Succession – stagione 4: recensione dei primi episodi

Dal 3 aprile 2023 Succession torna con l'ultima stagione che promette di essere la più audace in una lotta all'ultimo sangue per l'eredità.

C’è un piacere quasi disturbante che nasce dall’essere spettatori di una famiglia costantemente sull’orlo del precipizio emotivo, quattro fratelli in continua battaglia tra di loro che rincorrono senza successo l’approvazione del tanto amato quanto odiato padre. O almeno è quello che accade guardando Succession.
Durante le scorse stagioni, il focus della serie è sempre stato esclusivamente la lotta per il trono e, sebbene ci siano stati innumerevoli colpi di scena, alleanze e tradimenti che hanno mantenuto l’interesse per la famiglia Roy e i loro collaboratori, la storia non si è mai spostata da lì. La serie di Jesse Armstrong torna con la quarta e ultima stagione dal 3 aprile 2023 su Sky e NOW con la promessa di concludere una delle storie più intriganti e avvincenti dell’ultimo decennio.

L’ultima stagione di Succession sancisce un ritorno alle origini

Succession - stagione 4: recensione dei primi episodi Cinematographe.it

Dopo che la terza stagione si è concentrata sulla mossa ardita da parte di Logan di vendere alla Gojo, Succession torna alle origini con i pupilli Roy che tentano in tutti i modi di prendere il comando dell’azienda di famiglia.
In fin dei conti, la serie ha sempre parlato di come il denaro e il potere che ne deriva permettere alle persone di fare quel che vogliono e, nel corso delle tre precedenti stagioni, la famiglia Roy ha fatto di tutto: ci sono stati omicidi, tentati suicidi, tradimenti, colpi bassi, molestie e discriminazioni ai danni di lavoratori visti alla stregua di schiavi il cui silenzio è fin troppo facile da comprare.
Eppure è impossibile non affezionarsi a loro anche se sono persone dall’animo corrotto.
È difficile non tifare per la sottovalutata Shivi, per il sottomesso Roman, per il favorito quanto tormentato Kendall e, al tempo stesso, spalleggiare Logan quando qualcuno tenta di prendere il comando della sua azienda, il lavoro di una vita fondato su dinamiche di potere, ricatti, minacce e un ambiente tossico che frutta troppi soldi per riuscire a voltare pagina.

Il ritratto borghese di una famiglia disfunzionale

Succession - stagione 4: recensione dei primi episodi Cinematographe.it

Succession parla di famiglia, ma non nel modo in cui ci si aspetta.
Niente amore paterno e nessuna indulgenza, Jesse Armstrong scava nel profondo delle dinamiche familiari portando sul piccolo schermo non soltanto l’esempio perfetto di famiglia disfunzionale creata su un impero finanziario, ma il prodotto stesso di un determinato stile di vita.
La lunga partita a scacchi per decidere chi rileverà l’azienda di famiglia continua, ma in questi primi episodi dell’ultima stagione c’è un ritorno alle dinamiche iniziali care alla serie. Il punto focale rimane l’eredità familiare non solamente da un punto di vista puramente economico, ma anche di valori.
I successori della famiglia Roy e Logan stesso sono così perché sono cresciuti in un ambiente dove ha sempre dominato la paura e in cui le uniche interazioni sono basate sullo studiare l’altro e cercare di farlo a pezzi prima di essere divorati.

I primi episodi di Succession sono un punto di svolta verso un atteso finale

Succession - stagione 4: recensione dei primi episodi Cinematographe.it

Come accennavamo, Succession si basa su un incipit che viene riproposto molteplici volte eppure il risultato è sempre raffinato e audace.
Merito della regia dinamica grazie al saggio utilizzo della camera a mano che avvicina lo spettatore alla vicenda e, al tempo stesso, richiama alla mente lo stile usato principalmente dalle black comedy, dalle musiche di Nicholas Britell e dalla recitazione superba di tutti gli attori coinvolti che regalano delle prove attoriali sempre all’altezza della sceneggiatura. Ma è di quest’ultima il merito della riuscita di Succession.
Ritorna la scrittura brillante di Armstrong che gioca con i personaggi che si lanciano costantemente frecciatine, battute volgari ma mai fuori luogo, in dialoghi pregni di odio malcelato in cui la discussione, poco importa la situazione o il contesto, continua a tornare su quell’ossessione che li accomuna, quell’unico punto di incontro tra protagonisti totalmente diversi tra di loro se non l’essere persone terribili che compiono gesti orribili protetti dalla ricchezza.

I primi episodi di quest’ultima stagione sono un omaggio alla dinamica narrativa splendidamente ben eseguita fin dal pilot, ma la serie fa anche un passo in avanti. C’è un momento catartico in questa quarta stagione in cui tutte le maschere cadono e spogliati di qualsiasi ambizione i Roy si mostrano per quello che sono davvero.
Tutto si riallinea ben presto in scene grottesche che sfiorano il tragicomico, ma per una manciata di minuti si sono mostrati vulnerabili e hanno condiviso un momento di reale intimità non contaminata dall’aspirazione più gretta. Un espediente che si discosta da qualsiasi regola cinematografica e che sarebbe risultata anticlimatica in mano a chiunque, ma Succession la plasma in un nuovo punto d’inizio a solamente pochi episodi dal gran finale.

Succession 4: conclusione e valutazione

Succession ha camminato più volte sul filo del rasoio, ma dal suo debutto ha ricevuto solamente meritati elogi e queste puntate non fanno eccezione. Lo stile registico dominato da movimenti di macchina e camera a mano sfruttate soprattutto nelle black comedy permettono allo spettatore di sentirsi parte integrante della scena, con campi e controcampi mai scontati che accompagnano la conversazione come se stessimo assistendo a un’intricata partita di poker.
Nulla è fuori posto. Dalla regia alle musiche, dalle interpretazioni magistrali di ogni singolo personaggio alla scrittura brillante fondata su battute pronte e dialoghi veloci che finiscono sempre per tornare a discutere della loro ossessione per il denaro.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.9

Tags: HBO