The Cuphead Show – stagione 3: recensione della folle serie TV Netflix

Cuphead e Mugman sono ancora alle prese con Satanasso, in un continuo tributo alle Silly Simphonies.

The Cuphead Show è una serie televisiva ispirata al videogioco omonimo, prodotta da Netflix in collaborazione con Studio MDHR e King Features. La terza stagione è disponibile su Netflix dal 17 novembre 2022.

Chi ricorda i Looney Tunes e le Silly Simphonies è cresciuto con il mito di quelle produzioni leggendarie quanto inconsapevoli di dover diventare dei veri e propri piccoli gioielli, prodotti di culto per generazioni di spettatori quanto sopraffine produzioni tout court.

Una follia che viene da lontano

Le prime erano i debutti di Topolino, Paperino e compagnia disneyana cantante, autentici capolavori che infrangevano il tempo creando uno stile; quando poi, successivamente, paperi e topi passarono a disegni più morbidi e armoniosi, ci pensarono i Looney Tunes ad affacciarsi nel mondo dell’animazione con la loro simpatia selvaggia.

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Anche Chad e Jared Moldenhauer, probabilmente cresciuti a videocassette di cartoni animati e console 16 bit, li hanno amati e tenuti ben presenti in mente quando decisero di creare un videogioco “fatto in casa”, con il team denominato Studio MDHR. È Cuphead, un game leggendario che oggi ha ispirato una serie folle e senza regole, anarchica e adorabile, che prende le mosse da quelle Silly Simphonies e vola lontano, catturando in pieno la verve creativa degli anni 30.

The Cuphead Show, sotto le sembianze di veloci mini episodi in prima istanza diretti ai bambini, riprende le suggestioni di un immaginario coloratissimo che sa(peva) essere anche oscuro e per questo ancor più seducente; storie minimali ed elementari che nascondono sotto i razzi e le esplosioni allusioni neanche tanto velate al gioco d’azzardo, all’alcol, al tabacco, al Demonio in persona (è Satanasso il villain della serie, proprio lui dall’inferno).

E una trama che se ne frega delle convenzioni: il primo episodio della terza stagione, pur pienamente consapevole di rivolgersi principalmente ad un pubblico di minori, inizia esattamente dove si era interrotta l’ultimo della seconda con Mugman rapito da Satanasso, senza uno straccio di riassunto, entrando direttamente in medias res.

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Cuphead prosegue così, fin dai 22 minuti del primo episodio (il doppio rispetto al minutaggio consueto, per poter dare un finale adeguato alla trama di apertura), ancora più folle e lucido nella sua ferma volontà di strappare risate facendo uno slalom forsennato tra colori, richiami cinefili ed estetici, gag assurde e situazioni grottesche. Un delirio che vira in positivo, come unica regola: divertirsi.

La caratteristica principale di The Cuphead Show è proprio quella di essere consapevole della sua perfezione stilistica, e quindi di essere appagante per chi la guarda: cosa che trasforma la serie in un cult per appassionati con la sua reverenza agli Anni Trenta che non è mai leziosità ma omaggio sentito e perfettamente incastrato in un immaginario senza nessuna sbavatura.

Con la speranza che magari nella futura quarta stagione, se ci sarà (Netflix ne aveva ordinate tre, il futuro è da decidere), si cerchi di stratificare la trama e renderla più consistente, così da restituire un prodotto realmente perfetto. La storia dell’ultimo episodio: dopo alcuni mesi dall’ultima avventura, Satanasso è furioso perché Chalice non si arrende. Finchè non dichiara di “accettare la morte sapendo di essere la migliore ballerina del mondo”, proponendo una gara di ballo. Che però si risolve con una Morra Cinese, nella quale Cuphead vince salvando Chalice. I tre eroi tornano allora in pace… almeno fino ad un mese dopo, quando Cuphead viene attratto dall’appena inaugurato casinò di Satanasso!

Regia - 4
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.3

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