The Stolen Girl: recensione della serie TV, su Disney+
Una miniserie thriller che fa del ritmo e della tensione la sua vera forza
Più ci si addentra nella visione, più ci si rende conto che The Stolen Girl è un titolo che calza a pennello. La storia, scritta da Catherine Moulton e diretta da Eva Husson, vortica attorno all’esperienza drammatica di una donna. A partire dal rapimento di Lucia, che funge da incipit della serie, fino agli intrighi di Elisa che escono alla luce di e alla vita di Rebecca.
La serie, disponibile su Disney Plus, in sole cinque puntate riesce a tratteggiare un quadro netto di una famiglia in declino, gli intrecci vorticosi che si celano dietro una facciata perfetta e la consapevolezza che sono gli innocenti a pagarne il prezzo. The Stolen Girl non è perfetta, ma di certo è un ottimo thriller grazie anche ad uno stile, sia di scrittura che registico, che tiene col fiato sospeso.
La trama di The Stolen Girl

Ad essere protagoniste sono tre donne. O meglio, tre donne e una bambina. Elisa (Denise Gough), hostess di jet privati, rispecchia il perfetto quadro di una famiglia tradizionale dei giorni nostri. Una casa bellissima, un matrimonio solido, Elisa e Fred (Jim Sturgess) svolgono professioni di rilievo che li porta a non essere molto presenti tra le mura domestiche. Indaffarata e con mille pensieri per la testa, Elisa cede sotto le pressanti richieste di sua figlia Lucia per andare a casa della sua nuova compagna di classe Josie. Sembra andare tutto bene: Rebecca (Holliday Grainger), la madre di Josie, è una donna elegante e sorridente che si dimostra fin da subito disponibile ad ospitare Lucia a casa. La richiesta di restare un paio d’ore a casa di Josie diventa un invito per un pigiama party, ma quando il giorno dopo Elisa e Fred la vanno a riprendere, la casa è vuota e di Lucia e Rebecca non ci sono tracce.
Una facciata perfetta quanto fragile

È così che inizia l’incubo per Elisa e Fred, un evento che distrugge pian piano le loro vite e che porta alla luce segreti e misteri tenuti accuratamente sepolti sotto la facciata della famiglia felice. Nulla di nuovo, insomma, ma sono le dinamiche che mette in scena The Stolen Girl a dare una ventata d’aria fresca a tutta la serie. Fin da subito, i ruoli maschili risiedono in un piano secondario e perdono qualsiasi alone di autorevolezza. Fred, presentato come un avvocato importante che tratta casi difficili, è completamente inadatto a gestire gli avvenimenti che stravolgono il suo matrimonio e non riesce a non cedere sotto i segreti che avrebbe preferito non rivelare mai. Così come non riesce nemmeno a gestire sua madre, che si presenta a casa loro senza invito e con aria giudicante.
Ad osservare dall’esterno la faccenda, la giornalista Selma (Ambika Mod) è il tassello mancante che tiene tutto unito. Anche lei, come Elisa, deve confrontarsi con il suo capo la cui autorevolezza si scioglie come neve al sole.
Nel descrivere donne forti, emancipate e che riescono a tenere le redini della loro vita anche mentre tutto cade a pezzi, la scrittura delle volte si perde e strizza l’occhio ad una narrazione stereotipata. Lo fa specialmente con Selma, immigrata di seconda generazione e queer, ricalcando più di uno stereotipo in più di un’occasione.
The Stolen Girl: valutazione e conclusione

The Stolen Girl è intrigante, una serie thriller che grazie alla breve durata e ad un buon ritmo impedisce allo spettatore di annoiarsi. I colpi di scena, i diversi punti di vista e i flashback donano alla narrazione un ottimo ritmo, supportato anche da una regia non perfetta, ma che dona un senso di urgenza e nevrosi ad ogni puntata.
Come dicevamo, l’incipit non è originale e la scrittura ha i suoi scivoloni, ma The Stolen Girl si porta a casa quel che promette: l’essere una miniserie thriller intrigante e che non passa inosservata.