The Mandalorian – Stagione 2: recensione finale della serie TV Disney+

Il futuro di Baby Yoda (alias Grogu) è sempre più in pericolo: riuscirà il Mandaloriano Din Djarin a portare in salvo il piccolo, sfuggendo alle insidie del redivivo Impero Galattico?

La seconda stagione di The Mandalorian ha pienamente confermato quanto già sospettavamo da tempo: c’è vita – e che vita! – oltre la “classica” saga cinematografica di Star Wars, coi suoi alti e i suoi bassi. Nella galassia lontana lontana creata da George Lucas nel 1977 possono trovare spazio anche approfondimenti, spin-off e backstory di varia natura, utili sia a spiegare alcune situazioni lasciate in sospeso che a recuperare a posteriori un po’ di quella magia andata perduta con la assai criticata nuova trilogia disneyana, culminata con lo stroncatissimo L’ascesa di Skywalker.
Il compito principale di The Mandalorian, quindi, è anzitutto quello di esplicitare cosa mai sia accaduto dopo la caduta dell’Impero e prima della sua resurrezione, come in una sorta di ipotetico Episodio 6 ½ utile essenzialmente al fandom della prima ora. In verità, nelle mani dello showrunner Jon Favreau, la serie è diventata molto di più, come ha ampiamente dimostrato questo secondo ciclo di 8 capitoli. The Mandalorian è diventata la storia di Din Djarin e di Baby Yoda (alias Grogu), di Cara Dune e Moff Gideon; tutti personaggi tridimensionali ed entrati ormai a pieno titolo nella mitologia stellare.

The Mandalorian 2: alla ricerca delle origini perdute

The Mandalorian 2 - Cinematographe.itAl termine della season one abbiamo compreso che l’obiettivo principale del Mandaloriano, nel suo lungo peregrinare, riguardava in primis il bisogno di trovare un luogo di appartenenza per se stesso e per il suo “socio” Grogu, dotato di straordinari poteri ma assolutamente in balìa degli eventi. La salvaguardia del piccolo, quindi, si è fatta via via sempre più speculare alla salvezza del medesimo Mando. Per questo la connessione tra i due è diventata forte e indissolubile, al punto da rendere Baby Yoda troppo esposto all’emotività e dunque vulnerabile, come sottolineerà la ritrovata Ahsoka Tano nello splendido episodio La Jedi.

Se quel capitolo – un miracolo compositivo di western e samurai fantasy che ricorda Star Wars nella sua forma più pura, elegantemente intimo e al contempo epico – resta l’apice della serie (probabilmente assieme a Il vendicatore), lo scarto con la prima stagione si avverte nell’ambizione generale del prodotto: nonostante permanga qua e là la stessa struttura di base (con Mando che deve scortare una persona o mettere al sicuro qualcosa, attraverso un’avventura più piccola inquadrata all’interno della grande epopea), The Mandalorian si regge in piedi da solo, non è più un trascurabile progetto derivativo dipendente dalla mitologia del passato.

Il passato non è più una terra straniera

The Mandalorian 2 - Cinematographe.itA ben guardare, è proprio su questo concetto che verte l’inarrestabile evoluzione della serie: The Mandalorian gestisce la nostalgia con tocco delicato, confortando senza stridere o senza risultare ornamentale, riuscendo laddove la nuova trilogia ha fallito. Le emozioni vanno evocate, non scagliate alla rinfusa nella coscienza. Esemplificativo, da questo punto di vista, è il confronto tra il superfluo ingresso in scena di Lando Calrissian in L’ascesa di Skywalker e quello di Boba Fett nella serie. Con ciò che è stato ci si può e ci si deve confrontare, ma per farlo ci vuole polso e conoscenza della materia di partenza.

Favreau e gli sceneggiatori (su tutti, Dave Filoni) non temono di abbracciare la spiritualità della saga, generalmente all’opposto evitata per eliminare alla radice complicazioni teoriche sfuggite a tratti persino allo stesso George Lucas (la mai risolta questione dei midichlorian, ad esempio). The Mandalorian, in modo assieme virtuosistico ed estremamente lineare, cattura le origini spaziali occidentali di Guerre stellari intrecciandole con la filosofia orientale a cui Lucas si è ispirato, restituendo allo spettatore quel gusto avventuroso e fantascientifico d’antan che sembrava ormai del tutto perduto. Un rivoluzionario sapore antico che, ci auguriamo, resti immutato nei capitoli a venire.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.8