è l’esempio perfetto di questa ambiguità. La scena viene riproposta quasi come un replay, ma senza offrirci un vero sguardo sull’interiorità di Amanda. È una sequenza che avrebbe potuto ribaltare anni di fraintendimenti e invece resta sospesa, priva di nuova prospettiva.
Le performance e la scrittura del personaggio

Grace Van Patten affronta il ruolo complesso di Amanda con sensibilità e misura. La sua interpretazione è credibile, ma il personaggio che incarna resta sempre “definito in negativo”: non è la femme fatale descritta dai media, non è la ragazza di ghiaccio dei tabloid. Eppure non diventa mai nemmeno una figura pienamente tridimensionale. Al contrario, Giuseppe De Domenico, nei panni di Raffaele Sollecito, riesce a lasciare un segno profondo. Il suo Raffaele è dolce, vulnerabile, sincero: il ritratto più umano e riconoscibile della serie. Sharon Horgan, che interpreta la madre di Amanda, Edda Mellas, trasmette energia ma è penalizzata da un accento poco convincente, mentre Alfredo Pea, nel ruolo del sacerdote di carcere, porta calore e tenerezza, offrendo uno dei rari momenti di vera empatia.
Il difetto di uno sguardo “difensivo”
Il limite più evidente di The Twisted Tale of Amanda Knox è la sua impostazione. La serie mostra con chiarezza l’ingiustizia subita da Amanda, l’assenza di prove solide, il peso del pregiudizio mediatico e culturale. Ma raramente riesce ad andare oltre, a trasformare la difesa in racconto personale. Amanda rimane vittima o imputata, ma non persona. Ci viene ripetuto che non era un mostro, che non era la ragazza manipolatrice dei titoli di giornale. Ma allora chi era? La serie, pur avendone tutte le possibilità, non trova una risposta.
The Twisted Tale of Amanda Knox ha un finale che sorprende
È solo nell’ultimo episodio che The Twisted Tale of Amanda Knox cambia passo. Scritto dalla stessa Amanda Knox, il finale restituisce complessità e umanità a tutti i personaggi, persino al discusso procuratore Giuliano Mignini, interpretato da Francesco Acquaroli. Non più solo antagonista, ma uomo con fragilità e ombre personali. Per la prima volta la narrazione si apre a una riflessione più ampia: la realtà non è mai semplice, e ridurre chiunque a mostro o vittima significa tradirne la verità. In quel momento, la serie mostra cosa avrebbe potuto essere: non una cronaca, ma un viaggio nelle zone d’ombra della percezione pubblica.
The twisted tale of Amanda Knox: valutazione e conclusione
The Twisted Tale of Amanda Knox è una miniserie curata, importante per riportare l’attenzione su un caso di grave ingiustizia giudiziaria. Ma manca l’anima, manca la capacità di restituire Amanda Knox come persona oltre le etichette. Resta il valore civile, resta la precisione, resta un finale che emoziona. Ma la sensazione complessiva è quella di un’occasione solo in parte colta. Perché Amanda Knox, ancora una volta, rimane imprendibile, sospesa tra cronaca e mito, quando ciò che davvero ci serviva era un racconto che la rendesse finalmente umana.